I mercati si confermano volatili in attesa delle prossime riunioni delle banche centrali e proseguono la settimana a singhiozzo. I listini europei chiudono oggi una seduta debole, pur recuperando qualcosa dopo l’avvio timidamente positivo di Wall Street nella mattina americana. A indurre qualche flebile speranza su una Fed più cauta sono state le richieste settimanali Usa alla disoccupazione, superiori alle attese.
Europa debole
Piazza Affari è tra le peggiori del giorno e perde lo 0,72% arretrando a 27.710 punti base, in una specie di tira e molla che le impedisce di conquistare quota 28mila. Le blue chip sono quasi tutte in rosso a partire da quelle del risparmio gestito.
Nella zona euro il clima è leggermente più tiepido a Madrid -0,48%, Parigi -0,12%, Amsterdam e Francoforte (entrambe piatte).
Fuori dal blocco sono in rosso Londra -0,62% e Zurigo -0,78%. Sulla piazza elvetica Credit Suisse cede l’1,87% per aver rinviato la pubblicazione dei risultati annuali in seguito a un intervento della Securities and exchange commission (Sec) statunitense, che ha sollevato dubbi sui precedenti bilanci.
Salgono le richieste dei disoccupati Usa
Il clima finanziario resta in balia delle banche centrali, che a loro volta si muoveranno a marzo anche sulla base dei dati macroeconomici in uscita in questi giorni. In particolare la Fed, che potrebbe alzare i tassi maggiormente e più velocemente di quanto previsto poche settimane fa, terrà conto del rapporto sul lavoro che verrà reso noto domani e dell’andamento dei prezzi al consumo atteso martedì prossimo.
A dare un po’ di spinta alla propensione al rischio oggi ha contribuito quindi l’aumento superiore alle previsioni delle richieste settimanali alla disoccupazione, salite a 211mila (+21mila), livello più alto da Natale. Per il Beige Book della Fed, visto ieri però, il mercato del lavoro rimane “solido” a febbraio, ci sono “sporadiche segnalazioni di licenziamenti” e “la ricerca di lavoratori con le competenze o l’esperienza richieste continua a risultare impegnativa”. Questo fa pensare che Jerome Powell sarà coerente con quanto detto nei giorni scorsi a Washington, ma non si può mai dire.
In ogni caso i titoli di Stato Usa stanno beneficiando del dato sulle richieste per la disoccupazione e mostrano prezzi in rialzo e rendimenti in calo (+3,96% il decennale), anche se il tasso del titolo a 2 anni resta oltre il 5% e in questo periodo l’inversione della curva dei rendimenti è superiore ai 100 punti base, evento che non si verificava dal 1981.
L’indice del dollaro è in calo frazionale, mentre l’euro tenta un modesto recupero che non gli consente di riportare il cambio oltre 1,06.
Centra un rimbalzino il petrolio, in rialzo frazionale.
In Piazza Affari svetta Prysmian
In un contesto di debolezza si è mossa controcorrente Prysmian, che chiude con un guadagno del 3,14% dopo aver presentato risultati 2023 migliori delle attese.
Si apprezza anche Stm, +1,13%, in scia alla buona performance dei tecnologici Usa (Nasdaq +0,31%).
Nexi guadagna l’1,38% e ha reso nota una nuova partnership con Carrefour Italia.
Resta ben comprata Amplifon +1,41% e si conferma in rialzo Inwit +0,3%. Non trovano il segno più le utility, anche se Enel limita i danni a -0,02% dopo l’addio alla Romania. Scende invece Italgas, -2,09%, che pure ha chiuso il 2022 con ricavi in crescita del 12,1%, utile netto in rialzo del 7,6% a 395,7 milioni ed ebitda adjusted a 1,082 miliardi (+7,3%)
Le vendite sono state massicce su Buzzi Unicem, -4,53%, che è arrivata a perdere fino al 6% prima di essere sospesa in volatilità. Probabilmente a scatenare la tempesta è stata l’Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione (Napc) che ieri ha fatto sapere di avere inserito il produttore di cemento nella lista degli sponsor internazionali della guerra a causa delle attività con la Russia: ”pur avendo dichiarato di rifiutare qualsiasi partecipazione operativa nei business russi – scrive Napc – Buzzi Russia continua a espandere le proprie attività nella Federazione Russa”.
Chiudono una seduta da dimenticare i titoli dei risparmio gestito, alle prese in questi giorni con i loro conti e con i dati sulla raccolta: Finecobank -4,67%, Banca Generali -4,13%, Azimut -3,23%.
Il bilancio di seduta si conferma pesante per Saipem -3,02% e in generale per i titoli del settore petrolifero (Saras -7,22%).
Arretra Diasorin -2,87%, a seguito del taglio di rating e di target price da parte degli analisti di Exane.
Il rosso colpisce le banche, Banco Bpm -1,92%.
Telecom è in leggero ribasso (-0,44%), nel giorno in cui l’azionista Vivendi ha presentato il suo bilancio 2022, su cui pesa la perdita da deconsolidamento delle azioni TIM. Scarso l’entusiasmo per le offerte di Kkr e di Cdp-Macquarie per la rete: “Le offerte presentate oggi, per quanto mi risulta, sono molto al di sotto del valore reale e del vero valore di Telecom Italia” ha detto l’amministratore delegato di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ai giornalisti.
Spread in calo
Si conferma ben intonata la carta italiana. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata arretra a 168 punti base (-1,16%) con tassi rispettivamente a +4,3% e +2,62%.
Il Btp Italia collocato in questi giorni ha raggiunto infine un controvalore vicino ai dieci miliardi, tra risparmiatori e istituzionali. Il Mef ha comunicato questa mattina che il rendimento minimo garantito del titolo è confermato al 2%.