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Borsa chiusura 19 ottobre: Europa in rosso, Milano la peggiore con banche e Stellantis. Frana Tesla a Wall Street

Pixabay

Si aggrava il bilancio giornaliero delle borse europee, che oggi chiudono in netto calo dopo le perdite della vigilia, mentre Wall Street è piatta nella mattina americana in attesa che Jerome Powell (alle 18 ora italiana), tenga un discorso a New York e aggiunga dettagli alla narrativa sui tassi della Fed. Le ragioni di nervosismo sui mercati sembrano facili da intuire, tra la guerra in Medio Oriente dal futuro ancora indefinibile, alla politica monetaria, soprattutto statunitense. Si stima che la Fed non toccherà il costo del denaro a novembre, ma non si sa cosa accadrà dopo e quanto a lungo i tassi resteranno a un livello così elevato (ai massimi da oltre 20 anni). Powell deve fare i conti con un’economia più forte del previsto e un mercato del lavoro resiliente, come dimostrano anche oggi le richieste settimanali alla disoccupazione inferiori alle attese (ai minimi da nove mesi). Non si può neppure scommettere su un’inflazione in grande ritirata, viste le tensioni sul petrolio, anche se oggi l’oro nero galleggia dopo i guadagni di ieri.

In questo contesto prosegue la corsa dei rendimenti dei titoli di Stato e il decennale americano si avvicina al 5%, così come d’altra parte fa il Btp di pari durata.

Nell’azionario si guarda anche alla stagione delle trimestrali, in avvio in Europa e nel pieno negli Usa, con risultati non sempre soddisfacenti.

Piazza Affari sotto i 28mila punti; giù Stellantis

Piazza Affari è in maglia nera nella zona euro e perde l’1,38%, fermandosi al di sotto della soglia psicologica dei 28mila punti base a 27.746. La blue chip peggiore del giorno è Stellantis, che perde il 3,65%, in un settore auto debole a livello globale. L’umore risente del crollo del 7,15% di Renault a Parigi dopo utili sotto le stime degli analisti, mentre Tesla (-9,25%) va a picco al Nasdaq per una trimestrale deludente. L’amministratore delegato, Elon Musk, è preoccupato per l’impatto degli alti tassi di interesse sulle famiglie, potenziali acquirenti di un’automobile e ritiene che i progetti di espansione della casa d’auto elettriche potrebbero subire un rallentamento, a partire dalla nuova gigafactory che Tesla dovrebbe costruire in Messico. A New York è invece sugli scudi Netflix (+15,27%), grazie a ricavi, utili e numero di abbonati oltre le aspettative.

Tornando alle azioni milanesi: nel settore automotive sono in ribasso anche Pirelli -2,15% e Iveco -2,11%.

Oggi zavorrano il listino principale anche i realizzi sui titoli petroliferi e le banche. Tra le big cap peggiori del giorno figura quindi Saipem -2,46%. Nel credito i titoli più penalizzati sono Banco Bpm -2,92%, Bper -2,55%, Monte Paschi -2,33%. Gli investitori vanno all’incasso anche su Leonardo -2,44%, reduce da recenti massimi. 

L’emorragia del Ftse Mib è marginalmente limitata solo da quattro titoli: Recordati +1,39%, Moncler +0,15%, Interpump +0,22%, Amplifon +0,67%.

Europa in rosso, a picco Zurigo -2,15%

Nel resto d’Europa Zurigo cede il 2,15%. La piazza elvetica, già molto nervosa nelle scorse sedute, oggi è particolarmente penalizzata dal settore farmaceutico con Roche Holding -4,45% e Novartis -2,74%, a causa del calo delle vendite dovuto alla diminuzione della domanda dei prodotti legati al Covid-19. Seduta da dimenticare anche per Nestlè, -3,45%, dopo che il gigante svizzero ha registrato una crescita delle vendite inferiore alle attese nei primi nove mesi, a causa dell’aumento dei prodotti di consumo.

Sempre fuori dalla zona euro perde oltre un punto percentuale Londra -1,13%.

Nel blocco i danni sono più contenuti a Madrid -0,72%, Parigi -0,64%, Francoforte -0,34%, Amsterdam -0,27%.

Petrolio stabile

Tra le materie prime il petrolio, che sembrava pronto sgonfiarsi in mattinata, ora appare invece intenzionato a consolidare i guadagni di ieri. Il Brent, dicembre 2023, perde lo 0,15% per un prezzo di 91,35 dollari al barile, mentre il greggio texano, stessa scadenza, si muove in lieve rialzo a 87,45 dollari al barile (+0,21%).

Il mercato resta in agguato, anche se l’Opec non ha dato seguito alla richiesta dell’Iran di embargo nei confronti di Israele. A frenare i prezzi contribuirebbe il fatto che gli Stati Uniti hanno rilasciato una licenza di sei mesi per le transazioni nel settore petrolifero venezuelano dopo che l’amministrazione di Caracas e i leader dell’opposizione hanno raggiunto un accordo per garantire elezioni regolari nel 2024. Si conferma l’interesse per l’oro, con lo spot gold in progresso dello 0,32% a 1953,84 dollari l’oncia.

Frena il gas naturale ad Amsterdam, intorno a 50 euro al MWH.

Sul mercato valutario l’euro è in recupero sul dollaro a 1,0577 e sulla sterlina a 0,8707.

Spread in leggero calo

Lo spread è in calo, ma in realtà non si allentano le tensioni sull’obbligazionario. Il tasso del Btp decennale è indicato in chiusura a +4,95%, mentre quello del Bund di pari durata è al 2,93%, per un differenziale di 203 punti base (-1,3%).

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