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Borsa chiusura 13 giugno in profondo rosso: Milano la peggiore, vendite su auto e banche su cui pesa il rischio Le Pen

L’effetto Le Pen con la conseguente instabilità dell’Europa è il mal sottile dei mercati finanziari oltre alla freddezza della Fed sui tassi e ai dazi sulle auto cinesi. Piazza Affari perde oltre il 2% e lo spread sale sopra quota 140

Borsa chiusura 13 giugno in profondo rosso: Milano la peggiore, vendite su auto e banche su cui pesa il rischio Le Pen

Si rabbuia il clima dei mercati dopo la riunione della Federal Reserve di ieri, che ha lasciato i tassi invariati e ridotto le previsioni sui tagli futuri.

Wall Street tratta oggi incerta (DJ -0,5%, S&P 500 -0,02%, Nasdaq +0,23%), ma i listini europei tornano in profondo rosso e chiudono tutti con ampie perdite, segno di una fragilità continentale innescata dal terremoto delle elezioni europee.

Piazza Affari cede il 2,18% e scivola nuovamente sotto i 34 mila punti, a 33.609 punti base, trascinata da Iveco (-5,16%), Montepaschi (-3,9%), Azimut (-3,55%).

Parigi arretra dell’1,99% e Francoforte del 2,05%; i due listini principali, il Cac 40 francese e il Dax tedesco non hanno nemmeno un titolo in rialzo. Madrid scende dell’1,59%, Amsterdam -0,77%, Londra -0,61%.

Elezioni e dazi spaventano l’Europa

Elezioni e dazi spaventano il Vecchio Continente, a pesare sul sentiment infatti non è solo l’orientamento della banca centrale Usa, tanto più che Powell ieri ha lasciato la porta aperta a un ripensamento sulla base dei dati. Piuttosto si fanno sentire le incertezze legate al quadro politico, dopo il successo dell’estrema destra nel rinnovo del parlamento Ue. Tra poche settimane ci sono elezioni politiche a grande rischio per Francia e Gran Bretagna, mentre la Germania vede un leader indubbiamente indebolito.

Così, anche se in Puglia il G7 cerca di mandare un messaggio di solidità e coesione (benché incombano anche le elezioni Usa di novembre), gli investitori optano per le immediate prese di profitto. A Borgo Egnazia (che non è un ameno paesello ma un resort) i sette grandi hanno raggiunto un accordo sull’utilizzo degli interessi futuri di circa 300 miliardi di dollari di asset russi congelati per fornire un prestito da 50 miliardi di dollari all’Ucraina.

Continua ad arretrare inoltre il settore auto, dopo la decisione di Bruxelles di far schizzare i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina.

Wall Street regge con i tecnologici

Wall Street appare meno preoccupata e dopo aver aggiornato ieri i massimi di S&P500 e Nasdaq, continua oggi a macinare guadagni con titoli super attraenti come Nvidia ed Apple, mentre Broadcom è il migliore sullo S&P 500, dopo una trimestrale superiore alle attese e l’annuncio di uno split azionario 10 per 1, che entrerà in vigore il 15 luglio. Brilla Tesla, mentre Musk si avvia a ottenere il suo ciclopico stipendio da 56 miliardi di dollari.

I dati macroeconomici di oggi offrono poi nuovi spunti a chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno (non uno ma due tagli dei tassi d’interesse nel 2024): scendono in misura superiore alle previsioni i prezzi alla produzione di maggio (-0,2% mese, +2,2% annuo) e salgono oltre le attese le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione (+13mila). E Reuters scrive che i trader “valutano una probabilità del 65% circa di un movimento di un quarto di punto a settembre e scontano più o meno completamente un movimento entro la riunione di novembre, che cade due giorni dopo le elezioni presidenziali americane”.

Ieri la Fed ha mantenuto i tassi d’interesse invariati al 5,25%-5,50% e dal grafico ‘dot plot’ sulle previsioni dei banchieri è emerso che stimano un solo taglio di 25 punti nel corso del 2024, contro i tre previsti a marzo. Il presidente, Jerome Powell, ha mantenuto la possibilità di ulteriori mosse.

Dollaro in ripresa

In assenza di certezze il dollaro si rafforza e l’euro arretra dello 0,4%, dopo i guadagni di ieri, per un cambio in area 1,076. S’indebolisce lo yen, in vista delle decisioni della Banca centrale del Giappone, che terminerà la sua riunione domani.

I T-Bond non sembrano accusare il colpo inferto dalla banca centrale e vedono al momento prezzi ancora tonici e tassi in lieve ribasso.

Sono in pesante ribasso i future di oro e argento, mentre risultano quesi piatti quelli del petrolio.

Spread in crescita

L’avversione al rischio penalizza in primo luogo i titoli di Stato italiani e premia i titoli di Stato tedeschi, così oggi lo spread si allarga a 145 punti base, anche se il tasso del Btp decennale riesce ad acquattarsi sotto la soglia del 4% (3,92%), mentre quello del Bund chiude a 2,47%.

Le tensioni si percepiscono anche sul primario: sono saliti infatti stamattina i rendimenti nelle aste del Tesoro, che ha collocato sul mercato 9 miliardi di governativi: di durata triennale, con un rendimento lordo del 3,47%, in aumento di 15 punti base; 7 anni, rendimento lordo del 3,72%, in aumento di 20 punti base; 15 anni, rendimento lordo del 4,27%, in aumento di 12 punti base; 30 anni, rendimento al 4,39%.

Dulcis in fundo, la Banca d’Italia ha confermato le previsioni di crescita economica per il 2024 (+0,6%) e rivisto al ribasso quelle del prossimo anno (+0,9% da +1%) e del 2026 (+1,1%, da +1,2%). L’inflazione è attesa all’1,1% nel 2024 (da 1,3% delle stime di aprile) e a poco più dell’1,5% in media nel successivo biennio.

Piazza Affari, Hera e Telecom in controtendenza

Partiamo dalle poche, buone notizie: sul principale listino di Piazza Affari si apprezza oggi Telecom, +0,63%, dopo che Moody’s ha alzato il rating a ‘Ba3’, con outlook positivo.

Si sono mosse in controtendenza anche Hera +0,74%, Diasorin +0,2% e Amplifon +0,06%.

Il resto è un campo minato: auto, utility, banche, oil, non c’è settore che si salvi.

I ribassi si aprono con Iveco, Mps, Azimut e proseguono con Unicredit -3,47%, Mediobanca -3,49%, Saipem -3,42%, Popolare di Sondrio -3,27%, Intesa -3,27%, Nexi -2,94%, Interpump -2,8%.

Arretra Stellantis, -2,77%, nel giorno del primo investor day. Il gruppo ha ribadito gli obiettivi finanziari per il 2024 e indicato per il 2025 una politica di distribuzione dei dividendi nella fascia alta del range del 25-30% rispetto al 25% degli ultimi anni.

Fuori dal Ftse Mib è negativa Fincantieri -5,51%, dopo l’annuncio del raggruppamento dei titoli 1 a 10 propedeutico all’aumento di capitale fino a un massimo di 500 milioni di euro.

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