Torna la volatilità sui mercati finanziari e i listini europei chiudono oggi in ribasso, con Piazza Affari in maglia nera a causa delle vendite su titoli di peso dei settori oil, finanziario e auto. Il Ftse Mib cede l’1,12%, mentre sono un po’ meno marcate le perdite a Francoforte -0,89%, Londra -0,78%, Amsterdam -0,73%, Madrid -0,65%, Parigi -0,24%. A risvegliare gli Orsi hanno contribuito nuovi dati da Pechino e il conseguente crollo del petrolio, le incertezze politiche su entrambe le sponde dell’Atlantico e le vendite a pioggia su Bmw (-10,97%), che ha rivisto al ribasso le stime per l’anno in corso, tra persistente debolezza della domanda cinese e problemi sul sistema frenante integrato (Ibs) da parte di un fornitore, che impatta su un milione e mezzo di veicoli. Dopo Volkswagen si tratta un altro brutto segno che arriva dalla Germania.
Wall Street contrastata in attesa di Trump-Harris
Oltreoceano è contrastato l’andamento di Wall Street, mentre l’attenzione si sta focalizzando sulla politica, prima dei dati sull’inflazione di domani. Nella serata americana, quando in Europa sarà notte fonda, anche gli investitori si sintonizzeranno sul primo e unico faccia a faccia tv tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump e Kamala Harris. L’esito elettorale di novembre influenzerà politica, economia e finanza a livello mondiale, mentre la Fed nella riunione del 17 e 18 settembre dovrà valutare anche questi possibili scenari, nel prevedere le sue future mosse. Dalla riunione di questo mese ci si attende un taglio di 25 punti base, ma non se ne esclude uno da 50. Dalla Bce, che si pronuncerà dopodomani, dovrebbe arrivare la notizia di una nuova sforbiciatina da 25 punti base.
Tra i titoli Usa corre Oracle, +11,3% che offre sostegno anche a Nasdaq (+0,43%) e S&P500 (+0,12%) dopo che la società di software ha registrato una trimestrale superiore alle attese. Arretra invece Apple, -1%, che non ha convinto il mercato con i nuovi prodotti. Pesa oggi inoltre la notizia che la società di Cupertino ha perso una battaglia legale in Europa e dovrà pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate all’Irlanda, nell’ambito di un giro di vite dell’Ue contro gli accordi di favore tra i paesi del blocco e le multinazionali.
La Cina fa paura e il petrolio affonda
L’instabilità odierna affonda le sue radici in nuovi segnali di debolezza in Cina, dove il balzo dell’export a fronte di un calo dell’import, per gli osservatori significa solo che la propensione a spendere nel Paese del dragone continua a scendere. La debolezza della Cina pesa sul petrolio, che guarda con ovvia preoccupazione allo stato di salute dell’economia di uno dei suoi più grandi acquirenti. Così i future di Brent e Wti, dopo la schiarita di ieri, tornano nella bufera e perdono oltre il 3%.
L’Opec, nell’ultimo rapporto mensile, scrive che il consumo mondiale di petrolio continuerà a crescere nella restante parte del 2024 e nel 2025, ma con una leggera revisione al ribasso rispetto alle previsioni precedenti.
Tornano gli acquisti sull’oro: lo spot gold tratta al momento oltre 2516 dollari l’oncia.
Sul mercato valutario ci si muove pensando alle scelte della Fed, ma anche allo scenario politico. Se Trump prevalesse, questa è la valutazione degli esperti, il dollaro si potrebbe rafforzare, a causa dell’incremento dei dazi e del rischio di innalzamento dei prezzi, con conseguenze sulla politica monetaria. Al momento il biglietto verde si muove in ribasso (-0,45%), soprattutto contro lo yen, dopo il recupero di ieri. L’euro però fa peggio e tratta in calo dello 0,08%, per un cambio in area 1,1.
Appare debole anche la sterlina, dopo dati sull’occupazione migliori delle attese.
Piazza Affari, tengono le utility, ma gran parte del Ftse Mib frana
A Piazza Affari reggono le utility, ma il resto del listino frana.
I pochi acquisti si sono concentrati su Erg +1,38%, Italgas +1,18%, Enel +0,4%. C’è stato inoltre qualche spunto su Prysmian +0,2%, Inwit +0,36%, Diasorin +0,73%, Azimut +0,23%, Moncler +0,14%.
Il fronte dei ribassi è però molto più corposo. Si parte con Saipem -4,54% e si prosegue con Unipol -4,2%, Stm -3,52%, Stellantis -2,73%, Popolare di Sondrio -3,2%.
Eni -2,26%, Campari -2,12%, Tenaris -2,12%, Telecom -2,08% e Mps -2,02% completano il quadro dei dieci maggiori ribassi tra le blue chip.
Non ha svolto un ruolo difensivo Amplifon -1,91%, allarmata (come gli altri titoli del settore a livello europeo) dall’annuncio di Apple del lancio di un Airpod Pro 2 che aiuterà le persone con problemi di sordità. Secondo Jefferies questa novità non dovrebbe creare grandi problemi, poiché le aziende di apparecchi acustici offrono prodotti molto più specifici e destinati a chi ha problemi gravi di udito. I dispositivi da banco, come quelli di Apple, dovrebbero servire solo a chi ha problemi lievi.
Spread stabile
Il clima è invece sereno sul secondario, con lo spread che resta a 141 punti, mentre i tassi scendono. Il Btp decennale arretra al 3,52% e il Bund di pari durata scende al 2,12%, nella convinzione che la Bce non deluderà le attese del mercato.