I listini europei prendono fiato oggi e chiudono in lieve ribasso (con l’eccezione di Parigi, +0,29%), appesantiti, nella seconda parte della seduta, dall’andamento moderatamente debole di Wall Street, nervosa dopo i nuovi dati sull’inflazione, superiori alle attese.
A seguito del quadro macro il dollaro si rafforza contro le principali valute (l’euro arretra a 1,088), mentre i T-Bond vedono i rendimenti impennarsi e il decennale si avvicina al 4,3%. La prossima settimana si riunisce la Fed, che dovrebbe mantenere fermo il costo del denaro, mentre le scommesse su un taglio dei tassi a giugno restano prevalenti anche se percentualmente inferiori ai giorni scorsi.
Piazza Affari in calo; lo spread tocca i minimi da novembre 2021
Piazza Affari perde lo 0,29% e scende a 33.786 punti base, cercando un punto di equilibrio tra Iveco (+11,42%) ed Eni (-3,04%) dopo la presentazione dei nuovi piani strategici di entrambe le società.
Inoltre nel corso della seduta ha fatto notizia la caduta dello spread ai minimi da novembre 2021, che ha acceso la curiosità del Financial Times, il quale sulla prima pagina online sottolinea: “Lo spread obbligazionario italiano scende al minimo di 2 anni mentre l’economia supera quella tedesca. Il divario tra i costi di finanziamento dei paesi si riduce mentre gli investitori si posizionano per tagli dei tassi di interesse”.
Europa in calo
La chiusura per le altri principali piazze europee è simile a quella di Milano. Francoforte perde lo 0,29%, nonostante il rally di Rheinmetall (+4,71%), alimentato dai conti e dalle prospettive di nuovi record a seguito della guerra in Ucraina. Il produttore dei Leopard ha infatti già in pancia un portafoglio ordini da record, sopra 38 miliardi di dollari dai 26,6 di un anno prima. Sono deboli però i titoli delle società automobilistiche, con gli utili in calo di Bmw (-2,76%).
Arretrano Londra -0,35%, Amsterdam -0,18%, Madrid -0,75%.
Wall Street nervosa con prezzi alla produzione oltre le attese; preoccupa il petrolio
La borsa statunitense è in leggero calo a metà giornata (S&P 500 -0,3%), dopo i dati macroeconomici. In particolare i prezzi alla produzione di febbraio, dopo quelli al consumo dei giorni scorsi, confermano che l’inflazione resiste più del previsto (+0,6% rispetto a gennaio, contro +0,3% atteso), mentre le vendite al dettaglio del mese scorso sono aumentate in misura inferiore alle stime (+0,6%, contro previsioni di +0,8%).
Il mercato non vede di buon occhio il fatto che i due terzi circa dell’aumento del Ppi sono stati determinati da una crescita dei prezzi dei beni pari all’1,2%, trainati dai prodotti energetici (+4,4% dopo il calo dell’1,1% registrato a gennaio). Insomma c’è il pericolo che, se il petrolio ricomincia a correre, anche l’inflazione possa ripartire e questo complicherebbe assai il lavoro della Fed (e a seguire quello della Bce) e l’atteso taglio dei tassi.
Anche oggi però l’oro nero resta in una corsia rialzista: il greggio texano si apprezza dell’1,86% a 82,22 dollari al barile; il Brent sale dell’1,54% a 85,31 dollari al barile.
A infiammare i prezzi del petrolio contribuiscono scorte Usa, in calo per la sesta settimana consecutiva e il fatto che l’Aie (agenzia internazionale per l’energia) stimi che la domanda di petrolio crescerà quest’anno a 1,3 milioni di barili al giorno (bpd), un milione di bpd in meno rispetto al 2023, ma in aumento di 110.000 bpd rispetto alle previsioni del mese precedente. Questo perché gli attacchi Houthi nel mar Rosso stanno ritardando le forniture. Inoltre gli attacchi ucraini alle raffinerie russe stanno creando ulteriori tensioni ai prezzi della materia prima.
Tra i titoli a stelle e strisce sotto osservazione in questo periodo c’è ancora Tesla, che cede anche oggi il 3,92%, dopo un tonfo del 4,5% della vigilia legato al fatto che Wells Fargo ha tagliato il rating sul titolo poiché vede un “rischio sui volumi di vendita a causa di un impatto in diminuzione dei tagli ai prezzi”.
Sono in rosso anche le azioni dei chip e Nvidia, che ha sostenuto in parte il recente rally dei mercati, perde il 3,5%.
Piazza Affari, tra Eni e Iveco
La blue chip migliore e quella peggiore del listino hanno presentato oggi i piani strategici, che evidentemente hanno impattato in maniera opposta sugli investitori.
Eni, nel piano al 2027, prevede un potenziamento della remunerazione agli azionisti, la crescita operativa e finanziaria e la riduzione della spesa per investimenti netti. Intanto aumenta il dividendo proposto per il 2024 a 1 euro per azione (+6%) e il buyback è fissato a 1,1 miliardi.
Iveco ritocca al rialzo le guidance per il 2024, che erano state annunciate a febbraio.
Nel resto del listino sono in netto progresso gli altri titoli petroliferi, Saipem +4,52% e Tenaris +0,9%.
Rimbalza Telecom +3,49% e si conferma in denaro Leonardo + 3,19%. Si apprezza Prysmian +1,52%.
Il lusso resta in evidenza con Brunello Cucinelli +0,78%, alla vigilia dei conti che saranno presentati domani. Bene Moncler +1,01%.
Le banche sono tendenzialmente deboli e la peggiore è Monte Paschi, -2,27%.
I realizzi pesano su Amplifon -2,02% ed Enel -1,29%. Arretra Stm -1,32%.
Fuori dal paniere principale si apprezza Mondadori +2,08%, dopo i risultati.
Avio guadagna il 2,36%, alla luce dei conti 2023 e spinta anche dal fallimento del lancio del missile Kairos in Giappone che rilancia l’attività aerospaziale a usi civili del gruppo italiano.
Spread in ripresa
Dopo aver fatto parlare di sé lo spread tra Btp anni e Bund riprende quota in chiusura, allarmato dall’inflazione statunitense che non sembra ancora domata quanto vorrebbero le banche centrali.
Lo spread tra i due titoli decennali benchmark risale a 127 punti base, con tassi in crescita rispettivamente al 3,67% e 2,4%.