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Borsa chiusura 21 giugno: Nvidia scivola per il secondo giorno e fa frenare anche i listini europei

Nel giorno delle quattro streghe, le prese di beneficio dopo il lungo rally spingono giù Nvidia, che perde circa il 2% dopo il 3,5% di ieri, e mandano in rosso anche l’Europa anche se Milano è l’ultima della classe ma per le flessioni dei titoli bancari

Borsa chiusura 21 giugno: Nvidia scivola per il secondo giorno e fa frenare anche i listini europei

La settimana finanziaria europea si chiude con una seduta in rosso, in scia alle perdite di Nvidia di ieri (e di oggi) e ai dati Pmi di giugno della zona euro più deboli del previsto. A soffrire sono stati soprattutto i titoli tecnologici e le banche.

Così Piazza Affari è una delle peggiori e perde l’1,09%, fermandosi a 33.308 punti base. La situazione è simile a Madrid -1,21%, mentre i danni sono più contenuti a Francoforte -0,4%, Parigi -0,56%, Amsterdam -0,92% e Londra -0.49%.

Wall Street volatile, nel giorno delle tre streghe; Nvidia in calo

Spostando lo sguardo a Ovest, Wall Street si muove debole a metà giornata, con la volatilità sostenuta anche da ragioni tecniche, visto che oggi è il cosiddetto giorno delle streghe in cui scadono le opzioni sulle azioni, i future sugli indici e le opzioni sugli indici. A pesare sui listini sono i titoli dei chip, a partire da Nvidia (-4%), principale motore del rally azionario americano degli ultimi tempi. La regina dei chip per l’Intelligenza artificiale sta perdendo quota da ieri (e anche lo scettro di società più capitalizzata al mondo), dopo aver conosciuto una crescita ciclopica in questi anni. Le prese di profitto potrebbero essere fisiologiche, nonostante ci sia chi, periodicamente, rilancia l’ipotesi di una bolla destinata a scoppiare.

Gli investitori stanno valutando inoltre i dati più forti del previsto sull’attività economica a stelle e strisce. Un andamento che riaccende i timori sulla politica monetaria della Fed.

Lo stato di salute dell’economia sulle due sponde dell’Atlantico

La giornata è stata dunque ricca di dati macro che offrono la misura dello stato di salute dell’economia in Eurolandia e negli Stati Uniti.

Per il blocco le notizie non sono tanto buone e le elezioni francesi contribuiscono a tenere alta la tensione e basso l’umore. L’indice dei responsabili degli acquisti (Purchasing managers’ index, Pmi) del settore manifatturiero in giugno è sceso a 45,6 punti contro i 48 previsti e i 47,3 di maggio. Lo stesso indice Pmi del comparto dei servizi ha segnato 52,6 punti rispetto ai 53,5 stimati e ai 53,2 del mese precedente.

Risultano in calo i dati in Germania: secondo le stime flash l’indice HCOB composito è sceso a 50,6 dai 52,4 punti di maggio, ai minimi da 2 mesi. L’indice dei servizi è sceso a 53,5 punti dai 54,2 di maggio, sempre ai minimi da 2 mesi. Il manifatturiero è sceso a 43,4 punti dai 45,4 di maggio.

E pure in Francia i risultati sono stati inferiori alle attese e tutti sotto la linea di 50 che separa contrazione ed espansione: composito 48,2 punti a fronte dei 48,9 di maggio al minimo da 4 mesi; servizi 48,8 (a maggio 48,9) ai minimi da 3 mesi; manifatturiero a 45,3 punti.

Il peggioramento francese viene collegato anche alla decisione del presidente Emmanuel Macron di indire elezioni anticipate, un colpo di scena che probabilmente alimenta tante incertezze sulla politica economica futura, costringendo molte aziende a frenare nuovi investimenti e ordini.

Di tutt’altro livello sono i dati americani: l’indice flash U.S. Composite Pmi Output, a cura di S&P Global, è salito a 54,6 questo mese, livello più alto da aprile 2022, dopo una lettura finale di 54,5 a maggio. Il Pmi manifatturiero flash è salito a 51,7 da 51,3 di maggio, contro attese a 51.

Il Pmi servizi flash a 55,1, un massimo da 26 mesi, da 54,8 di maggio.

Dollaro in ripresa

Il dollaro gonfia il petto di fronte a questa situazione e si apprezza contro le principali valute. Ne fa le spese anche l’euro, che tratta nuovamente sotto quota 1,07.

Mai quanto lo yen, che vede un cambio a 159,56, un livello simile a quello che a inizio maggio determinò un intervento della Bank of Japan.

Il super dollaro spaventa l’oro, che si sgonfia leggermente. Si stabilizza invece il petrolio, con i future di Brent e Wti che si avviano a chiudere la seconda settimana positiva, grazie ai segnali di miglioramento della domanda e al calo delle scorte Usa.

Piazza Affari zavorrata dalle banche; bene Hera

Piazza Affari risulta oggi appesantita soprattutto dalle vendite sulle banche. In fondo al listino troviamo infatti Mps, -3,79%, con altri titoli del settore come Popolare di Sondrio -2,84%, Unicredit -2,14%, Banco Bpm -1,81%.

Tra le blue chip peggiori del giorno c’è Amplifon -3,78%, che resta in ogni caso in attivo negli ultimi nove mesi in cui ha guadagnato oltre il 14% (e più del 6% da inizio anno).

Arretrano Diasorin -2,81%, Unipol -2,01%, Telecom -2,39%.

Stm, che sembrava avviata ad archiviare un venerdì nero, alla fine cede “solo” l’1,09%, in sintonia con il settore dei chip a livello globale. Oggi il gruppo dei semiconduttori ha completato i programmi triennali di riacquisto di azioni proprie da 1,040 miliardi di dollari iniziati nel 2021 e ha lanciato un nuovo piano di buyback da 1,1 miliardi di dollari.

Ferrari cede l’1,28% nel giorno dell’inaugurazione dell’e-building a Maranello. La casa automobilistica ha investito nell’avveniristica fabbrica circa 200 milioni di euro e in questo sito produrrà anche la sua prima auto completamente elettrica (Ev), il cui lancio è previsto per la fine del prossimo anno.

Sono solo quattro le blue chip che si salvano da questa nuova ondata di vendite: Hera +1,43%; Nexi +1,36%; Saipem +1,17%; Erg +0,75%.

Fuori dal paniere principale Intercos arretra del 3,61% dopo il collocamento da parte del socio The Innovation Trust del 6,8% circa del capitale a 15,2 euro per azione.

Spread stabile

In serata il mare appare calmo sul secondario: lo spread è vicino ai livelli di ieri, a 151 punti base, con rendimenti in lieve ribasso. Il Btp decennale in chiusura è indicato a +3,92%; il Bund di pari durata a 2,41%.

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