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Borsa chiusura 14 maggio: le banche spingono Piazza Affari che scavalca quota 35 mila ed è la regina d’Europa

Bper, Mps, Banco Bpm ma anche Intesa Sanpaolo e Unicredit guidano il rialzo inarrestabile del Ftse Mib che supera la soglia psicologica dei 35 mila punti e oggi risulta il miglior indice borsistico del Vecchio continente

Borsa chiusura 14 maggio: le banche spingono Piazza Affari che scavalca quota 35 mila ed è la regina d’Europa

Piazza Affari si conferma regina in Europa e chiude la seduta odierna in rialzo dello 0,96%, supera la soglia psicologica dei 35 mila punti base (35.151) e tocca nuovi massimi dal 2008. A fornire la spinta necessaria sono state soprattutto le banche, tornate nel mirino degli investitori grazie al rilancio di un Risiko nel settore a livello continentale da parte di Emmanuel Macron. Il presidente francese, ieri, in un’intervista a Bloomberg Tv, ha aperto all’ipotesi di fusioni tra istituti dell’Eurozona, come più volte auspicato dalla Bce. “Agire da europei vuol dire avere necessità di un consolidamento europeo”, ha risposto a chi gli chiedeva se si sarebbe opposto a un’ipotetica aggregazione bancaria tra Société Générale (+3,88%) e la spagnola Santander (+0,04%).

Cauti gli altri listini europei e Wall Street

L’umore dei mercati non appare altrettanto frizzante nel resto del blocco o a New York, nella mattina americana, anche se gli indici, poco mossi, restano acquattati sui massimi storici in attesa del dato clou della settimana, vale a dire l’andamento dei prezzi al consumo statunitensi nel mese di aprile che saranno resi noti domani (stimati in rallentamento sia su base generale, dal 3,5% al 3,4%, sia su base ‘core’, dal 3,8% al 3,6% annuale).

Sono di colore rosso pallido i principali listini di Francoforte -0,15% e Amsterdam -0,14%, Parigi sale dello +0,2% e Madrid dello 0,79%. Londra guadagna lo 0,15%.

Wall Street è cautamente positiva, grazie alla spinta di Tesla +2,5%. I titoli cinesi però soffrono. Alibaba perde il 7,4% dopo aver registrato un calo dell’86% negli utili del quarto trimestre.

Li Auto, produttore di veicoli elettrici, cede il 2,6% appesantito dalla decisione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di presentare un pacchetto di forti aumenti tariffari su una serie di importazioni da Pechino, tra cui veicoli elettrici, chip per computer e prodotti medici.

Prezzi alla produzione Usa oltre le attese; Powell crede ancora che l’inflazione calerà, ma è un po’ meno fiducioso

I dati macroeconomici del giorno non hanno pesato granché sul sentiment generale, eppure c’è stato un incoraggiante miglioramento dell’indice Zew delle aspettative degli investitori tedeschi, mentre l’inflazione di aprile è stata confermata in Germania al 2,% e in Spagna al 3%.

A deludere è piuttosto l’andamento dei prezzi alla produzione di aprile negli Stati Uniti, aumentati dello 0,5% rispetto a marzo, contro attese per un rialzo dello 0,3%. La componente “core” – quella depurata dai prezzi dei beni alimentari, energetici e dei servizi commerciali – segna l’undicesimo rialzo consecutivo, +0,4%. Nei dodici mesi chiusi ad aprile, i prezzi sono aumentati del 2,2%, in linea con le stime, il maggior aumento dall’aprile 2023. I prezzi ‘core’ sono aumentati del 3,1%, sempre maggior aumento dall’aprile 2023.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, in un intervento pubblico oggi ad Amsterdam ha detto di aspettarsi che l’inflazione continui a diminuire nel 2024 come l’anno scorso, ma la sua sicurezza è diminuita dopo che i prezzi sono saliti più del previsto nel primo trimestre.

“Direi che la mia fiducia in questo non sia così alta come lo era prima”.

Dal fronte europeo invece il falco Klaas Knot, capo della banca centrale olandese, vede il blocco sulla buona strada: “Se i dati in arrivo continueranno a confermare questo sviluppo, sarà opportuno togliere gradualmente il piede dal freno e rimuovere parte della politica monetaria restrittiva”.

Dollaro in ribasso

Tutto da capire è il ribasso odierno del dollaro, scattato dopo i prezzi alla produzione oltre le attese, che riducono, seppur di poco, le probabilità di un taglio dei tassi a settembre da parte della Fed.

L’indice del biglietto verde perde lo 0,25% circa contro un panel di valute, mentre l’indice dell’euro sale in misura analoga.

Il crosso tra moneta unica e dollaro è attualmente oltre 1,082.

Tra le materie prime si mette in luce il rame (il contratto luglio 2024 si apprezza del 4,7%), mentre il petrolio si muove in ribasso. I future di Brent e Wti arretrano di una percentuale superiore all’1%.

Piazza Affari superstar con le banche; deboli le utility

La superstar in questi primi giorni della settimana è Piazza Affari, che oggi svetta grazie agli acquisti sul settore bancario.

In cima al listino si attesta Bper +5%, dopo una serie di sedute poco brillanti per una trimestrale che non ha fatto gridare al miracolo.

Bene anche Monte Paschi +2,7%, Banco Bpm +2,83%, e Mediobanca +2,19%, su questi due ultimi titoli dopo che Morgan Stanley ha alzato il target price. In luce anche Intesa +2,11%.

Nel risparmio gestito si distingue Poste +2,07%.

Nella top ten dei titoli a maggior capitalizzazione figura inoltre Saipem +2,83%. Ai vertici della società è salita Elisabetta Serafini, eletta presidente con il 66,72% dei voti favorevoli. Bene Iveco +3,12% e si confermano in denaro Stellantis +2,09% e Telecom +2,19%.

Il comparto maggiormente penalizzato è quello delle utility. Italgas, dopo aver recuperato dai minimi di giornata, chiude con un calo dell’1,67%, dopo la trimestrale. Secondo Reuters però la debolezza sarebbe da attribuirsi a “un mercato che teme il ricorso a un aumento di capitale per finanziare l’eventuale acquisizione della rivale 2i Rete Gas e che valuta i rischi antitrust che potrebbero concretizzarsi in una parziale cessione di asset”.

Sono in ribasso Terna -1,78% ed Enel -0,56%. Hera cede lo 0,79%, dopo l’approvazione dei risultati gennaio-marzo, che vedono ricavi scesi poco sotto i 3,29 miliardi, in flessione rispetto ai quasi 5,63 miliardi di un anno fa soprattutto per il ribasso dei prezzi delle commodity energetiche e per le minori attività di intermediazione, oltre alla riduzione delle opportunità legate agli incentivi di efficienza energetica negli edifici abitativi. Il margine operativo lordo sale però a 417,1 milioni (+1,7% rispetto al primo trimestre 2023); l’utile netto a 153,3 milioni (+9,3%), mentre l’utile netto di pertinenza degli azionisti del gruppo è di 143,1 milioni (+11,6%).

Debolezza per Pirelli -1,29%, Eni -0,41%, Leonardo -0,32%.

Spread poco mosso

Si conferma un po’ nervoso il secondario italiano, con tanta offerta sul primario.

Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata chiude a 133 punti base, poco variato rispetto a ieri, mentre i tassi salgono leggermente al 3,84% e 2,52%.

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