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Borsa chiusura 5 febbraio: Unicredit vola sulla scia dei conti da record e trascina tutto il settore bancario e il Ftse Mib

Imagoeconomica

Il rally delle banche (al traino di Unicredit, +8,1%) e il ritorno di una fase espansiva nel settore servizi in Italia, consentono a Piazza Affari di chiudere la prima seduta della settimana in rialzo dello 0,77%, a 30.952 punti base, dopo aver agguantato anche i 31mila punti nel corso della giornata.

Milano ha ballato però quasi da sola oggi, infatti gli altri listini europei chiudono deboli e Wall Street si muove in rosso a New York: Francoforte arretra dello 0,1%; Madrid perde l’1,18%, mentre la Spagna rischia un nuovo terremoto politico; Parigi, -0,03%, e Londra, -0,06%, sono piatte; Amsterdam sale dello 0,21%.

Powell allontana le speranze di un rapido allentamento monetario; salgono dollaro e tassi

A pesare sull’umore degli investitori sono i dati macroeconomici statunitensi e in particolare quelli sul lavoro visti la settimana scorsa, superiori alle attese di mercato. Un quadro che ha consentito al presidente Jerome Powell di ribadire, in un’intervista, che la banca centrale intende muoversi con cautela sui tagli allontanando di fatto le scommesse su una sforbiciata non solo dalla riunione di marzo, ma persino da quella di maggio.

La prospettiva di tassi alti ancora per diversi mesi si fa sentire sul dollaro, che continua a rafforzarsi contro le principali valute. L’euro tratta in calo dello 0,5% a 1,072. Inoltre, vengono venduti i titoli di Stato a stelle e strisce, che vedono prezzi in calo e rendimenti in rialzo. Il Treasury decennale mostra un rendimento del 4,171% in crescita del 3,46% dalla chiusura di venerdì.

Si allarma anche il petrolio: Brent -0,55%, 76,9 dollari al barile. 

Spread stabile, ma tassi in crescita

Anche in Europa i Bond sono stati messi sotto pressione dalle vendite, nel timore che la prudenza della Fed influenzi la Bce.

Il Btp decennale in chiusura è indicato al 3,89%, ma il Bund di pari durata ha fatto lo stesso salendo al 2,29%, per uno spread in equilibrio a 160 punti base.

Settore servizi in espansione in Italia; stenta l’Unione europea

La buona notizia del giorno per l’Italia è che il settore servizi in gennaio è tornato in espansione, dopo cinque mesi consecutivi di contrazione. Un andamento che aumenta le probabilità che l’economia del Belpaese si rafforzi nel primo trimestre.

L’indice PMI dei responsabili agli acquisti nei servizi è salito a 51,2 il mese scorso da 49,8 a dicembre, così anche l’indice composito in gennaio ha superato il confine di 50, che separa contrazione da espansione, portandosi a 50,7 da 48,6 di dicembre ed è la prima volta che la linea viene superata dal maggio scorso.

Nell’Unione Europea nel suo complesso invece l’indice servizi si è fermato al 48,4 da 48,8 precedente.

Gli Stati Uniti restano in espansione, anche se meno del previsto (52,5 punti a gennaio, da 51,4 e attese a 52,9).

Sulle due sponde dell’oceano ben si concilia con le osservazioni dell’Ocse, secondo cui l’economia globale è destinata a resistere quest’anno meglio di quanto previsto pochi mesi fa, poiché il miglioramento delle prospettive negli Stati Uniti compensa la debolezza della zona euro.

Piazza Affari brinda agli utili di Unicredit, ma soffre le vendite su Telecom

Piazza Affari oggi brinda agli utili di Unicredit, ma soffre il ribasso di Telecom, -4,26%, titolo più scambiato del giorno e nel mirino delle vendite. Tra l’altro l’azienda non sarà più lo sponsor che mette il suo nome nella serie A, ruolo che rivestiva dalla stagione ’98-99. Secondo fonti Radiocor infatti i club della massima serie nel corso dell’assemblea hanno approvato oggi la proposta di sponsorizzazione del colosso Eni (-1,45%), che ha superato Tim. Nasce così ufficialmente ‘Serie A Enilive’.

L’eroe del giorno è, come detto, il titolo Unicredit, che ha presentato risultati trimestrali oltre le attese e annunciato una politica sui dividendi gradita al mercato. La banca, infatti, ha introdotto un acconto sul dividendo di tre miliardi circa, portando la distribuzione ai soci nell’anno solare 2024 a circa 10 miliardi, con un payout del 100% dell’utile netto 2023. A partire dal 2024 il payout sarà del 90% minimo dell’utile netto, con dividendo cash al 40% e il resto buyback. In giornata la capitalizzazione è salita fino a 50,2 miliardi, ma non ha strappato lo scettro di banca regina a Intesa (che capitalizza quasi 53 miliardi) che anche oggi si apprezza del 2,34%. Salgono inoltre Mps +3,81%, Bper +2,45% e, nel risparmio gestito, Finecobank (+0,97%) e Banca Mediolanum (+1,15%).

Tra gli altri titoli risultano in progresso Stm +2,53% e Campari +1,68%, Leonardo +1,56%.

Tra i titoli più penalizzati dalle vendite ci sono i petroliferi: Tenaris -3,26%, Saipem -1,98%, Eni.

Le prese di profitto pesano su Iveco -2,98%, in un settore penalizzato a livello europeo Stellantis chiude una seduta volatile e perde lo 0,82%, nel giorno in cui il presidente John Elkann ha messo a tacere le voci su “ogni progetto di fusione” e ha ribadito l’impegno al tavolo automotive del Mimit. Intanto l’azienda ha annunciato uno stop a Mirafiori e sette settimane di cassa integrazione sulle linee Maserati e Fiat 500 elettrica.

Piazza Affari inaugura dunque in rialzo una nuova ottava, quando la Consob, nel suo bollettino statistico, ha confermato che la borsa meneghina si è riportata a pre Lehman nel 2023, cioè ai massimi da 15 anni, grazie a una crescita della capitalizzazione del 20,5% rispetto al 2022.

Il valore complessivo di mercato delle azioni in Piazza Affari è salito a fine 2023 a 574 miliardi di euro (dai 476 di fine 2022). Al 31 dicembre 2023 il rapporto capitalizzazione/Pil (secondo i dati preliminari Istat) è cresciuto al 28% dal 24% di un anno prima.

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