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Borsa chiusura 11 settembre: l’inflazione Usa porta ad escludere maxi tagli tassi Fed mandando in rosso i listini azionari

Photo by David Vives on Unsplash

L’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti delude i mercati che, dopo i dati sui prezzi al consumo di agosto, hanno cominciato a perdere terreno. Forse perché l’andamento dei prezzi non è risultato così significativo come sperato, forse perché non è chiaro cosa farà la Fed (taglierà? taglierà solo lo 0,25%?), fatto sta che l’azionario ha perso terreno e domani ci sarà la prova del nove con i prezzi Usa alla produzione.

I listini europei chiudono contrastati una giornata volatile, animata soprattutto dal blitz di Unicredit, mentre domani si riunirà la Bce e si stima che allenterà leggermente la stretta ancora dello 0,25%.

Piazza Affari arretra dello 0,12%, preservando i 33.174 punti base. A livello azionario la notizia del giorno, a Milano, come in Europa, riguarda le banche: si tratta della mossa a sorpresa di Unicredit (+0,22%) su Commerzbank (+18,94% a Francoforte), che potrebbe preludere a sviluppi successivi. L’istituto guidato da Andrea Orcel è salito al 9% nel capitale della banca tedesca, lasciando di stucco i possibili candidati a un nuovo polo bancario nel Belpaese, come Banco Bpm (-0,74%).

Per quanto riguarda gli altri indici principali in Europa: sono in lieve calo Parigi -0,13% Londra -0,14%, mentre risultano positive Francoforte +0,34%, Madrid +0,64% e Amsterdam +0,3%.

Wall Street si muove in rosso (DJ -1,3%) dopo un avvio cauto. I listini si confrontano con dati macro, ma anche con la politica dopo il dibattito tv Harris-Trump. La vittoria viene attribuita alla candidata democratica, la quale potrà contare anche sul voto di Taylor Swift.

I titoli che avrebbero beneficiato di una vittoria opposta sono in calo, in particolare quelli legati alle criptovalute, alla blockchain, mentre Trump Media & Technology Group, società media del tyconn, crolla del 16,3%.

Inflazione Usa in chiaroscuro

La formula è un po’ stantia, ma rende l’idea: i dati sull’inflazione Usa nel mese di agosto sono in chiaroscuro e creano ulteriori dubbi sulla riunione di politica monetaria della Fed.

La logica dei numeri e delle percentuali dice che i prezzi al consumo il mese scorso sono cresciuti dello 0,2% (come atteso) e sono scesi al +2,5% su base annua, al ritmo tendenziale minimo da febbraio 2021 e sotto le attese del 2,6%. La crescita dell’inflazione core però, quella calcolata al netto di beni più volatili come energia e alimentari, è salita più del previsto: +0,3% mensile (contro 0,2% di luglio). A livello tendenziale, il tasso ‘core’ è rimasto stabile al 3,2%.

Una situazione che, a caldo, risulta poco idonea a favorire un taglio dei tassi dello 0,5% e incrementa invece ulteriormente le probabilità di una mossa prudente da parte della Fed dello 0,25%, al termine della sua riunione del 18 di settembre.

Dollaro in rialzo

Anche il dollaro appare nervoso. Il biglietto verde si sta rafforzando contro sterlina ed euro (che cede circa lo 0,15% e tratta strettamente a 1,1), ma perde terreno contro lo yen (-0,77%) e cambia a 141,33. La Banca del Giappone, infatti, è attesa muoversi in direzione opposta rispetto alle altre, come ha ribadito anche oggi il consigliere della BoJ Junko Nakagawa, secondo il quale l’istituto nipponico continuerà ad alzare i tassi se l’economia e l’inflazione lo consentiranno.

Tra le materie salgono i prezzi del petrolio, dopo le perdite di ieri. A dare sprint contribuisce l’uragano Francine che dovrebbe toccare nelle prossime ore terra nel Golfo del Messico.

Piazza Affari, banche contrastate dopo Unicredit

Sul principale listino milanese chiudono contrastate le banche. La mossa di Unicredit ha spiazzato un po’ tutti, persino il governo tedesco. In ogni caso l’istituto di piazza Gae Aulenti ha specificato che presenterà alle autorità competenti, “se e quando necessario”, tutte le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 9,9% in Commerzbank. Secondo FT i tedeschi sono aperti a trattative su una possibile integrazione con la banca italiana. Per il broker Equita questi scenario potrebbe portare “sinergie pari a circa il 10% della base costi di Commerzbank, un premio in area 20-25% e un’operazione 50% cash/50% carta”. A seguire “una crescita dell’Eps sopra il 15%, senza compromettere la solidità patrimoniale della banca con Cet1 che rimarrebbe in area 13,5%-14% e preservando la politica di distribuzione dei dividendi”.

Sul Ftse Mib le banche in ribasso sono Mediobanca -1,64% e Banco Bpm, mentre quelle in maggior progresso sono Mps +0,82% e Bper +0,61%.

Tra i titoli finanziari oggi rimbalza Unipol +1,95%, gruppo attento ai movimenti nel settore bancario viste le sue partecipazioni in Bper e Popolare di Sondrio (-0,08%). 

Fuori da questo perimetro bancario ritrova il sorriso Saipem +1,67%, dopo le lacrime di ieri. Bene Italgas +1,46% e Campari +1,14%.

Non riesce a scuotersi invece Amplifon -1,55%, intimorita dalla potenziale concorrenza di Apple. Arretrano Nexi -1,16% e Diasorin -1,01%.

Fuori dal listino principale chiude una buona seduta Industrie De Nora (+4,99%) dopo la firma del memorandum d’intesa con l’azienda tecnologica giapponese Asahi Kasei per sviluppare e commercializzare elettrolizzatori e sistemi containerizzati per la produzione di idrogeno verde su piccola scala.

Saras esce oggi definitivamente da Piazza Affari, dopo 20 anni di permanenza, a seguito dell’opa di Vittol (tramite Varas).

Spread e tassi in calo

Il secondario chiude in verde, con lo spread tra Btp decennale e Bund di medesima durata a 139 punti base, mentre i rendimenti arretrano rispettivamente al 3,46% e 2,06%.

Sul primario nell’asta dei Bot annuali il rendimento è tornato sotto la soglia del 3% per la prima volta da dicembre 2022.

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