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Borsa chiusura 7 giugno: il Day After della Bce è in altalena, ieri su e oggi giù. Anche Milano in ribasso

Listini europei in calo dopo il mini-taglio dei tassi della Bce. Volatile Wall Street in attesa delle mosse della Fed dopo la crescita oltre le attese dei posti di lavoro. A Piazza Affari bene Leonardo, male le utilities

Borsa chiusura 7 giugno: il Day After della Bce è in altalena, ieri su e oggi giù. Anche Milano in ribasso

Sale il dollaro e si appannano i listini azionari oggi, dopo il rapporto in chiaroscuro sull’occupazione negli Stati Uniti. I posti di lavoro (non agricoli) creati a maggio sono oltre le attese, ma la disoccupazione è andata al 4% (dal 3,9%), un quadro che lascia gli investitori nell’incertezza sulle future mosse della Federal Reserve. 

Il tema banche centrali resta dominante sui mercati e così le piazze europee chiudono deboli, all’indomani del taglio dei tassi di 25 base da parte della Bce, che ha però rivisto al rialzo le stime d’inflazione. Oggi inoltre alcune dichiarazioni di banchieri del consiglio direttivo sono apparse piuttosto severe sulle mosse future. Per tutti il tedesco Joachim Nagel ha chiarito: “non usiamo il pilota automatico sui tagli dei tassi”.

Dall’altra parte dell’Atlantico Wall Street è mista a fine mattinata.

Europa debole; piatta Amsterdam, con Asml che supera Lvmh per capitalizzazione

Piazza Affari cede lo 0,5% e arretra a 34.660 punti base, appesantita dalla utility e in sintonia con Francoforte -0,5%, Parigi -0,48%, Madrid -0,38%, Londra -0,51%. È piatta Amsterdam (+0,04%), dove Asml (+0,31%) ha superato Lvmh (+0,09%) per capitalizzazione, diventando la seconda società continentale dietro a Novo Nordisk (+1,1% a Copenaghen), che si è progressivamente rimpolpata in questi mesi grazie ai suoi farmaci contro il diabete diventati rimedi anti-obesità. Il settore tecnologico ha chiuso la settimana in gran rialzo in Europa (+6%).

Nella pagina macroeconomica di oggi si legge la conferma della stima di Eurostat sull’andamento del PIL nel primo trimestre 2024, salito dello 0,3% sia nella zona euro sia nella Ue rispetto al trimestre precedente. La crescita italiana è allineata alla media.

Wall Street senza bussola dopo dati sul lavoro

Wall Street è apparsa volatile nella mattina americana. Dopo un avvio negativo è passata in verde, con lo S&P 500 che ha aggiornato il suo record, mentre al momento gli indici principali appaiono misti (DJ +0,2%, S&P 500 +0,06%, Nasdaq -0,09%).

Gli investitori stanno valutando l’atteso rapporto sul lavoro. Chi sperava che i dati di maggio confermassero l’indebolimento della congiuntura statunitense è rimasto deluso. Il mese scorso la prima economia del mondo ha creato 272.000 posti  (escluso il settore agricolo) rispetto ad aprile, ben oltre i 185-190 mila attesi. La disoccupazione – calcolata su diversa base statistica – è salita dal 3,9% al 4%, contro previsioni per una conferma del 3,9%. I salari orari medi sono aumentati di 14 centesimi, +0,4%, a 34,91 dollari; rispetto a un anno prima, +4,08%.

Alla luce di questi numeri le possibilità di un primo taglio del costo del denaro a settembre sono calate dal 55,4% di ieri al 50%, secondo il FedWatch Tool del Cme Group.

Il dollaro si è rafforzato contro le principali valute, anche se chiuderà la settimana in ribasso. Al momento l’indice del biglietto verde sale dello 0,75%. 

L’euro arretra, atterrando in area 1,08.

Scendono i prezzi e salgono i rendimenti dei T-Bond, in particolare il Treasury decennale vede un tasso in crescita al 4,419.

Tra le materie prime cola a picco l’oro: lo spot gold cede quasi il 3%, per un prezzo attorno a 2.309 dollari l’oncia. I future del petrolio sono leggermente sotto la parità.

In Piazza Affari svetta Leonardo

Tra i venti di guerra che si rafforzano in Europa e le voci di shopping da parte dell’azienda, vanno bene le azioni di Leonardo +1,81%, che sono le migliori del giorno sul Ftse Mib. Da ieri sono tornati infatti rumors su un interesse dell’azienda della difesa per l’acquisto di Defence Vehicles di Iveco, titolo oggi oggetto di prese di profitto per una chiusura in calo dell’1,5%. Il gruppo guidato da Roberto Cingolani è stato spinto inoltre da ipotesi di nuove commesse per gli Eurofighter.

Una generale debolezza ha investito le utility a partire da Hera -2,31%, seguita da A2a -2,25%, Snam -1,86%.

Tra le blue chip negative è Unipol, -2,14%, prossima al delisting di Unipolsai, dopo aver superato la soglia critica del 95% del capitale della compagnia assicurativa nel contesto della procedura di ‘sell out’ in corso e che terminerà il 21 giugno.

Bene Interpump +0,88%, Amplifon +0,92%, Recordati +0,93%.

Le banche hanno faticato a trovare una direzione. Chiude in crescita Bper +0,53%, mentre sono di segno opposto le big, Unicredit +0,19% e Intesa -0,39%.

Fuori dal paniere principale Dovalue sale del 2,73%, che ha annunciato annunciato un accordo vincolante per l’acquisizione dell’intero capitale di Gardant con un’operazione in cash e azioni.

Spread e tassi in crescita

La seduta si chiude in rosso sul secondario: lo spread tra Btp decennale e Bund di poi durata sale a 132 punti base. I tassi arrotondano al rialzo: il titolo italiano si porta al 3,92% e quello tedesco al 2,6%.

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