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Borsa chiusura 1 ottobre: l’Iran lancia un attacco balistico a Israele e affonda i mercati. Oro e petrolio volano

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La guerra in Medio Oriente e la minaccia, poi diventata realtà, che l’Iran stia per attaccare Israele spaventano le borse, che oggi chiudono nuovamente in calo in Europa, mentre Wall Street si sta muovendo in rosso a metà giornata.

Piazza Affari perde l’1,04% e arretra sotto i 34 mila punti base (33.771), con le banche in fondo al listino, a fronte di un’inflazione sotto il 2% nella zona euro – in un contesto di economia stagnante – che quasi certamente spingerà la Bce a ulteriori tagli dei tassi questo mese.

Il settore bancario zavorra anche Madrid, -1,68%, che veste la maglia nera, mentre sono più contenute le perdite a Parigi -0,81% e Francoforte -0,64%. È fuori dal coro Londra +0,46%.

A New York il DJ sta perdendo lo 0,43%, lo S&P 500 l’1,01%, il Nasdaq l’1,74%. Per ora Wall Street non sembra orientata a cambiare passo, nonostante uno scatto finale abbia consentito ieri a DJ e S&P 500 di chiudere l’ennesima seduta record.  

L’Iran attacca Israele? Vola il petrolio

I listini europei, che mostravano oggi un andamento fiacco, hanno accelerato al ribasso dopo l’indiscrezione che l’Iran stia per sferrare un attacco contro Israele con missili balistici, missili da crociera e droni, che potrebbero colpire basi dell’aeronautica e un quartier generale dell’intelligence a nord di Tel Aviv. A rivelarlo sono state fonti dell’amministrazione Usa e la notizia è stata data anche dal Nyt, citando inoltre tre fonti della difesa israeliana. Si tratta di uno degli scenari più temuti anche dai mercati, che infiamma però il petrolio. Il greggio texano di novembre guadagna il 4,52% e tratta oltre i 71,2 dollari al barile; il Brent, nel contratto più scambiato di dicembre, sale del 4,21%, a 74,72 dollari al barile.

Gli investitori si tutelano anche con l’oro, che dopo alcune giornate fiacche torna a mettersi in luce. Lo spot gold sale dell’1%, per un prezzo di 2.662 dollari l’oncia.

Sul mercato dei cambi si rafforza il dollaro, dopo che ieri il presidente della Fed Jerome Powell ha raffreddato le attese di un altro taglio dei tassi di 50 punti base a novembre.

Secondo il FedWatch Tool del Cme Group, la probabilità di una riduzione di 25 punti base nella riunione del mese prossimo è del 62,7%, rispetto al 41,8% di una settimana fa. L’euro dollaro è in area 1,106.

Sul fronte macro, il mercato del lavoro Usa ha mostrato segni di forza con il dato sulle offerte di lavoro ad agosto in lieve rialzo a 8 mln, oltre le stime mentre hanno deluso i dati sull’Ism manifatturieri e quello sulle spese per le costruzioni, entrambi risultati inferiori alle attese.

Nella zona euro si registra l’apertura a un nuovo taglio del “falco” della Bce Olli Rehn, governatore della banca centrale finlandese.

“Abbiamo ricevuto un’ulteriore conferma dai recenti dati statistici che l’inflazione sta rallentando. Ciò significa, almeno a mio parere, che ci sono più motivi per abbassare i tassi nella nostra riunione di ottobre. Il recente indebolimento delle prospettive di crescita della zona euro fa pendere la bilancia nella stessa direzione”.

Inflazione sotto il 2% in eurolandia. Manifattura al palo

A fare da pungolo a un atteggiamento più accomodante della Bce sono stati gli elementi macroeconomici di giornata.

In particolare l’inflazione nella regione è sotto il 2% per la prima volta dal 2021: i prezzi al consumo di settembre segnano +1,8%, da +2,2% di agosto, grazie alla forte discesa della componente energetica.

Le cattive notizie arrivano invece dalla manifattura, con la pubblicazione dei Pmi (redatti sulla base di un sondaggio con i direttori agli acquisti delle aziende) che anticipano una congiuntura difficile. A settembre l’indice è sceso a 45 punti da 45,8 di agosto, toccando il livello più basso degli ultimi 9 mesi, ma facendo un po’ meglio delle stime date a 44,8. Si resta in contrazione (sotto il limite di 50), soprattutto in Germania, dove l’indice è sceso al minimo di 12 mesi, a 40,6 punti, da 42,4 di agosto. In Italia l’indice è sceso a 48,3 da 49,4.

Piazza Affari, salgono petroliferi e Leonardo. Al palo Stellantis

La situazione odierna favorisce una decisa ripresa dei titoli petroliferi e delle oil service, mentre non c’è riscatto per Stellantis dopo il tonfo vicino al 15% di ieri. La casa italo-francese si apprezza dello 0,16%, ma non mostra segnali di vera ripresa all’indomani della riduzione delle previsioni degli utili per l’anno in corso.

Svettano in cima al listino principale Tenaris +2,83%, Eni +1,52%, Saipem +1,09%. Gonfia il petto anche il titolo della difesa Leonardo +1,7%.

Bene le utility: Italgas +1,29%, Snam +1,09%, Enel +0,64%. Il colosso elettrico si è portato in seduta anche ai massimi dal 2021, dopo indiscrezioni uscite ieri su un incontro tra il ceo di BlackRock, Larry Fink e l’ad di Enel Flavio Cattaneo, prima di un meeting istituzionale con la premier a Palazzo Chigi. Secondo Reuters pare che oggetto dell’incontro sia stato l’interesse di BlackRock per siti di centrali elettriche da dismettere per riconvertirle a data center per l’IA. Secondo Banca Akros, “c’è poca visibilità sulle negoziazioni. Tuttavia anche se il deal dovesse andare avanti, non sono da attendersi particolari impatti per la società”.

Le perdite affossano soprattutto le banche, nonostante Jeffries abbia alzato il prezzo obiettivo di molti titoli del settore.

La blue chip peggiore del giorno è Bper -4,85%. Sono in profondo rosso anche Banco Bpm, -4,39%, Mps -3,53%, Pop di Sondrio -3,2%, Unicredit -2,76%, Intesa -2,66%.

Nel lusso sono tornate le vendite su Moncler -3,4%.

Stm perde il 2,4%, senza beneficiare dell’avvio di una collaborazione strategica con Qualcomm, nei sistemi di connettività wireless alimentati dall’IA. In una nota congiunta si sottolinea che la collaborazione si svilupperà nella prossima generazione di soluzioni IoT industriali e consumer potenziate dall’Edge AI.

Stabile lo spread

Lo spread si conferma stabile a 133 punti base, con tassi in calo. In particolare il Bund, in giornata, è sceso sotto il 2% per la prima volta da dicembre 2022.

In prossimità della chiusura il rendimento del BTp 10 anni è indicato a 3,37%, quello del Bund di pari durata al 2,04%.

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