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Borsa chiusura 21 marzo: Nvidia vola e spinge Wall Street, Apple giù dopo azione Antitrust Usa. Europa meno frizzante, Tim cade di nuovo

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Borse da record oggi, su entrambe le sponde dell’Atlantico, dopo che ieri sera la Fed si è rivelata più colomba del previsto, mentre oggi la banca centrale Svizzera ha messo la ciliegina sulla torta tagliando a sorpresa i tassi di un quarto di punto. La BoE invece non ha toccato il costo del denaro e prima di agire vuole vedere l’inflazione consolidare la frenata, dopo il rallentamento imprevisto comunicato ieri. Gli effetti delle decisioni delle banche centrali si riflettono sul valutario, con Franco svizzero e sterlina a picco contro dollaro. Perde terreno anche l’euro, per un cambio in area 1,058. 

Questo si riversa sui mercati azionari, dove Londra archivia una seduta in rally favorita dai titoli delle aziende esportatrici. Il Ftse 100 è l’indice delle blue chip migliore in Europa e si apprezza del 1,86%. Nella zona euro brillano invece Amsterdam +1,73%, Madrid +1,1% e Francoforte +0,87%; sono più modesti gli incrementi di Parigi +0,22% e Milano, +0,1%, quest’ultima appesantita dalle vendite su Nexi -4,88% e Telecom -4,03%, quest’ultima dopo l’exploit della vigilia. Oggi il FT rivela che sul titolo della società di Tlc si è toccato un record di scommesse al ribasso, a partire dalla presentazione del nuovo piano industriale da parte del ceo Pietro Labriola.

Wall Street tonica, nonostante il tonfo di Apple

Negli Usa, Wall Street è partita subito forte e si mantiene in territorio positivo a metà giornata, nonostante il calo di Apple-3,6%, penalizzata dalla notizia della causa che le è stata mossa dal Dipartimento di Giustizia americano per aver violato le norme antitrust. Secondo l’accusa il colosso di Cupertino usa il suo potere nel settore degli smartphone per limitare la concorrenza e la scelta per i consumatori.

Sull’altro piatto della bilancia c’è Nvidia  +2,47%, su cui non sembra tramontare più il sole acceso dalle attese sull’intelligenza artificiale.

Negli altri mercati si spegne il rally dell’oro, che arretra dai nuovi massimi. Scendono frazionalmente i future del greggio. 

Piazza Affari frenata da Nexi e Telecom

Piazza Affari migliora ulteriormente il suo massimo dal 2008, portandosi a 34.327 punti base, ma è stata frenata da Nexi e Telecom.

Il titolo della società dei pagamenti digitali è nel mirino delle vendite da sei sedute consecutive e oggi ha sofferto anche la notizia che ieri Gic, il fondo sovrano di Singapore, ha venduto attraverso Morgan Stanley la sua quota del 2,5% nella pay tech a 5,83 euro per azione, secondo alcune fonti a conoscenza di Reuters.

Telecom invece, dopo essersi risvegliata ieri a seguito del piano del fondo Merlyn, è tornata nel buio in questa seduta dopo che il Financial Times ha scritto che le scommesse contro il titolo hanno raggiunto i 930 milioni, record da vent’anni. Il quotidiano finanziario ricava questo quadro dai dati di S&P Global sul prestito titoli, ritenuto un indicatore affidabile di quelle che sono le posizioni corte su una società. Secondo S&P Global, riferisce il Ft, le azioni in prestito sono salite al 19,33% del capitale, quota che “segna il più alto livello di posizioni corte dal 2005” e il cui valore di mercato ammonta a circa 930 milioni di euro.

Tra le blue chip in ribasso oggi anche Diasorin, -3,03%, Terna -2,63%, Saipem -1,8%, Mps-1,68%.

A fare da contrappeso è il risparmio gestito, con Finecobank +1,89% e Azimut +1,51%.

In ripresa Stm, +1,5%, in un settore dei chip spinto dalle previsioni migliori delle attese di Micron Technology, che a New York balza del 15,9%.

Bene Interpump +1,68%.

Si allarga lo spread

La chiusura è negativa per la carta italiana: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata si allarga a 133 punti base, anche se il tasso del  decennale italiano è stabile indicato al 3,71%.

La manifattura non va e la Germania vede la recessione 

Oggi si è tastato il polso all’economia della zona euro e degli Stati Uniti con i Pmi di marzo, che segnalano ancora il diverso stato di salute dei due blocchi.

In Eurolandia questo mese si è sfiorato il ritorno in zona espansiva (oltre la soglia di 50), grazie alla ripresa dell’attività dell’industria dei servizi, che ha compensato una flessione più grave nel settore manifatturiero. L’indice Pmi composito preliminare dell’Hcob, compilato da S&P Global, è salito a 49,9 da 49,2 di febbraio, oltre le attese, ma pur sempre sotto 50 per il decimo mese consecutivo. I servizi sono saliti ai massimi da nove mesi, a 51,1 (da 50,2 di febbraio); mentre il manifatturiero è arretrato a 45,7 da 46,5.

Inoltre la Bundesbank, nel suo rapporto periodico, sottolinea oggi che l’economia tedesca è probabilmente caduta in recessione nel primo trimestre dell’anno e sottolinea che i dati indicano un ritardo nell’inizio della ripresa.

L’attività delle imprese statunitensi appare invece stabile, a preoccupare è piuttosto l’andamento dei prezzi, che fa temere per la traiettoria dell’inflazione.

Secondo S&P Global, l’indice flash U.S. Composite Pmi Output Index, che monitora i settori manifatturiero e dei servizi, è sceso a 52,2 rispetto ai 52,5 di febbraio. Il modesto rallentamento riflette un ulteriore raffreddamento dell’attività del settore dei servizi. Il settore manifatturiero ha raggiunto i massimi da 21 mesi e  il Pmi è salito a 52,5, lettura più alta dal giugno 2022, rispetto ai 52,2 di febbraio.

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