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Borsa chiusura 6 novembre: l’effetto Trump manda in orbita Wall Street, il dollaro, il Bitcoin e le banche. In difficoltà l’Europa

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La valanga Trump si è abbattuta sui mercati con effetti opposti sull’azionario europeo e statunitense: i listini continentali chiudono in ribasso una seduta molto volatile e partita sotto buoni auspici, ma che ben presto ha cambiato passo; Wall Street vola e brucia nuovi massimi, galvanizzata da una vittoria schiacciante alle elezioni presidenziali del candidato repubblicano che promette stabilità e manica larga.

Vola il dollaro e crollano i T-Bond.

Piazza Affari perde l’1,54% e buca al ribasso la soglia dei 34mila punti base a causa delle vendite sulle banche e sulle utility.

Madrid è la peggiore con una perdita del 2,93%, penalizzata dai forti cali delle banche.

Francoforte cede l’1,09%, Parigi lo 0,51%, Amsterdam lo 0,83%. Appare indifferente Londra, -0,09%, alla vigilia della riunione della BoE che dovrebbe tagliare i tassi di 25 punti base.

In tema di banche centrali domani i riflettori saranno accesi anche sulla Federal Reserve, che dovrebbe a sua volta procedere con una sforbiciata dello 0,25% del costo del denaro. Nei giorni scorsi il mercato scommetteva che la Fed procederà con una identica mossa anche a dicembre. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha fatto scendere le probabilità dall’80% al 68,7% (secondo il FedWatch Tool del Cme Group) poiché la sua politica di tagli fiscali e dazi secondo gli esperti potrebbe far risalire l’inflazione.

Wall Street in rally, banche euforiche

Wall Street è partita in quarta e sta proseguendo euforica la sua corsa di giornata. L’indice della paura VIX sulla volatilità azionaria è crollato al minimo da oltre un mese, tornando al di sotto delle medie storiche. Corrono DJ, S&P 500, Nasdaq e l’indice delle piccole e medie imprese, Russel guadagna il 4,56%. “Il mercato ritiene che la presidenza di Trump scatenerà gli ‘spiriti animali’ e darà una spinta alla crescita nel breve termine grazie ad alcuni sgravi sulle imposte societarie e alla deregolamentazione”, afferma Frédérique Carrier, responsabile della strategia di investimento di RBC Wealth Management nelle isole britanniche e in Asia.

Tra l’altro il partito repubblicano ha la maggioranza al Senato ed è in vantaggio anche alla Camera e questa omogeneità può facilitare il presidente le sue politiche. 

Tra i settori che “vincono le elezioni” c’è il bancario, con gli istituti e i loro titoli che festeggiano la prospettiva di regolamentazioni meno ferree, tagli alle tasse, aumento dell’inflazione e tassi d’interesse probabilmente più alti. Goldman Sachs guadagna quasi il 13% e JP Morgan è vicino a +10% sul Dow Jones (+3,05%) che si muove oltre i 43.509 punti base.

Corrono i titoli delle major petrolifere e naturalmente esulta Tesla, in crescita del 13% dopo il forte ruolo giocato dal patron Elon Musk nella campagna elettorale a favore di Trump.

Le azioni di Trump Media & Technology si apprezzano del 5,57%, ma sono molti giorni che corrono scommettendo sull’esito elettorale.

Il valore del titolo è più che triplicato rispetto ai minimi storici toccati a fine settembre e la quota di Trump vale circa 4,8 miliardi di dollari.

Dollaro superstar

L’esito delle elezioni presidenziali mette le ali al dollaro, che è in forte rialzo contro le principali valute. L’euro perde quasi il 2%, per un cambio in area 1,072. La sterlina cede l’1,25%. Il biglietto verde viaggia forte anche contro lo yen, riportando il cross oltre quota 154.

A beneficiare del nuovo corso alla Casa Bianca, aperto alle valute digitali, è il bitcoin, che ha toccato un nuovo record oltre 75mila dollari. Al momento il vantaggio della principale criptovaluta è del 7%, 74.240 dollari.

Tra le materie prime l’oro soffre il rafforzarsi della valuta statunitense e la ritrovata stabilità politica negli Usa, mostrando un ribasso intorno al 2,5% sia per il contratto dicembre, sia per lo spot. Quest’ultimo mostra un prezzo di 2.673,52 dollari l’oncia.

Il petrolio si muove in cerca di una direzione precisa e tratta al momento in timido rialzo. Il Greggio texano sale dello 0,43% a 72,30 dollari al barile; il Brent si apprezza dello 0,17% a 75,66 dollari. Il 47esimo presidente Usa ha promesso di aumentare l’estrazione di petrolio nel territorio americano, ponendo dei punti interrogativi ai corsi dell’oro nero, ma sostenendo i titoli del settore mentre, anche negli Stati Uniti, soffrono i titoli delle aziende di energia rinnovabile.

Vanno a picco invece i T-Bond, che vedono nelle promesse elettorali di Trump un rischio per il debito pubblico. Gli investitori credono che i tagli alle tasse e altri piani di spesa faranno aumentare il deficit fiscale e che un’eventuale guerra commerciale contro Cina e Unione europea possa far crescere l’inflazione. I prezzi dei Treasury sono in ribasso e i tassi in netto rialzo: il decennale è prossimo al 4,5%.

Piazza Affari, rialzi e ribassi dopo trimestrali e Trump

Piazza Affari si è barcamenata tra i risultati trimestrali e quelli elettorali negli Stati Uniti e mostra una notevole divaricazione tra le blue chip.

La big cap migliore è Tenaris, +6,76%, esposta agli Usa e ottimista pensando a possibili benefici provenienti dalle politiche di Trump e dalla ripresa delle esplorazioni petrolifere.

Sul podio del Ftse Mib sale anche Diasorin, +5,57%, dopo la trimestrale oltre le attese mostrata ieri e nella prospettiva di sviluppi positivi nel comparto negli Stati Uniti.

Leonardo +3,48%, si butta alle spalle i timori per un’eventuale pace in Ucraina e punta piuttosto sulla pretesa di Trump di incremento delle spese nella difesa fino al 2% del pil di ogni paese per mantenere il sostegno degli alleati Nato. Inoltre, il governo italiano è in trattative con Enel (-2,61%), Ansaldo Nucleare e Leonardo come potenziali partner di una società a partecipazione statale che costruirà reattori nucleari avanzati nel paese.

Lo spettro dei dazi americani non spaventa Stellantis +1,75% o Cucinelli, +1,11% anche se auto e lusso avranno di che preoccuparsi, benché questa prospettiva sia già stata pagata ultimamente dai titoli di questi settori.

Le azioni più penalizzate sono quelle bancarie, a partire da Unicredit -5,31%, nonostante i conti, seguita da Mps -3,28%, Banco Bpm -3,04%, Intesa -3,12%.

Male Inwit, -5,25%, all’indomani della trimestrale che la società di infrastrutture per le tlc ha chiuso con ricavi per 260,3 milioni, in calo dello 0,7% (consensus a 262,1 mln, un ebitda di 237,2 mln (-1,5%, consensus a 240,9 mln) e un debito netto di 4,581 mln (consensus a 4,595 mln).

L’effetto di nuovi, potenziali dazi si fa sentire su Campari -4,78%.

Tra le utility, soffrono soprattutto quelle che hanno puntato sulle rinnovabili: Erg -3,95%.

Spread in deciso ampliamento

La giornata è stata nettamente sfavorevole alla carta italiana. Il Btp decennale vede un rendimento in rialzo al 3,73% e lo spread con il Bund di pari durata si impenna a 133 punti base.

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