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Borsa chiusura 2 aprile: tutte le piazze azionarie in ribasso, si salvano solo i titoli petroliferi, spread sopra 140, oro record

Imagoeconomica

Dopo aver archiviato un trimestre d’oro, i listini europei inaugurano il mese di aprile all’insegna della debolezza, complice oggi l’andamento negativo di Wall Street. A pesare sull’umore dei mercati, per paradosso, è il fatto che l’economia statunitense scoppia di salute, come dimostrano gli ultimi dati macro. Si teme infatti che questo offra alla Fed l’opportunità di ritardare la riduzione dei tassi d’interesse. Si dubita persino della complessiva entità di questi tagli nel corso dell’anno, di cui hanno parlato i banchieri stessi (75 base). Tanto più che l’inflazione frena, ma a un ritmo meno intenso di quanto sperato e il petrolio vola ai massimi di cinque mesi, in un contesto geopolitico sempre più incandescente: i future di Brent e Wti vedono al momento i prezzi salire dell’1% circa. I denari confluiscono così su beni rifugio come oro e dollaro. Il future dell’oro si muove su livelli record intorno a 2.282 dollari l’oncia e lo spot gold tratta in rialzo a 2262,1 dollari.

Sul mercato dei cambi l’euro è ora in lieve recupero sul dollaro, pur muovendosi sotto 1,08. 

Europa in rosso; a New York crolla Tesla

Piazza Affari chiude la sua prima seduta della settimana, dopo le feste pasquali, in ribasso dell’1,22%, a 34.325 punti base. Il copione è simile a Francoforte -1,26%, Parigi -0,92%, Madrid -0,88%. Le perdite sono moderate a Londra -0,2%, mentre Amsterdam è piatta.

Al momento i ribassi sono superiori all’1% per i principali indici di Wall Street, con il Nasdaq zavorrato da Tesla (-5,7%), dopo la pubblicazione dei dati su produzione e consegne trimestrali giudicati deludenti dagli investitori. Rialza la testa invece Trump Media, +4%, reduce da un tonfo superiore al 20% nella seduta della vigilia a causa di una perdita netta, per la società dell’ex presidente Usa, di 58,2 milioni di dollari nel 2023. Il 2022, invece, si era chiuso con un profitto netto di 50,5 milioni.

Perde quota l’obbligazionario

A soffrire oggi è anche l’obbligazionario su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Le probabilità di un taglio dei tassi a giugno da parte della Fed sono scese ieri con il dato Ism, sull’industria manifatturiera nel mese di marzo, tornato oltre la soglia di 50 (a 50,3) e quindi in zona espansione, una condizione che non si vedeva da circa un anno e mezzo e contro attese a 48,3.

Questo ha innescato la più grande svendita da diverse settimane di titoli di Stato Usa. Un andamento che perdura tuttora, con i Treasury che vendono prezzi in ribasso e tassi in rialzo. Il decennale mostra un rendimento oltre il 4,37%.

Anche i dati pubblicati oggi fanno pensare a un’economia americana più che solida: a febbraio gli ordini alle fabbriche negli Stati Uniti sono aumentati più delle attese e il numero delle offerte di lavoro è leggermente sceso, ma sostanzialmente è in linea con le stime.

Infine, il dato sull’inflazione Pce, visto venerdì scorso, era allineato alle aspettative, ma alcuni analisti hanno osservato che il ritmo della frenata è stato meno intenso rispetto al mese precedente.

In Europa il quadro è meno roseo. L’inflazione di marzo in Germania scende al 2,2% (domani dovrebbero uscire i dati sul blocco), ma la manifattura stenta in Eurolandia e l’attività si contrae a un ritmo ancora più sostenuto rispetto a febbraio, a causa del continuo calo della domanda.

L’Italia mostra dati in controtendenza: l’indice Pmi manifatturiero del Belpaese torna in espansione (50,4) dopo un anno di sofferenza, grazie a una lieve crescita sia degli ordini sia della produzione; Francia (46,2) e Germania (41,9) però segnano il passo e zavorrano l’intera zona euro.

Spread a 140 punti base

Nonostante la ripresa del manifatturiero, il rischio che l’allentamento della politica monetaria si allontani (la Fed detta la linea a livello globale) pesa anche sulla carta italiana. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata, dopo aver superato 140 punti base, chiude poco mosso a 139 punti (+0,08%), ma i tassi sono in crescita: Il Btp è indicato a 3,78% e il Bund a +2,39%.

Piazza Affari, bene i petroliferi; vanno giù Cucinelli e Azimut

Sul listino principale di Piazza Affari la bilancia pende oggi dal lato vendite e sul piatto pesano soprattutto Brunello Cucinelli -3,96% e Azimut -4,89%.

Le azioni del re del cachemire soffrono il taglio del prezzo obiettivo a 120 euro da 133 euro precedenti da parte di di Ubs, mentre Azimut continua ad arretrare dopo l’annuncio di un piano per la creazione di una banca digitale, da quotare in borsa nell’arco di 6-9 mesi.

Il rosso è acceso inoltre per Diasorin -3,71%, Interpump -3,61% e Stellantis -3,28%.

Nella parte alta del listino ci sono i titoli petroliferi, in sintonia con la traiettoria dei prezzi del greggio. Eni sale del 2,61, seguita da Saipem +1,86%.

Nell’automotive torna in guadagno Iveco +1,92%, dopo i recenti realizzi.

Le banche si mettono in luce con Popolare di Sondrio +0,94% e Banco Bpm +1,07%, mentre sono moderatamente negative Intesa -0,46% e Unicredit -0,07%. Più pesante Monte Paschi -1,59%.

Negli assicurativi Unipol, +1,21%, festeggia il via libera della Consob all’opa sulla controllata Unipolsai che partirà l’8 aprile. 

Tra le utility, qualche timido spunto su Terna +0,34%.

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