A Piazza Affari, il bicchiere è comunque mezzo pieno, perché il Ftse Mib chiude la sua terza seduta consecutiva in rialzo, segnando +0,26% a 28.493 punti. Ma se si guarda all’andamento dell’intera giornata, resta un po’ di amaro in bocca. La mattinata per le Borse europee era cominciata con ampi guadagni e con tutti i listini in forte rialzo trainati dalle speranze su un possibile stop (negli Usa) o almeno su una pausa (nella Ue) alla stretta monetaria delle banche centrali. Poi, nel primo pomeriggio, a sparigliare le carte è arrivata l’inflazione Usa, risultata sopra le attese. I listini hanno tirato il freno, timorosi che le loro speranze si infrangano nuovamente di fronte a un ennesimo aumento dei tassi.
Inflazione Usa sopra le attese
A settembre, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati mensilmente più delle attese, così come è stato sopra il consensus il dato annuale, che si è confermato ai massimi degli ultimi 14 mesi. Nei dettagli, secondo ill dipartimento del Lavoro, a settembre i prezzi sono aumentati dello 0,4% rispetto ad agosto, contro attese per un rialzo dello 0,3%. Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, ma soprattutto quello tenuto maggiormente sotto osservazione dalla Federal Reserve, è cresciuto dello 0,3%, in linea con le attese. Su base annuale, il dato generale ha messo a segno un +3,7%, contro attese per un +3,6%. Il dato “core” ha registrato un +4,1%, in linea con le attese, dopo il +4,3% di agosto.
Il dato sull’inflazione era stato preceduto ieri sera dalla pubblicazione delle minute dell’ultima riunione della Fed, dalle quali è emerso come il board sia diviso pur con la maggioranza favorevole a un nuovo rialzo dei tassi. I falchi potrebbero dunque rafforzarsi grazie al nuovo incremento dei prezzi.
I verbali della Bce
Stamattina sono arrivati anche i verbali della Bce che hanno a loro volta mostrato come “Una solida maggioranza di membri” si sia espressa “a favore dell’aumento dei tassi di 25 punti base” in occasione del direttivo svoltosi il 13 e 14 settembre scorsi. Nelle minute si sottolinea che “questi membri hanno sottolineato i livelli ancora elevati dell’inflazione e il fatto che un aumento dei tassi segnalerebbe una forte determinazione da parte del Consiglio direttivo a riportarla all’obiettivo in modo tempestivo”.
Dai verbali emerge inoltre la convinzione che “una pausa dei rialzi potrebbe dare adito a speculazioni sulla fine del ciclo di inasprimento, aumentando il rischio di una ripresa dell’inflazione”, cosa che richiederebbe un’altra ondata di aumenti che “potrebbe avere conseguenze negative per i mercati immobiliari e la stabilità finanziaria in generale”. Secondo la Bce, inoltre, “un’inversione di tendenza potrebbe segnalare che il Consiglio direttivo è più preoccupato per l’economia e per una potenziale recessione che per un’inflazione troppo elevata”.
Borsa, chiusura 12 ottobre: listini incerti dopo l’inflazione Usa
È questo lo scenario in cui si sono mosse le Borse europee che dopo la corsa mattutina hanno archiviato la seduta all’insegna dell’incertezza. La migliore è Amsterdam (+0,5%), seguita da Milano. Sono invece sotto la parità Francoforte (-0,23%), Parigi e Madrid, entrambe intorno a -0,3%. Fuori dall’Ue è positiva Londra (+0,33%).
Cosa sta succedendo a Wall Street
Dopo aver aperto in lieve rialzo, i listini americano hanno invertito la rotta (Dow Jones -0,3%, S&P 500 – 0,12%). Sull’azionario è stato negativo l’esordio al Nyse del titolo di Birkenstock. Ieri, il marchio di calzature tedesco ha aperto a 41 dollari, in calo di quasi l’11% rispetto all’Ipo fissata a 46 dollari, e ha chiuso a 40,20 dollari (-12,61%); oggi, cede il 4,1%.
