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Borsa chiusura 18 settembre: listini azionari deboli in attesa della Fed. A Piazza Affari crolla Campari (-7%) e sale Telecom

L’incertezza sulle decisioni della Fed sui tassi domina i mercati. Ma a Milano fa scalpore il crollo di Campari per le dimissioni improvvise dell’Ad e, al contrario, l’ascesa della prima compagnia telefonica ma anche delle banche e di Saipem

Borsa chiusura 18 settembre: listini azionari deboli in attesa della Fed. A Piazza Affari crolla Campari (-7%) e sale Telecom

Le borse europee chiudono in lieve calo un’altra seduta interlocutoria, a poche ore dal primo taglio dei tassi da parte della Fed da circa quattro anni, mentre l’attesa tiene sulle spine Wall Street, che stenta a schiodarsi dalla parità. 

Piazza Affari perde lo 0,37%, nonostante la buona intonazione delle banche, zavorrata dalle perdite di Campari -7,48%, con il titolo messo in crisi dalle dimissioni a sorpresa dell’ad Matteo Fantacchiotti, a meno di sei mesi dal suo insediamento ai vertici dell’azienda. Le ragioni addotte sarebbero personali.

Nel resto d’Europa sono deboli anche gli altri principali listini: Parigi -0,57%, Madrid -0,09%, Francoforte -0,06%. Londra è in maglia nera, -0,68%, alla vigilia della riunione della Bank of England, che non dovrebbe toccare i tassi, tanto più che l’inflazione britannica nei servizi è salita al 5,6% nel mese di agosto, oltre le attese, benché l’inflazione complessiva sia rimasta stabile al 2,2% e vicina all’obiettivo.

Nella zona euro e nella Ue l’inflazione non ha riservato cattive sorprese il mese scorso. Eurostat ha confermato infatti per Eurolandia un tasso annuo al 2,2%, dal 2,6% di luglio e contro il 5,6% di un anno prima. In Italia +1,2% dopo +1,6% a luglio.

Tra poche ore la Fed svelerà il giallo: -25 o -50 punti base?

Il mistero sull’entità di questo taglio (25 o 50 punti base?) da parte della Federal Reserve sarà risolto alle 20 (ora italiana) e conteranno molto anche le parole con cui Jerome Powell presenterà questa scelta. Secondo gli analisti infatti un sforbiciata decisa, se non ben argomentata, potrebbe spaventare il mercato sul reale stato di salute della prima economia mondiale.

I commenti ‘dovish’ degli attuali funzionari della Fed e degli ex, hanno fatto salire in questi giorni le probabilità di un taglio più aggressivo al 63%, secondo lo strumento FedWatch del CME Group.

In questo contesto il dollaro è poco mosso e l’euro tratta contro il biglietto verde a 1,1115. Si rafforza invece la sterlina a 1,3202 in previsione di una BoE ferma sulle sue posizioni.

Sembrano inchiodati anche i prezzi del petrolio, con i future di Wti e Brent rispettivamente intorno a 70 e 73 dollari al barile. Pure l’oro è fiacco, ma pur sempre brillante, per un prezzo dello spot gold oltre 2571 dollari l’oncia. I prezzi dei T-Bond sono in calo.

Piazza Affari brilla Tim

Scalando una posizione alla volta Telecom ha conquistato oggi la vetta del listino, per chiudere infine con un guadagno del 3%. Ad accendere nuovamente i riflettori sul titolo è stato ieri l’annuncio di Davide Leone and Partners di avere il 10% delle azioni di risparmio (+4,11%) dell’operatore tlc. Il mercato – sottolinea Reuters – specula sulla possibilità che restino quotati i soli titoli ordinari.

Tra le blue chip migliori del giorno ci sono molti bancari: in particolare Banco Bpm +2,93% e Bper +1,66%, che pure sembrano essersi chiamate fuori dal possibile Risiko nel settore. 

Unicredit, -0,07%, è guardinga. Oggi si registra la generica osservazione di Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, secondo il quale qualsiasi fusione bancaria in Germania deve dare vita un istituto competitivo abbastanza forte da sostenere la crescita dell’economia tedesca. Parole che potrebbero adattarsi alle ambizioni di Unicredit su Commerzbank (+2,2%). Alla banca italiana non mancano certamente i requisiti indicati da Nagel, ma Unicredit potrebbe incontrare una complessa ostilità politica a questa invasione di campo, poiché il matrimonio con la tedesca potrebbe metterebbe sotto pressione l’altra grande banca teutonica, vale a dire Deutsche Bank (-0,2%). 

Per l’ad di Intesa (+0,08%), Carlo Messina, quella di Unicredit su Commerzbank è invece “un’ottima operazione. Una strategia di diversificazione eccellente. È chiaro che è un primo passaggio perché hanno acquisito solo una quota”. 

Nella parte alta del listino si trova poi nuovamente Saipem +2,79%, premiata dagli acquisti sulla notizia di un contratto offshore da circa 2 mld di dollari in Arabia Saudita.

Rimbalza Leonardo +1,71%, dopo lo scivolone di ieri.

È incolore Generali, anche se Goldman Sachs ha ripreso la copertura del settore assicurativo europeo, assegnando un buy con target price a 31,5 euro all’azione del Leone. Inoltre Francesco Gaetano Caltagirone è salito al 6,92% nel capitale della compagnia, secondo quanto si evince dalla cedola pagata il 22 maggio 2024 e dal più recente aggiornamento del libro soci, che tiene conto anche del buyback attualmente in corso (giunto al 34,4%).

Nella lista dei maggiori ribassi, oltre al rosso acceso di Campari, si fa notare il calo di Poste -3%, in scia alla notizia che il governo ha approvato un decreto per la vendita di una quota, prevedendo che lo Stato mantenga una partecipazione di oltre il 50%.

Male Moncler, -1,82%, dopo che ieri sera Grinta, società facente capo alla famiglia di Carlo Rivetti (fondatore di Stone Island, società venduta al gruppo guidato da Remo Ruffini nel 2020), ha ceduto sul mercato lo 0,8% del capitale.

Il lusso soffre anche con Cucinelli -1,76%. Scende Ferrari -1,74% e non c’è pace per Amplifon che lascia sul campo il 2,59%.

Spread in rialzo

La seduta è negativa per l’obbligazionario, con lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata che è indicato a 134 punti base, con tassi rispettivamente al 3,5% e 2,15%.

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