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Borsa chiusura 15 novembre: il Big Tech perde appeal e il Nasdaq guida i ribassi ma a Piazza Affari Generali vola (+4,84%)

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I listini europei archiviano l’ultima seduta della settimana contrastati, dopo aver fatto i conti in giornata con la revisione al ribasso delle previsioni di crescita della Commissione europea. L’avvio di Wall Street – debole sull’attesa di una Fed più prudente di quanto sperato – ha poi ulteriormente raffreddato il sentiment.

Piazza Affari perde lo 0,48%, anche a causa di realizzi dopo il balzo di ieri. Tra le blue chip brilla Generali (+4,84%), nel giorno dei risultati trimestrali superiori alle attese, che hanno tonificato anche Mediobanca (+2,46%), principale azionista del Leone triestino.

Amsterdam, -1,37%, è penalizzata dalle vendite nel settore tecnologico, allarmato da Applied Materials (-7,45 al Nasdaq), società di apparecchiature per semiconduttori che ha rilasciato una previsione di vendita inferiore alle attese, citando tendenze di domanda più deboli in Cina. 

Parigi arretra dello 0,58%, sono quasi piatte Francoforte -0,13% e Londra, -0,09%. È in controtendenza Madrid, che si apprezza dello 0,93%.

Wall Street in calo, a picco tech e pharma, salgono i tassi dei T-Bond

Wall Street, a fine mattinata, procede in ribasso (Dj -0,71%, S&P500 -1,22%%, Nasdaq -1,94%) e si avvia a chiudere un’ottava negativa, dopo i fuochi d’artificio visti la scorsa ottava a seguito della vittoria netta di Donald Trump alle elezioni presidenziali. Ora che la squadra del presidente si va delineando però nascono alcuni dubbi. Per esempio, l’indicazione del “novax” Robert Kennedy jr. per la Sanità sta facendo tremare i titoli del settore salute sulle due sponde dell’Atlantico. Inoltre, le politiche “inflative” del tycoon preoccupano, tanto più che gli ultimi dati su prezzi al consumo e alla produzione non sono apparsi così incoraggianti, pur restando in linea con le attese. A ciò si aggiunga che ieri Jerome Powell ha detto che la crescita economica negli Usa è forte e che la Fed “non ha fretta” di tagliare i tassi. Per aggiungere qualche ulteriore pennellata la presidente della Fed di Boston Susan Collins ha inoltre sottolineato che un taglio dei tassi a dicembre è sul tavolo, ma non è scontato. Così secondo il FedWatch Tool del Cme Group, ora c’e’ il 55% di possibilità – rispetto al 75,4% precedente alle parole di Powell – che la banca centrale Usa tagli i tassi di 25 punti base per la seconda volta di fila alla prossima riunione, in programma una settimana prima di Natale.

Questa maggior incertezza alimenta le vendite sui T-Bond che vedono rendimenti in rialzo e si riflette di conseguenza sui titoli più sensibili a tassi, come le big tech. Tra gli altri la cinese Alibaba cede il 3% al Nasdaq, dopo profitti trimestrali superiori alle attese, ma vendite deludenti nel celeste impero.

Si allarga il divario Usa-Europa sulla crescita: dollaro resta forte

A pochi mesi dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, con il suo strascico di dazi contro l’Europa e la Cina, si amplia il divario di crescita tra la zona euro e gli Stati Uniti. La Commissione europea ha limato al ribasso le previsioni per la regione: nell’area euro il pil dovrebbe crescere quest’anno dello 0,8% come previsto in primavera, ma nel 2025 è stimato a +1,1% contro il precedente 1,4%. Alcuni paesi soffrono di più: per l’Italia si stima ora +0,7% nel 2024 e +1% nel 2025, mentre la Germania è attesa in recessione anche quest’anno.

È chiaro che l’imposizione di nuove tariffe non può che imbrigliare le principali manifatture dell’area, senza portare benefici all’economia nel suo complesso e all’inflazione. Come osserva oggi il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta le barriere commerciali possono fare più male che bene e potrebbero essere non efficaci. “Una misura generalizzata è come un coltello da cucina: non è lo strumento giusto per eseguire interventi chirurgici complessi”.

Sul fronte Bce si registra inoltre l’osservazione di Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo di Francoforte secondo il quale: Lo ha detto il membro del comitato esecutivo della Bce Piero Cipollone a un evento in Gran Bretagna.

“L’attuale equilibrio dei rischi suggerisce che possiamo e dobbiamo ridurre ulteriormente l’attuale livello di restrizione della politica monetaria. Il ritmo e l’entità di questa riduzione dipenderanno dai prossimi dati”.

Intanto negli Usa il quadro macro settimanale si è completato oggi con le vendite al dettaglio nel mese di ottobre, che hanno visto una crescita dello 0,4% su base mensile, leggermente oltre le previsioni di 0,3%, ma in rallentamento rispetto alla crescita precedente (+0,8%).

In questo contesto il dollaro consolida le posizioni raggiunte contro l’euro, che cambia a 1,053, mentre ridimensiona i guadagni contro lo yen (154,96). Il dollaro forte pesa sulle materie prime, anche oggi poco mosse.

Piazza Affari, si prepara a un lunedì ricco di dividendi

La borsa milanese si prepara a un lunedì 18 novembre di fuoco, in cui ben 17 società distribuiranno dividendi e tra queste ben nove blue chip. Intanto oggi vede in fondo al listino principale Stm, -3,88%, in linea con il comparto dei tecnologici.

I realizzi affossano alcune banche: dopo il balzo di ieri Mps perde oggi il 2,24, mentre la nascita di un terzo polo tiene ancora a galla Banco Bpm (+1,12% oggi), che ora è azionista di Siena con una quota del 9% insieme ad Anima (-0,56%).

Nel settore arretra soprattutto Unicredit -2,46% ed è negativa anche Bper -2,14%.

Tra gli industriali scendono Prysmian -3,3%, Interpump -2,5%, quest’ultima reduce da una seduta brillante della vigilia nel giorno della trimestrale.

Male Campari, -2,74%, mentre partono i dazi cinesi sul brandy in risposta alle tariffe europee sulle auto provenienti da Pechino. Nell’automotive scende Ferrari -1,82%, ma risalgono Iveco +1,29% e Pirelli +0,94%.

Prese di profitto su Hera -1,74%, mentre Kennedy spaventa Recordati -1,63%. 

Ai piani alti del listino, oltre a Generali e Mediobanca, c’è però Diasorin +2,05.

Bene i titoli petroliferi, nonostante la debolezza del greggio: Saipem +0,69%, Tenaris +0,77%.

Spread stabile

Si conferma stabile lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata, a 121 punti base. Sono poco mossi anche i tassi, con il titolo italiano indicato in chiusura in leggera crescita al 3,56%.

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