La settimana finanziaria europea si va incupendo e nell’ultimo giorno di ottobre la chiusura è nuovamente in calo, con gli investitori ancora alle prese con la stagione delle trimestrali e un ampio quadro macroeconomico. A fiaccare l’ottimismo oggi ha contribuito la risalita dell’inflazione in Eurolandia (pur restando nel target Bce del 2%, dall’1,7% del mese prima) e soprattutto l’andamento negativo di Wall Street. In particolare il Nasdaq perde il 2,24% con le Magnifiche sette che rivelano preoccupanti rughe, dopo che ieri Meta (-3,36%) e Microsoft (-6,61%), presentando buone trimestrali, hanno lanciato l’allarme sui costi di sviluppo associati all’intelligenza artificiale. Stasera si attendono i numeri di Amazon (-3,14%) ed Apple (-1,33%).
Piazza Affari zavorrata dalle utility e dalla risalita dello spread
Piazza Affari perde lo 0,64% e, dopo aver conquistato i 35 mila punti lunedì scorso, oggi riavvolge ulteriormente il nastro fino a 34.237 punti base.
A pesare sul listino è soprattutto il comparto delle utility, in un contesto di rendimenti di titoli di Stato in risalita. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata si allarga a 127 punti base e il tasso del titolo italiano si ferma al 3,66% dopo aver superato il 3,7% in seduta. Un andamento negativo particolarmente pressante per la carta italiana, ma che caratterizza tutti i titoli della zona euro e ancor più i T-Bond americani (il decennale è al 4,313%, in crescita dell’1,08% rispetto alla chiusura precedente), mentre si avvicina sempre di più la resa dei conti elettorale tra Kamala Harris e Donald Trump.
Tornando all’azionario milanese: oggi respira una boccata d’ossigeno Stellantis, +2,93%, dopo la presentazione della trimestrale, con risultati in forte calo ma già previsti e per i quali il titolo ha già pagato pegno nelle scorse sedute. L’azienda ha visto i ricavi scendere del 27% a 33 miliardi di euro.
L’effetto conti non è altrettanto “benevolo” per Stm, -2,81% e Prysmian, -0,83%. Neppure Banca Intesa Sanpaolo (-0,91%) festeggia, nonostante abbia superato nettamente le attese per i primi nove mesi e abbia rivisto al rialzo le previsioni per l’anno prossimo. L’ad Carlo Messina punta ad arrivare a 9 miliardi di utile netto contro i 6,5 miliardi stimati due anni fa.
Tra i maggiori ribassi del giorno ci sono Erg, -3,19%, Campari -2,34%, Cucinelli -2,21%, Hera -2,11%, A2a -1,91%.
Gli scarni rialzi, insieme a Stellantis, toccano Nexi +1,72%, Tenaris +0,9%, Eni +0,14%, Saipem +0,78%, Interpump +0,34%, Banco Bpm +0,23%, Iveco +0,19%.
Europa in rosso; a NY crolla Estée Lauder
Nel resto d’Europa Parigi veste la maglia nera, -1,23%, appesantita da Total (-3,81%) e Bnp Paribas (-4,16%) dopo le trimestrali deludenti presentate dai due gruppi. Sul listino francese vola SocGen (+11,4%) che ha pubblicato conti in forte crescita e annunciato cambiamenti al top management. Il clima è ancora freddo a Francoforte -1,03%, Amsterdam -0,8%, Londra -0,7%, Madrid -0,38%.
A New York crolla il settore hi tech, ma anche altre trimestrali producono notevoli danni. Estée Lauder, -20,78%, si appresta a chiudere la sua seduta peggiore di sempre a causa del calo delle vendite in Cina e del taglio dei dividendi. L’azienda di cosmetici ha inoltre ritirato le previsioni annuali per il 2025.
Le perdite toccano il titolo della piattaforma di trading “Robinhood” (-13,8%) che ha deluso le aspettative con i conti trimestrali, mentre Uber (-8,9%) preoccupa con prenotazioni lorde, per il quarto trimestre, inferiori alle stime.
Euro-dollaro stabile, l’oro si allontana dai massimi; bene il petrolio
Sul mercato dei cambi l’euro-dollaro è poco mosso (1,085), mentre il biglietto verde perde nettamente terreno contro lo yen (152,36). A dare sprint alla moneta nipponica è un atteggiamento più severo del previsto da parte della banca centrale Giapponese. Nella riunione odierna infatti la BoJ ha mantenuto i tassi d’interesse estremamente bassi, ma ha detto che i rischi legati all’economia statunitense si stanno in qualche modo attenuando, segno che si stanno creando le condizioni per un nuovo aumento dei tassi d’interesse.
In chiave di politica monetaria oggi gli investitori hanno potuto valutare anche molti e importanti dati macro. L’inflazione europea, come detto, ha stupito per un rialzo inatteso, pur restando nel margine previsto dalla Bce. Anche in Italia, secondo le stime preliminari, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una variazione mensile nulla e un incremento dello 0,9% su base annua (da 0,7%). È rincarato soprattutto il carrello della spesa, con i prezzi di beni alimentari, per la cura della casa e della persona in accelerazione su base tendenziale da +1,0% a +2,2% e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto che passano da +0,5% a +1,0%.
Negli Stati Uniti, che restano osservati speciali in vista delle elezioni e della riunione della Fed di novembre, le pressioni dell’inflazione di fondo sono rimaste stabili a settembre (+0,2% su agosto, +2,1% il dato Pce su base annua). Il mese scorso i redditi personali sono aumentati dello 0,3%, in linea con le stime, mentre le spese per consumi sono salite dello 0,5%. Le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione sono state 12mila in meno e sotto il consensus. Ora c’è grande attesa per il rapporto sul lavoro in uscita domani.
Passando alle materie prime: l’oro scende dai massimi recentemente raggiunti e tratta al momento a 2741 dollari l’oncia; si apprezza il petrolio con il Wti vicino ai 70 dollari al barile e il Brent poco sotto 73 dollari.