Non tutto il male viene per nuocere: il debole andamento dell’economia di Eurolandia, certificato da indici Pmi di novembre sotto le attese, ha alimentato oggi le scommesse su un prossimo maxi taglio dei tassi di 50 punti base da parte della Bce, tonificando le Borse della regione, che chiudono in rialzo. L’andamento cautamente positivo di Wall Street nella mattina americana, dopo il rally di ieri, ha fatto il resto.
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Piazza Affari si apprezza dello 0,6% e nonostante ciò è una delle peggiori, insieme a Madrid +0,15%, a causa delle vendite sulle banche, provocate dalla decisione del governo spagnolo di imporre una tassa sugli extra profitti degli istituti iberici. Così a Milano la pagina rossa del listino è occupata quasi tutta da titoli bancari: Unicredit -1,87%, Bper -1,52%, Banco Bpm -1,28%, Mps -1,03%, Intesa -0,93%, Popolare di Sondrio -0,89%.
Nel resto della zona euro sono solidi i progressi di Amsterdam +1,58%, Francoforte +0,99%, Parigi +0,58%. Fuori dal blocco Londra si spinge a +1,37%.
Il faro di Wall Street d’altra parte sta indicando una rotta ricca di nuovi guadagni settimanali, anche se il Nasdaq è in lieve calo: il DJ si apprezza dello 0,54%; lo S&P 500 dello 0,11%, il Nasdaq perde 0,18%. Il sentiment della borsa Usa è ancora forte sulle implicazioni positive che le politiche fiscali e sui dazi (del presidente eletto Donald Trump) potrebbero avere per le aziende, mentre si guarda alle nomine della nuova amministrazione e anche a chi sarà il prossimo presidente della Fed alla scadenza di Jerome Powell.
Euro ai minimi da due anni, oro tonico
Sul mercato valutario l’euro tratta ai minimi da due anni, in area 1,04 contro dollaro. Il biglietto verde viaggia forte in questo ultimo giorno prima del weekend e mentre i toni salgono tra Mosca e gli Usa il rublo arretra ai minimi da marzo 2022. La valuta russa è scambiata ufficialmente a 102,58 rubli contro dollaro, secondo il tasso fissato dalla banca centrale di Mosca, sopra la soglia simbolica di 100 e risente anche delle nuove sanzioni americane rivolte a Gazprombank, braccio finanziario del colosso del gas Gazprom.
Il bitcoin si avvicina sempre di più ai centomila euro e dopo aver scavallato i 99 mila dollari per la prima volta, tratta al momento poco oltre 98.477.
E poiché in questi giorni è impossibile trascurare l’incandescente quadro geopolitico, c’è sempre chi si difende con l’oro, anche oggi in crescita per la quinta seduta consecutiva a 2703,43 dollari l’oncia nella consegna immediata (+1,26%). I toni, ma anche le azioni sempre più gravi nella guerra russo-ucraina sostengono i prezzi del petrolio, con greggio texano ormai prossimo a 71 dollari al barile e il Brent vicino a 75 dollari.
Gelata sull’economia della zona euro e sulla moneta unica
I listini della regione hanno sbandato stamattina (per poi recuperare ampiamente) dopo i dati Pmi di novembre, che hanno sorpreso negativamente: il manifatturiero si conferma in recessione, sotto la linea di 50, a 45,2 punti, contro 46 previsti. Ma anche il comparto dei servizi, dominante nell’area, arretra sotto la linea del Piave a 49,2 contro stime a 51,6.
Questo, unitamente a un quadro poco rassicurante proveniente da Germania e Francia, ha fatto salire al 50%, sul mercato monetario, le possibilità che la Bce tagli il costo del denaro dello 0,5% nella prossima riunione.
Secondo il governatore di Francia, Francois Villeroy de Galhau, la Banca centrale europea non è in ritardo sul taglio dei tassi di interesse, ma deve guardarsi dal rischio di non raggiungere il suo obiettivo di inflazione, deprimendo inutilmente la crescita.
La numero uno di Eurotower, Christine Lagarde, non si è espressa sull’orientamento della Bce, ma parlando a un evento oggi ha piuttosto puntato l’indice sul fatto che l’Eurozona deve fare passi avanti verso l’Unione dei mercati finanziari. L’urgenza è salita ora che “il gap tecnologico con gli Usa è inconfondibile” e che “l’ambiente geopolitico è meno favorevole”.
Oltreoceano i dati macro di giornata dimostrano che lo stato di salute dell’economia a stelle strisce è ben diverso, e anche se la stima flash del manifatturiero di novembre è sotto le stime a 48 punti, l’indice Pmi dei servizi è ben oltre le attese a 57 punti.
È in questo contesto che l’euro si fa ancora più piccolo in una settimana decisamente negativa per la moneta unica.
Piazza Affari, acquisti su lusso e pharma, sul Ftse MIB svetta Cucinelli
La zona verde di Piazza Affari è abitata oggi da titoli del lusso, pharma, utility, auto.
I cinque maggiori rialzi del giorno sono infatti per Brunello Cucinelli +3,8%, Diasorin +3,22%, Recordati +2,86%, Stellantis +2,83%, Terna +2,79%.
Tra i brand centrano una giornata di guadagni anche Ferrari +2,17% e Ferragamo +3,38%, mentre il colosso elettrico Enel avanza del 2,17%.
Tra le blue chip negative oggi c’è invece Leonardo -0,35%, su prese di profitto dopo i recenti guadagni.
Fuori dal paniere principale va al tappeto Dovalue (-15,8%), alla vigilia dell’aumento di capitale da 150 milioni per l’acquisizione di Gardant dopo l’annuncio delle condizioni definitive con il titolo soggetto ad arbitraggi.
Spread in lieve rialzo in attesa di Moody’s
È oggi in leggero rialzo lo spread, in attesa del verdetto di Moody’s sul rating sovrano italiano, attualmente Baa3 con outlook stabile. Il miglioramento dell’outlook, precedentemente negativo, risale a novembre 2023.
In prossimità della chiusura il differenziale di rendimento tra Btp e Bund, entrambi di durata decennale, sale a 126 punti base, ma i tassi scendono in un contesto economico debole e sulle scommesse di una Bce colomba. Il titolo italiano è indicato al 3,5 per cento.