Sotto i riflettori anche Walgreens Boots Alliance e Delta Airlines, le più attese in questa mattinata di trimestrali. La prima guadagna il 4,8%, la seconda ce lo 0,34%.
Borsa, chiusura 12 ottobre: a Milano occhi ancora su Leonardo
Continua la scia positiva di Leonardo che oggi è il miglior titolo del Ftse Mib con un rialzo di oltre il 2,58%.
Acquisti su Erg (+1,67%), Azimut (+1,84%) e Amplifon (+1,784%). Positiva Tenaris (+0,56%) dopo che Intermonte ha alzato l’obiettivo di prezzo da 15 a 16 euro per azione.
Il titolo peggiore è invece Moncler che chiude un’altra seduta in rosso (-1,97%). Riprende fiato dopo la corsa di ieri Mps (-1,19%). La Corte di Cassazione ha confermato le assoluzioni nel caso Vigni-Mussari.
Prese di beneficio anche su Iveco (-1,21%) e Nexi (-1,13%).
Si impenna di nuovo il prezzo del gas
Torna a salire il prezzo del gas, che sul mercato di Amsterdam segna un rialzo del 14,4% a 52,7 euro al megawattora. In una settimana l’aumento è del 40%.
Secondo gli operatori, alla base dell’impennata ci sono 3 fattori: il conflitto tra Israele e Hamas, l’annuncio di nuovi scioperi e la notizia della chiusura per 5 mesi del gasdotto che collega la Finlandia e l’Estonia dopo il sospetto sabotaggio. Quest’ultima notizia alimenta i timori sulla sicurezza delle infrastrutture europee. “I conflitti militari spaventano i mercati”, spiega un analista, ricordando le preoccupazioni per “potenziali interruzioni dell’offerta nel Medio Oriente che potrebbero influenzare i flussi sia in termini di spedizioni sia di volumi”.
“Il bilancio del gas a breve termine della regione sembra sicuro per ora” commentano gli analisti, sottolineando che “lo stoccaggio del gas naturale in Europa si sta avvicinando ai livelli record per questo periodo dell’anno, fornendo un sostanziale protezione delle forniture per l’inverno”.
Aumentano anche i prezzi del petrolio, con il Brent che segna +0,9% a 86,59 euro al barile e il Wti che sale dell’0,7% a 84,08 dollari.
Spread in salita, euro sotto 1,06 sul dollaro
Sul secondario lo spread sale a quota 196 punti base dai 194 della vigilia, con il rendimento sul Btp decennale Benchmark che aumenta al 4,75% rispetto al precedente closing di 4,66%.
Questa mattina il Tesoro ha offerto in asta 3 tipologie di Btp: buona la domanda, ma i rendimenti hanno toccato un nuovo massimo storico. Nel dettaglio il Tesoro ha emesso la quinta tranche del BTp a 3 anni scadenza 2026 per 2,75 miliardi a fronte di una richiesta pari a 4,352 miliardi. Il rendimento è salito di 7 centesimi attestandosi al 3,93%, livello più alto da settembre 2012.
Collocata anche la terza tranche del BTp a 7 anni con scadenza 2030: a fronte di unimporto pari a 2,75 miliardi, sono arrivate richieste per 4,063 miliardi. Il rendimento ha registrato un incremento di 16 centesimi al 4,37%, nuovo massimo storico.
Infine, il Tesoro ha collocato la quarta tranche del BTp a 20 anni 2043, assegnata per 1 miliardo a fronte di una domanda totale pari a 1,63 miliardi, con un rendimento del 5,03%.
Passando infine al valutario, Dopo il dato sull’inflazione il dollaro si rafforza e l’euro perde quota, scendendo a 1,0552 sul biglietto verde dall’1,0608 della chiusura di ieri.