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Borsa, brillano Eni e Tenaris ma frenano banche e utilities

A metà seduta Piazza Affari rallenta dopo due giorni di rally – Solo i titoli del petrolio ancora in progresso sulla scia dell’accordo Opec: brillano Eni e Tenaris ma anche Generali – In discesa Mps, Recordati e Ferrari – Vendite sui titoli di Stato soprattutto a lunga scadenza

Borsa, brillano Eni e Tenaris ma frenano banche e utilities

Rallenta Piazza Affari dopo due giorni di forti rialzi (+5% tra martedì e ieri). L’indice Ftse Mib arretra a metà giornata dello 0,40% attorno a quota 16.400. Più marcato il calo delle altre Borse: Parigi -0,7%. Francoforte -0,8% , Madrid -0,6%. A Londra il ribasso più pesante: -1,14%.

L’unico settore positivo e quello dell’Oil & Gas, in rialzo dell’1,7%. Il Brent sale dello 0,3% a 52 dollari al barile. Ieri ha registrato un balzo del 9%. La fiammata del petrolio alimenta aspettative di una risalita dell’inflazione e dunque dello scenario di tassi più alti.

Per le banche d’affari l’accordo dell’Opec non è sufficiente a cambiare le prospettive del mercato oil, in quanto rimane lo scetticismo sulla realizzazione effettiva dell’intesa. Per Jefferies è importante tenere d’occhio le scorte e le mosse Usa. Equita vede il Brent a 50/60 dollari nel 2017.

Sul listino italiano, i rialzi più consistenti riguardano Eni +1,9% (tra i preferiti dal broker), Saipem +0,4%, Tenaris +1,8%. Scende al contrario Saras (-1%): i più alti prezzi del petrolio rischiano di comprimere i margini di raffinazione. 

Proseguono invece le vendite sui titoli di Stato soprattutto quelli con le scadenze lunghe, più penalizzati da un rialzo dei tassi. Il rendimento del Bund decennale tedesco torna sopra lo 0,30%, massimo degli ultimi sei mesi. Il rendimento del trentennale sfiora l’1%, non accadeva da maggio. Il Btp decennale si porta verso il 2%. 

Il dollaro scende contro le altre principali valute, dopo i guadagni della seduta precedente seguiti alla decisione dell’Opec di tagliare la produzione del greggio ed ai dati Usa positivi che hanno alimentato le aspettative di un aumento dei tassi di interesse questo mese. Il biglietto verde nei confronti dell’euro scende dello 0,2% a 1,0615.

La nota macro più positiva arriva dal settore manifatturiero che ha messo a segno in novembre il miglior risultato da giugno a questa parte. L’indicatore mensile elaborato da Markit e Adaci, che misura il clima di fiducia dei direttori acquisto di categoria, passa a 52,2, da 50,9 di ottobre. Tra le singole voci dell’indice generale, quella relativa ai nuovi ordini migliora a 53,2, anche in questo caso massimo da giugno, dopo il 50,4 di ottobre.

In ribasso Monte Paschi (-1,4%). Sono alla stretta finale le trattative sull’ingresso del fondo sovrano del Qatar nel capitale della Banca. Prima però gli azionisti del Golfo (e diversi fondo di investimento) attendono l’esito del referendum. Unicredit -0,2%, Intesa Sanpaolo-0,5%, Banco Popolare -0,7%. Fa eccezione Bper Banca (+3,5%).

Generali (+1,68%) si muove in rialzo dell’1,3% a 12,10 euro. Stamattina Exane Bnp Paribas ha promosso il giudizio a Neutral da Underperform, lasciando invariato il target a 11,70 euro. In calo le utilities, condizionate dall’attesa di rialzo di tassi: Telecom Italia -0,4%, Enel -1%, Snam -3,3%, Terna -1,4%.

Tra gli industriali, Ferrari -1,7%: la Cina ha fissato una nuova tassa del 10% sulle auto di lusso. Si applica ai veicoli con un costo superiore ai 177mila euro. “Ha l’obiettivo di indurre un consumo più razionale e sostenere l’acquisto di vetture che impiegano meno carburante”, ha spiegato il Ministero delle Finanze.

Leonardo -0,3%: ieri sera l’Unione Europea ha annunciato la creazione di un fondo da 5 miliardi di euro per finanziare gli investimenti nella difesa, con particolare riguardo all’integrazione tra gli eserciti dei singoli paesi. Recordati -3%.

Da rilevare tra le small caps in rimbalzo di Italia Indipendent, già sospesa per eccesso di rialzo con un guadagno del 9,5% a un prezzo di 3,30 euro. Dal minimo storico segnato a 2,72 euro nel giorno dell’arresto di Lapo Elkann, presidente e co-fondatore del gruppo, il titolo ha messo a segno un rimbalzo del 22%. La quotazione si è riportata vicino al prezzo di emissione delle nuove azioni “in opzione” riservate al mercato emesse a 3,40 euro ciascuna fino a un massimo di 4,89 milioni di euro.

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