I dazi Usa spaventano le borse europee, che chiudono una seduta in rosso, ma le briglie al commercio mondiale non divertono neppure Wall Street che appare volatile e contrasta nelle prime ore di scambi. La brillante trimestrale di Nvidia (-3,08%) vista ieri non serve, anzi il titolo appesantisce il settore. D’altra parte l’asticella sui conti del gigante dei chip per l’intelligenza artificiale è talmente alta che gli investitori non si accontentano di ricavi a 3,9 miliardi e di un outlook robusto, dopo che in 5 anni il titolo Nvidia ha guadagnato il 1800% e da un paio di anni il mercato si muove al ritmo delle scommesse sull’intelligenza artificiale. I dubbi non vengono fugati da crescite meno che stupefacenti, soprattutto dopo la comparsa di un modello di IA a basso costo come quello della cinese DeepSeek.
LEGGI ANCHE: La diretta di oggi 27 febbraio
Europa in rosso, tra dazi, trimestrali e negoziati. Milano fanalino di coda
In Europa Piazza Affari è la peggiore, cede l’1,53% e arretra a 38.622 punti base, zavorrata da Prysmian -12,18%, Ferrari -7,91%, Stellantis -5,21%. Il timore dei dazi impatta particolarmente sul Belpaese, tanto più che oggi l’Istat ha segnalato che il calo del fatturato dell’industria si è accentuato lo scorso anno a -4,3% contro -0,7% del 2023. I servizi sono andati meglio (+1,3% lo scorso anno), ma hanno rallentato.
Tornando all’azionario europeo: Francoforte -1,59%, Parigi-1,03%, Amsterdam -0,97%, Madrid -0,73%, Londra +0,28%. I dazi fanno paura un po’ a tutti e poi gli investitori hanno anche approfittato di una delle ultime sedute del mese per andare all’incasso, dopo che i listini continentali hanno molto guadagnato nelle scorse settimane. Al contrario Wall Street si avvia a chiudere un mese negativo, segnato da timori di rallentamento dell’economia a stelle e strisce, dalle politiche di Trump, dalla fiducia dei consumatori in calo.
Il tema del commercio globale resta per tutti centrale. A quel che si è capito il presidente degli Stati Uniti vede l’entrata in vigore dei dazi del 20-25% sulle importazioni da Messico e Canada a partire da martedì prossimo. Lo stesso giorno gli Usa imporranno un ulteriore 10% di tariffe sui prodotti cinesi. I dazi “reciproci” scatteranno il 2 di aprile, mentre per quanto riguarda l’Unione europea il tycoon ieri ha detto che l’annuncio arriverà molto presto e che i dazi saranno del 25% sulle auto e “su tutte le altre cose”. I rapporti tra Washington e Bruxelles si stanno inasprendo poi ulteriormente dopo che Trump ha affermato che l’Unione è stata costituita solo “per fregare gli Stati Uniti”. Intanto il presidente americano continua a condurre il suo negoziato personale con Mosca e Kiev (inframezzato da visite di vari leader, dopo Macron tocca oggi a Keir Starmer) su una guerra che infiamma il cuore dell’Europa.
Euro in calo
L’attacco sul commercio globale sferrato dalla Casa Bianca rilancia oggi il dollaro, che tratta in rialzo sulle principali valute, per un cambio dell’euro che scende a 1,0415.
Il mercato valutario non risente del rallentamento del pil Usa al 2,3% nel quarto trimestre 2024 dopo un’accelerazione del 3,1% nel periodo luglio-settembre. Il dato conferma d’altra parte la prima lettura ed è quindi in linea con le attese. Gli ordini di beni durevoli sono aumentati a gennaio del 3,1%, contro il 2% delle stime, mentre le nuove richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione sono aumentate di 22.000 a 242.000, contro attese a 225.000. Lo stato di salute dell’economia americana è meno brillante di quanto si pensava alcune settimane fa, tanto che il mercato ha ricominciato a prendere in considerazione l’ipotesi di due tagli dei tassi da parte della Fed nel corso dell’anno.
La risalita del dollaro frena l’appetito sull’oro, che vede oggi prezzi in discesa. Lo spot gold cede l’1,43% e tratta a 2874,44 dollari l’oncia.
Il petrolio invece si rafforza: il future aprile 2025 del greggio texano tratta poco sotto 70 dollari (+1,91%), mentre il contratto maggio 2025 del Brent è a 73,21 dollari (+1,58%).
Piazza Affari, brilla Pirelli dopo i conti
La giornata di Piazza Affari è stata condizionata anche da alcune trimestrali, che hanno impattato diversamente sui titoli. I conti migliori delle attese di mercato hanno favorito Pirelli, che chiude regina con un guadagno del 4,64%. La delusione sui risultati, unitamente ai timori sui dazi mandano ko invece Prysmian. Per Equita i risultati del quarto trimestre in realtà rispettano le attese e anche “la guidance sul 2025 a livello di adjusted Ebitda è in linea con la nostra stima e 1,5% sotto il consensus”.
Il pesante ribasso di Ferrari invece trova la sua origine, oltreché nelle minacce tariffarie d’oltreoceano, anche nel fatto che l’azionista Exor ha venduto il 4% del capitale a un prezzo di 450 euro per azione, a sconto del 7% rispetto alla chiusura di ieri. Il titolo però si è più che adeguato a quel livello fermandosi a 444,90 euro.
I deludenti conti di ieri, la continua perdita di quote di mercato e la prospettiva dei dazi fanno male a Stellantis.
Eni cede l’1,4%, dopo la presentazione di utili in calo e nonostante gli “eccellenti progressi strategici” messi in luce da Descalzi.
Non trova spunti di ottimismo Stm -4,01%, mentre le prese di profitto penalizzano Campari -1,89% dopo i guadagni di ieri.
Le buone notizie vengono da Pirelli, dall’instancabile Leonardo +3,97% che guarda al riarmo generale, da A2a +2,05% e da Saipem, +2,09% assai penalizzata nelle ultime sedute.
Fuori dal paniere principale i conti non arridono neppure ai titoli ex Mediaset: Mfe A -3,43%, Mfe B -2,78%.
Spread in rialzo
Torna ad allargarsi leggermente oggi lo spread tra Btp e Bund decennali, che sale a 107 punti base (da 105 di ieri), ma il rendimento del titolo italiano appare stabile al 3,48%.