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Borsa chiusura 23 aprile: Piazza Affari torna regina d’Europa sulla spinta delle banche. Spread e petrolio scendono

Imagoeconomica

Piazza Affari riconquista la leadership europea e chiude oggi con un progresso dell’1,9% a 34.363 punti base, dopo essere rimasta ieri un po’ indietro a causa dello stacco cedola da parte di ben otto blue chip. Brillano oggi sul listino principale banche, pharma, industria, in una corale gioia che comprende anche Telecom, +1,79% nel giorno in cui l’assemblea ha votato la lista presentata dal cda uscente e confermato l’amministratore delegato Pietro Labriola, fautore del piano di cessione della rete del gruppo a Kkr. A spianare la strada a questo risultato è stata la decisione di astenersi del principale azionista Vivendi.

Si consolida la propensione al rischio da Francoforte a New York

Il clima staziona sul bel tempo, per il secondo giorno consecutivo, anche sugli altri listini europei e in avvio a Wall Street, in scia a risultati trimestrali oltre le stime e in attesa (a New York) che anche le magnifiche sette rendano noti i lori conti nei prossimi giorni. Tra queste ci saranno Meta Platforms e Microsoft, ma la prima sarà Tesla questa sera. Il titolo al momento guadagna circa il 2%, ma ha perso oltre il 40% da inizio anno e quasi il 60% in un biennio, a causa di una guerra dei prezzi nel settore e di un calo della domanda di veicoli elettrici. Intanto viaggiano sostenute General Motors (+6,8%) e Spotify (+13%) su conti e previsioni oltre le stime.

In Europa sono forti Francoforte +1,61% e Madrid +1,7%, poco più caute Amsterdam +0,96% e Parigi +0,81%. In coda è Londra +0,22%, la quale in seduta ha aggiornato il suo massimizzo storico e ieri è stata la migliore su attese di una BoE più rapida del previsto a tagliare i tassi.

A dare brio ai listini i numeri del trimestre di importanti società come Novartis (+1,81%), che ha alzato le prospettive per l’intero anno.

Soffre la manifattura europea, ma il settore servizi si espande ancora in aprile; la debole domanda pesa sui Pmi Usa

Qualche spunto agli investitori è stato offerto oggi anche dai dati macroeconomici, visto che l’indice composito dell’Eurozona è salito ad aprile a 51,4 e anche la Germania, prima economia del blocco, è tornata a sorpresa oltre la soglia di 50 che separa contrazione ed espansione. A fare da traino è sempre l’industria dei servizi, mentre il manifatturiero nell’area della moneta unica va ancora giù a 45,6 da 46,1 di marzo. L’indice Pmi servizi sale invece a 52,9 da 51,5.

Negli Usa invece il quadro preliminare del mese in scorso è sotto le stime e ai minimi da quattro mesi: il manifatturiero scende a 49,9 punti, in zona contrazione (da 51,9 di marzo); il settore servizi arretra a 50,9 punti, da 51,7 del mese scorso e meno delle previsioni. A frenare l’industria statunitense sarebbe un andamento più debole della domanda.

Euro in recupero

I dati Pmi hanno offerto così sostegno all’euro, frenando contestualmente il dollaro, per un cambio in area 1,07.

Le indicazioni offerte non stanno alterando però le previsioni sui tempi di un primo taglio dei tassi da parte di Bce, mentre potrebbero restituire qualche speranza sull’azione delle Fed.

Per la Bce si resta concentrati su giugno. A rafforzare questa ipotesi contribuiscono le parole del vice-presidente della Bce, Luis de Guindos, che in un’intervista a Le Monde del 16 aprile, uscita solo oggi, sostiene che “se le cose procedono nella stessa direzione delle ultime settimane, allenteremo la nostra politica monetaria restrittiva a giugno”. Il falco della Bundesbank Joachim Nagel mette invece l’accento sulla prudenza, pur ammettendo che “se le previsioni favorevoli sull’inflazione di marzo saranno confermate nelle proiezioni di giugno e se i dati in arrivo andranno a sostegno di queste prospettive, potremo prendere in considerazione un taglio dei tassi”.

Negli Usa si aspetta un aggiornamento del Pil e dell’inflazione in settimana, anche se i mercati guardano ormai a un primo taglio dopo l’estate e propendono per soli 38 punti base, contro i 150 punti base ipotizzati a inizio anno.

Secondo il FT gli investitori valutano addirittura la possibilità di un altro aumento dei tassi. Lo scenario di base – sottolinea il giornale finanziario – continua a ridurre i costi di finanziamento, ma il mercato delle opzioni mostra una probabilità di aumento del 20%.

Intanto nell’arco di tre giorni il dipartimento del Tesoro a stelle e strisce chiederà al mercato 183 miliardi di dollari, spalmati su titoli a due anni (oggi in asta, per un controvalore di 69 miliardi), cinque anni (domani, per 70 miliardi) e sette anni (giovedì, 44 miliardi). E in questo momento i rendimenti a due anni si attestano appena al di sotto del 5%.

Piazza Affari chiude con quasi tutte le blue chip in verde

La seduta è stata particolarmente brillante per Piazza Affari, che vede tra i migliori titoli del Ftse Mib una lunga fila di titoli bancari: Banco Bpm +3,8%, Unicredit +3,52%, Bper +3,43%, Intesa +2,65%, Mps +2,73%.

Tra le utility sono in evidenza A2a +3,74% ed Hera +2,58%, mentre nell’industria torna a spingere sull’acceleratore Ferrari +3,14%.

Bene Nexi, +2,92%, con Equita che ha recentemente confermato il buy sul titolo in vista dei conti della società di pagamenti digitali.

Nella sanità si conferma in denaro Recordati +2,94%.

L’unica big in lieve calo è Tenaris -0,74%, in un settore petrolifero ben comprato, mentre i prezzi del greggio oggi risalgono (Brent +1%, 87,9 dollari).

Si allinea all’andamento del barile Eni, +1,17%, mentre Saipem si apprezza del 1,53%, al termine di una seduta volatile che l’aveva vista partire in ribasso, su numeri deludenti nel trimestre. Il titolo ha però ripreso vigore quando l’ad ha confermato l’impegno alla cedola nel 2025. Alessandro Puliti ha detto inoltre che la oil service è in trattative avanzate per due importanti progetti in Africa occidentale.

Fuori dal paniere principale continua a fare scintille Bioera, +25,25%, ancora spinta dalla notizia dell’accordo di investimento con Hara Immobiliare per il salvataggio della società nell’ambito della procedura di composizione negoziata della crisi.

Compie un balzo del 10,87% Ivs Group, avvicinandosi al prezzo di 7,15 euro per azione proposto nell’Opa che E-Coffee Solutions, società controllata dal gruppo Lavazza, lancerà sulla totalità delle azioni per il delisting.

Spread e tassi stabili

Si mantiene in equilibrio la carta italiana, nonostante il debito ciclopico, il più pesante nell’area euro. Sono stabili i rendimenti di Btp decennale (3,81%) e Bund di pari (2,48%), per uno spread poco lontano dai livelli della vigilia a 133 punti base.

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