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Borsa chiusura 12 settembre: l’Europa chiude in rialzo dopo la Bce, a Milano corrono Unicredit e Tim. Wall Street in verde con Nvidia

Listini positivi dopo il taglio dei tassi della Bce e banche in focus al traino di Unicredit-Commerzbank. A Wall Street bene Nvidia (+1,3%) mentre crolla Moderna (-18%)

Borsa chiusura 12 settembre: l’Europa chiude in rialzo dopo la Bce, a Milano corrono Unicredit e Tim. Wall Street in verde con Nvidia

Tutto come da programma o quasi: la Bce oggi ha tagliato i tassi dello 0,25% e i listini europei chiudono positivi, animati tra l’altro dalla liaison tra Unicredit (+2,88% a Milano) e Commerzbank (+3,7% a Francoforte). Piazza Affari si apprezza dello 0,84%, in sintonia con Londra +0,61% e Parigi +0,5%, mentre sono più toniche Francoforte +0,9%, Amsterdam +1,02% e Madrid +1,12%.

Oltreoceano mostra un andamento più prudente Wall Street, con i prezzi alla produzione sopra le attese. Tra i pesi massimi brilla Nvidia, +1,3%, reduce dalla performance stellare di ieri (+8%), che ha tirato sù il morale alla borsa newyorkese. Crolla invece Moderna (-18%), peggior titolo sullo S&P 500, che ha annunciato la riduzione del 20% circa degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) per il periodo 2025 2028.

Sul mercato dei cambi il dollaro perde quota, mentre si rafforza l’euro per un cross con il biglietto verde a 1,103 (+0,2%).

Tra le materie prime brillano oro e petrolio. Lo spot gold viaggia forte oltre i 2555 dollari l’oncia (+1,66%) e anche i future di Brent e Wti si apprezzano del 3% circa, rispettivamente vicino a 70 dollari al barile e 73 dollari. Il greggio guarda all’uragano nel golfo del Messico che può bloccare gli impianti.

Bce unanime, ma ottobre resta nel limbo. Lagarde: Rapporto Draghi sulla produttività “formidabile”

Nonostante il finale positivo (ma sotto i massimi di giornata) la seduta europea ha registrato oggi qualche piccolo sbandamento in corrispondenza delle decisioni della Bce e delle parole di Christine Lagarde alla stampa, e con l’uscita dei dati macro Usa, dove i prezzi alla produzione di agosto hanno parzialmente deluso le attese come ieri è successo con i prezzi al consumo.

Lagarde non ha vestito i panni della colomba, anzi, ha mantenuto la retorica recente: “non ci impegniamo in un percorso predeterminato sui tassi” ha detto. La decisione di oggi è stata presa all’unanimità, ma per ottobre non c’è alcuna certezza e forse neppure alcuna speranza, visto che i rischi prevalentemente al ribasso sulla crescita economica non giustificano, al momento, una guardia più bassa sull’inflazione il cui rallentamento procede gradualmente, alla luce della dinamica dei salari e del settore dei servizi. Le previsioni di Francoforte sull’inflazione restano uguali a quelle di giugno in un orizzonte al 2026, mentre le proiezioni sulla crescita sono aggiustate al ribasso di un decimo su tutti e tre gli anni.

Nell’occasione Lagarde ha elogiato il rapporto di Mario Draghi sulla produttività definendolo “formidabile”, poiché “indica proposte concrete per le riforme strutturali i cui effetti potrebbero non solo rafforzare l’Europa ma anche essere molti utili per noi come banca centrale e ci potrebbero permettere di ottenere risultati migliori con la politica monetaria”.

Dalla sponda americana è risultata deludente la spinta dei dati macro del giorno per chi spera in una Fed più accomodante nella riunione della prossima settimana. Il mese scorso i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,2% rispetto a luglio e dell’1,7% tendenziale, come previsto. La componente “core” però, quella al netto dei prezzi dei beni alimentari, energetici e dei servizi commerciali, è salita del 3,3% su base annua, ben oltre il 2,5% stimato. Le richieste settimanali alla disoccupazione però sono salite più del previsto. Un quadro che lascia in ogni caso la maggior parte delle scommesse su una mini mossa da parte di Jerome Powell, con un taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base.

Piazza Affari, svetta Telecom ma la superstar è Unicredit

In Piazza Affari oggi brilla Telecom, +6,75% avvantaggiata tra l’altro dalla conferma del “buy” di Bofa e dal rialzo del prezzo obiettivo a 0,36 da 0,24 euro.

Reso il dovuto omaggio alla regina del listino, lo sguardo si sposta sul settore bancario, animato dalla recente mossa di Unicredit, che si presta a molte speculazioni sul futuro con Commerzbank. Persino la presidente della Bce ha detto che sarà interessante vedere come si evolverà la situazione nelle prossime settimane, pur astenendosi dal commentare direttamente il fatto che la banca guidata da Andrea Orcel sia salita al 9% del capitale della tedesca e che l’ad non escluda di andare oltre.

Orcel parlando con Bloomberg Television ha detto che Unicredit rimane “flessibile” sulle prossime mosse nei confronti di Commerzbank e un’acquisizione completa resta tra le opzioni possibili. “Le conversazioni su un’operazione di fusione e acquisizione o su un’ulteriore combinazione sono in cima alle discussioni”, ha detto Orcel, sottolineando che “visto che ora siamo un investitore, possiamo impegnarci in modo costruttivo per capire se tutti noi vogliamo creare qualcosa di più del valore che può essere generato da Commerzbank da sola”.

Dopo i dubbi di ieri, la possibile ripresa di un Risiko bancario, rimette al centro dell’attenzione anche Banco Bpm +2,94%, Bper +2,18%, Mps +2,07%, Popolare di Sondrio +1,8%.

Negli altri settori sono in evidenza Leonardo +1,83%, Tenaris +1,93, Iveco +1,62%. Rialzano la testa con maggior decisione rispetto a ieri anche titoli del lusso come Moncler +2,04%.

Le prese di beneficio penalizzano le utility, Hera -1,67%, Erg -1,03%, Snam -0,96.

Spread in calo

Il secondario chiude in verde, con uno spread a 136 punti base tra Btp e Bund, entrambi di durata decennale. I rendimenti si sono mossi un po’ in altalena dopo l’annuncio del taglio del costo del denaro da parte della Bce. In chiusura il titolo italiano è indicato al 3,48% e quello tedesco al 2,12%.

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