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Borsa chiusura 5 agosto: mercati in tilt, l’Europa chiude pesante dopo tonfo al via di Wall Street. Milano in rosso

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Non si ferma l’emorragia sui mercati, dopo le perdite della scorsa ottava, alimentate dai timori sullo stato di salute dell’economia Usa, dal crollo delle mega tech, dopo alcune trimestrali deludenti, dalla crisi mediorientale.

I listini europei chiudono oggi in profondo rosso, pur recuperando dai minimi toccati quando Wall Street si è presentata con un’apertura da brividi. Negli Usa, a quanto pare, in queste ore non si parla d’altro che della caduta dei listini, a New York e di quella di Simone Biles alla trave, alle Olimpiadi di Parigi, dove l’italiana Alice D’Amato ha vinto l’oro.

L’antipasto dei mercati è arrivato dall’Asia, con un tracollo del Nikkei del 13,47%.

Un’altra giornata nera in Europa; Milano in ribasso, ma vola Datalogic

L’Europa archivia così un’altra seduta da dimenticare.

Piazza Affari cede il 2,26% e torna a 31.293 punti base. A Milano per trovare una buona performance bisogna uscire dal paniere principale. In particolare, Datalogic segna un progresso dell’11,07%, dopo i risultati semestrali che stanno convincendo gli esperti e il mercato. Per Equita “il secondo trimestre è stato migliore delle attese su tutta la linea” l’outlook è confermato con un secondo semestre in miglioramento.

Nel resto del continente Francoforte perde l’1,73%, Londra -2,04%, Parigi  -1,61%, Amsterdam -2,34%, Madrid -2,34%. 

Wall Street: Nasdaq a picco, indice della paura alle stelle

Oltreoceano dopo una partenza a -6%, il Nasdaq cede ora il 3,64% (DJ -2,64%; S&P 500 -3,06%). L’indice della paura è al top dal lockdown del 2022.

Dopo la lunga stagione di guadagni si assiste così, in questo avvio di agosto, a una fuga dall’azionario anche di carattere psicologico, con gli investitori che scelgono rifugi come Bund, Treasury, yen, mentre rifuggono l’oro.

Nell’azionario americano Nvidia perde il 6,3%, mentre Apple lascia sul campo il 3,37%. Tra le ragioni di questi crolli c’è anche la delusione per alcune trimestrali nel club delle “magnifiche sette”, che da sole rappresentano il 25% del mercato Usa e fanno quindi spesso il bello e il cattivo tempo sui listini.

Intervento straordinario della Fed?

Ad alimentare i timori del mercato ha contribuito anche il rapporto sul lavoro negli Stati Uniti nel mese di luglio, visto venerdì, unitamente al rapporto ISM sulla manifattura, in forte contrazione. Questi dati hanno alimentato il timore che l’ennesimo rinvio della Fed per un primo allentamento della forte stretta monetaria possa arrivare troppo tardi e che l’economia americana possa scivolare in recessione. Tanto che sono salite anche le scommesse su un intervento di emergenza da parte della banca centrale americana e in mattinata i trader erano arrivati a prezzare al 60% la probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base entro pochi giorni, posizioni che nel corso di seduta si sono però ridimensionate al 30%.

L’ISM sui servizi uscito oggi e relativo al mese di luglio ha offerto d’altra parte il quadro di attività ancora in espansione, con un indice solo leggermente inferiore a quello di giugno, a 55, contro 55,3 del mese scorso e attese di 55,1 (oltre quota 50 il quadro è espansivo).

In questi giorni gli economisti di Goldman Sachs hanno aumentato al 25% dal 15% la probabilità che il prossimo anno ci sia una recessione negli Stati Uniti, sottolineando però che ci sono “diverse ragioni per non temere una crisi”.

In ogni caso il presidente della Fed di Chicago Austan Goolsbee in un’intervista a Cnbc ha detto che la banca centrale interverrà se la principale economia del mondo dovesse deteriorarsi.

Dollaro in ribasso

Sul mercato dei cambi il quadro macroeconomico pesa sul dollaro, che perde contro le principali valute: l’euro si avvicina a un cambio di 1,1 (1,097). Il biglietto verde perde oltre il 2% contro lo yen (cross 143,11), a seguito delle direzioni opposte in cui si orientano le due banche centrali: la BoJ, che ha mantenuto in controtendenza una politica ultra espansiva, la settimana scorsa ha leggermente alzato i tassi, mentre la Jerome Powell è atteso finalmente a un primo allentamento della stretta.

Tra le materie prime arretra il petrolio, che in giornata ha toccato i minimi da sei mesi. Al momento le perdite sono più contenute: il greggio texano intorno a 73 dollari al barile e il Brent a 76,50 dollari.

Piazza Affari, solo sfumature di rosso sul FTSE Mib

In Piazza Affari oggi non c’è neppure una blue chip in rialzo. Le sfumature di rosso sono più intense per la regina dei pagamenti digitali, Nexi -6,05% e per titoli dell’energia come Erg -4,77%, Saipem -4,41%, Hera -4,01%.

Il timore che il governo possa introdurre qualche forma di prelievo su istituti di credito, compagnie di assicurazione e altri settori, come energia e lusso, aggrava ulteriormente il malumore di questi settori.

Tra i titoli assicurativi arretra Unipol -3,22%.

È ancora lettera sulle banche: Mps -3,15%, domani presenterà i risultati e l’aggiornamento del piano industriale.

Telecom cede il 3,09% (0,2104 per azione), ma in seduta ha toccato nuovi minimi da metà dicembre 2022, rompendo anche il supporto psicologico di 20 centesimi.

Spread sale leggermente

In questo contesto di avversione al rischio mantiene abbastanza la rotta la carta italiana. Lo spread rispetto al decennale tedesco sale a 152 punti base, con il Bund che si ripropone come porto sicuro. A fine seduta i rendimenti dei due decennali sono indicati rispettivamente al 3,67% e 2,16%.

Sul fronte macroeconomico oggi è uscito oggi l’indice Hcob Pmi servizi in Italia, sceso a luglio al 51,7 da 53,7 di giugno. Le attese erano a 53. Finora il 2024 ha continuato a registrare una crescita mensile, ma l’ultimo rialzo è stato il più lento e modesto da 6 mesi.

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