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Borsa chiusura 11 novembre: sempre in rally Dow e S&P 500 che raggiungono nuovi record. L’Europa rimbalza e Leonardo vola

L’effetto Trump sui mercati non s’arresta: l’America colleziona nuovi record e le Borse europee rimbalzano. Inarrestabile il Bitcoin

Borsa chiusura 11 novembre: sempre in rally Dow  e S&P 500 che raggiungono nuovi record. L’Europa rimbalza e Leonardo vola

La luna di miele dei mercati finanziari con la vittoria di Donald Trump prosegue e contagia oggi i listini europei, che rimbalzano dopo un’ottava piena di incertezze, tra i timori di nuovi dazi dagli Usa e la crisi politica tedesca.

Piazza Affari è la migliore e si apprezza dell’1,56%. Leonardo (+4,45%) è ancora in denaro e chiude ai massimi dal 2000, nella prospettiva di una crescita per spese militari, che porta ottimismo in tutto il settore a livello europeo. Inoltre la pace Russia-Ucraina non sembra dietro l’angolo e il Cremlino smentisce la telefonata di Donald Trump a Vladimir Putin, volta a far sì che Mosca smorzi l’offensiva.

Una serie di trimestrali positive forniscono ossigeno anche a Francoforte +1,28%, Parigi +1,2%, Zurigo +0,87%, Londra +0,76%, Amsterdam +0,47%, Madrid +0,33%.

In particolare il produttore tedesco di componenti per auto Continental mostra un balzo del 10,81% dopo aver registrato un utile core del terzo trimestre superiore alle aspettative. Brillano titoli dei settori assicurazioni, chimica e industria.

Wall Street, caccia ai Trump trades, come bitcoin, dollaro Tesla

Oltre Atlantico Wall Street si muove intonata, mentre si assiste a una caccia dei cosiddetti “Trump trades”, vale a dire gli elementi che sul mercato potranno beneficiare del ritorno alla Casa Bianca del tycoon. Tra questi il bitcoin, che si muove su nuovi massimi di sempre oltre 83.867 dollari.

Sul mercato valutario il biglietto verde fa incetta di acquisti e corre contro le principali valute, mentre l’euro, allarmato dalla crisi di governo tedesca, tratta in ribasso dello 0,75% a 1,0638.

Nell’azionario di New York è ancora in rally Tesla, che guadagna quasi l’8%, dopo essere tornata oltre i mille miliardi di capitalizzazione nella seduta di venerdì scorso. Viaggiano forte i titoli legati alle valute digitali, mentre l’indice Russell 2000 delle small cap sale dell’1,39%, ai massimi dallo scorso novembre. Le piccole imprese dovrebbero beneficiare infatti in misura robusta dei tagli fiscali proposti dal presidente eletto e delle aspettative di un contesto normativo più accomodante.

L’indice benchmark S&P 500 si muove oltre 6000 punti base, soglia brevemente sfondata per la prima volta nell’ultima seduta. Non ci sono indicazioni che provengono invece dall’obbligazionario a stelle e strisce, perché il mercato oggi è chiuso per festività.

Crollo del greggio e dell’oro

La forza del dollaro travolge le materie prime e a farne le spese oggi è anche l’oro, che dopo tanti nuovi massimi si muove in calo in misura superiore al 2,5% sia nella versione spot che future. Il lingotto consegna immediata tratta al momento a 2614,34 dollari l’oncia (-2,59%).

Il petrolio arretra dopo la delusione per i prezzi al consumo in Cina visti sabato. Questi sono aumentati al ritmo più lento degli ultimi quattro mesi, mentre la deflazione dei prezzi alla produzione si è aggravata, anche se Pechino insiste sullo stimolo per sostenere l’economia in crisi. Inoltre c’è timore che, sotto la presidenza Trump, gli Usa possano incrementare la produzione di petrolio e gas, anche se gli analisti giudicano improbabile un cambio delle previsioni di produzione 2025. In questo contesto il greggio texano arretra del 3,18%. 68,14 dollari al barile, mentre il Brent cede il 2,95% per un prezzo di 71,73 dollari al barile.

Nuove indicazioni anche per l’oro nero potranno arrivare in settimana dai dati macro Usa, tra cui i prezzi al consumo e alla produzione di ottobre.

Tastare il polso all’inflazione sarà utile anche alla Fed prima, mentre in settimana si attende un discorso del presidente della banca centrale Jerome Powell.

Piazza Affari, rally di Leonardo e Azimut 

In Piazza Affari è in evidenza Azimut +4,1%, dopo i numeri presentati nei giorni scorsi. Inoltre secondo indiscrezioni stampa l’azienda starebbe valutando l’acquisto di alcune attività di Illimity; un’operazione propedeutica al lancio della fintech bank di Azimut. L’ad di Illimity Corrado Passera sostiene però che tra le due società “C’è una collaborazione forte, ma oggi sul tavolo non c’e’ altro”. Nel settore è forte anche Finecobank +3,34%

Leonardo, come detto, prosegue la sua corsa e si avvale anche del rialzo del prezzo obiettivo da parte di Mediobanca e Bernstein. Piazzetta Cuccia nella nota giornaliera scrive che “l’esito delle elezioni negli Usa potrebbe avere un impatto significativo per il comparto della Difesa dell’Ue e in particolare per Leonardo e questo potrebbe tradursi in una accelerazione della spesa per la difesa in Italia che è ancora significativamente sotto l’obiettivo del 2% della Nato”. Inoltre si registra la conferma dell’impegno del Regno Unito nel programma Tempest per la costruzione del caccia di nuova generazione insieme a Italia e Giappone nell’ambito del Global combat air programme (Gacp)

Bene l’industria con Prysmian +3,38%. Nella sanità brilla Amplifon +3,53%, mentre tra le banche, in ripresa, la più forte è Popolare di Sondrio +3,07%. Rimbalza inoltre Unipol +2,68%, dopo lo scivolone seguito alla trimestrale.

Sono tornati buoni spunti anche sulle utility a partire da Hera +2,17%.

Sono solo tre le blue chip in ribasso. La prima è Moncler, -1,19%, con la stampa britannica che rilancia l’ipotesi di un interesse per Burberry (-3,33% a Londra), mentre la regina dei piumini smentisce ancora una volta questa ipotesi. Sempre nel lusso Cucinelli perde lo 0,27%. L’altra blue chip leggermente in rosso è ancora Erg -0,1%.

Tra i titoli minori bene Avio, +2,4%, grazie a risultati trimestrali migliori delle stime, con la conferma delle previsioni per l’anno in corso.

Nell’editoria si apprezza Rcs +1,25%, che ha mostrato un utile dei primi nove mesi a 32,1 milioni, in crescita del 15,5% rispetto allo stesso periodo 2023.

Spread in calo

La seduta è stata favorevole anche all’obbligazionario: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di durata uguale arretra a 126 punti base. Scendono inoltre i rendimenti: il titolo italiano è indicato al 3,59% e quello tedesco al 3,32%.

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