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Borsa chiusura 12 aprile: oro record ma Wall Street frena i listini europei. A Milano bene Saipem, Eni ed Enel, male Stellantis e Tim

Le persistenti incertezze sui tassi penalizzano più l’America che l’Europa, dove brilla solo Londra

Borsa chiusura 12 aprile: oro record ma Wall Street frena i listini europei. A Milano bene Saipem, Eni ed Enel, male Stellantis e Tim

La volatilità che ha caratterizzato l’attuale settimana dei mercati finanziari ha fatto nuovamente capolino oggi in Europa, che chiude contrastata una seduta partita con grande sprint, grazie a un’inflazione in calo in Germania e Francia. A frenare gli entusiasmi è stato l’avvio negativo di Wall Street, che si muove al momento in ribasso (Dj -0,8%) dopo la pubblicazione dei risultati del primo trimestre di colossi come Jp Morgan (che cede oltre il 5%), Wells Fargo, Citi, BlackRock, nonostante i risultati siano andati oltre le attese degli analisti.

Volano d’altra parte materie prime e dollaro.

Eurozona in ordine sparso, tonica Londra con le major petrolifere

Piazza Affari si apprezza dello 0,15% a 33.764 punti base, con le banche che, dopo un tentativo rimbalzo, chiudono contrastate. Brillano invece i titoli dell’energia come Saipem +3,92%, Enel +2,91% ed Eni +2,69%.

Il quadro è variegato nel resto della zona euro: Madrid +0,35%, Amsterdam -0,06%, Parigi -0,24%, Francoforte -0,1%.

Fuori dal blocco svetta Londra +0,94%, anche grazie allo scatto delle major petrolifere.

Inoltre la tiepida economia britannica potrebbe essere vicina a uscire dalla recessione visto che la produzione è cresciuta per il secondo mese consecutivo a febbraio, e il dato di gennaio è stato rivisto al rialzo. Il pil è salito dello 0,1% in termini mensili a febbraio, mentre la lettura di gennaio è stata rivista allo 0,3%, dallo 0,2% precedente.

Materie prime e dollaro in orbita

A fare da calamita per gli acquisti sono anche oggi le materie prime e il dollaro. L’oro viaggia per la prima volta oltre i 2400 dollari l’oncia, l’argento non vuole essere da meno e si avvicina a 30 dollari, il petrolio mette il turbo e guadagna circa il 3%, con il Brent oltre i 92 dollari, anche perché è sempre allarme Medio Oriente. S’impenna pure il gas, con le quotazioni che ad Amsterdam si avvicinano a 31 euro al megawattora. Il super dollaro non accenna a sgonfiarsi: l’euro perde quasi l’1% per un cambio intorno a 1,062 e non se la passa molto meglio la sterlina, mentre lo yen recupera lievemente dai nuovi minimi toccati nei giorni scorsi. Secondo il FT il biglietto verde si avvia a chiudere la settimana più forte da due anni a questa parte. 

A fare da volano alla valuta statunitense sono le attese di un rinvio a settembre di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, a causa di un’inflazione ancora troppo forte. Il quadro geopolitico e l’andamento dei prezzi del petrolio fanno il resto.

Il nodo delle banche centrali

A tenere sulle spine gli investitori, bisogna ricordarlo, è in gran parte l’atteggiamento delle banche centrali, con Fed e Bce che sembrano destinate a separare le agende dopo che ieri Francoforte, lasciando i tassi invariati, ha fatto capire che è pronta a muoversi in modo indipendente da Washington.

A rafforzare le probabilità che Christine Lagarde allenti la politica monetaria già nel mese di giugno sono i dati usciti oggi sull’inflazione di marzo in alcuni importanti paesi. In Germania la lettura finale vede i prezzi in rallentamento a +2,2% annuo, dal +2,5% di febbraio; in Francia si passa al 2,3% dal 3% del mese prima.

In Spagna però riparte la corsa dei prezzi, al 3,2%, ma la causa sarebbe da imputare all’aumento dell’Iva sull’energia.

Secondo Bloomberg le scommesse dei mercati indicano ora la prospettiva di un taglio europeo per un quarto di punto a giugno, mentre per la Fed gli orizzonti si sono spostati a settembre e per la Bank of England ad agosto.

Piazza Affari tiene grazie a energetici e Amplifon

Amplifon, +3,42%, è tra le blue chip migliori di Piazza Affari oggi, dopo le perdite dei giorni scorsi a seguito di un’indagine dell’Antitrust. Il titolo trova appoggio in un’analisi di Equita che ha alzato il prezzo obiettivo a 33 da 29 euro grazie ai buoni tassi di crescita attesi per il primo trimestre e quelli a venire e alle possibili occasioni di M&A.

Gli energetici fanno la parte del leone e insieme a Saipem, Enel ed Eni, guadagnano nuovamente terreno A2a +2,52%, Snam +2,17%, Erg +2,02%, Terna +1,3%. Ritrova fascino Leonardo +1,89% in un mondo che non sembra avere alcuna voglia di far tacere le armi.

La conta delle perdite parte da Interpump, -5,63%, che si era mossa in rialzo in recenti sedute.

Arretrano Stellantis -3,27%, Stm -1,05%.

Le banche sono contrastate, dopo le perdite di ieri.

In particolare, sono ancora in rosso Monte Paschi -0,97% e Banco Bpm -1,2%. Le big Intesa e Unicredit agguantano un rimbalzino, ma limano i guadagni rispettivamente allo 0,24% e allo 0,22%. La banca guidata da Andrea Orcel ha ottenuto ieri il via libera della Bce alla tranche di buyback da 3,1 miliardi. L’ad, cui è stato rinnovato il mandato, si è proposto di far raggiungere alla banca nuovi record.

Spread e tassi in calo

Tornano gli acquisti sui titoli di Stato della zona euro, nella maggior convinzione che la Bce si avvicini a un allentamento monetario. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata si restringe leggermente a 139 punti base e i rendimenti arretrano rispettivamente al 3,73% e 2,34%.

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