Archiviato un anno di primati, le Borse iniziano l’anno con una nuova iniezione di energia in arrivo dai Grandi.
La Banca centrale cinese ha annunciato il taglio della riserva obbligatoria di 50 punti base a partire dal 6 gennaio. Questa decisione conferma la volontà di Pechino di far ripartire la crescita, che resta ai minimi da 30 anni. Il calo della riserva obbligatoria permette si liberare 114 miliardi di dollari per sostenere il credito e rilanciare così la crescita del colosso asiatico.
In parallelo, dagli Usa arrivano conferme sulla prossima firma dell’accordo sui commerci: Donald Trump ha garantito che l’intesa sulla “fase uno” verrà formalizzata entro il 15 gennaio con una cerimonia in Usa “ai massimi livelli” (anche se non è prevista la presenza di Xi).
XI E TRUMP VERSO LA PACE: SI FIRMA IL 15 GENNAIO
Le decisioni di Pechino hanno dato nuovo ossigeno al Toro: stamane l’indice Csi di Shanghai e Shenzhen mette a segno un rialzo dell’1,3%, che fa seguito al rialzo del 31 dicembre dello 0,3%, lo stesso guadagno registrato a Wall Street nell’ultima seduta del 2019.
In terreno positivo anche gli altri listini dell’area Asia Pacific (+0,35%). Sale Taiwan (+0,51%) a pochi giorni dal voto, stavolta particolarmente delicato. Contrastata Sidney (+0,2%). Chiusa per festività la Borsa di Tokyo.
Ancora in salita stamane il petrolio (Brent a 66,24 dollari al barile) e l’oro, a 1.519,64 l’oncia.
L’ascesa del metallo giallo è favorita dalla debolezza del dollaro nei confronti dello yen (108,64) e dell’euro, che apre l’anno a 1,1222 (+0,11%).
NUOVA LIQUIDITÀ DALLA FED. OGGI I DATI PMI
La spinta al rialzo continua a essere sostenuta dall’azione delle banche centrali. Nell’ultima seduta dell’anno, la Federal Reserve ha iniettato più di 25 miliardi di dollari di liquidità per evitare il rischio del credit crunch: nel corso dell’anno, gli interventi hanno raggiunto la cifra di 255,6 miliardi di dollari nel sistema). Nel complesso la situazione appare assai meno tesa di un anno fa: il costo dei finanziamenti sul mercato dei repo (i pronti contro termine) è attorno all’1,55%, conto il 6% di inizio 2019.
Da seguire, specie in Europa, i dati sull’andamento delle principali economie manifatturiere, come emergeranno stamane dalla pubblicazione degli indici Pmi. Negli Usa è prevista anche l’uscita dei dati sui sussidi di disoccupazione e l’andamento della fiducia dei consumatori.
Sul fronte delle banche centrali, il dato più importante della settimana riguarderà la pubblicazione dei verbali delle riunioni di Fed e Bce di dicembre.
GHOSN SCAPPA DA TOKYO GRAZIE AI CANTI GREGORIANI
Ma l’attenzione dei mercati sarà concentrata sull’esame delle tante novità emerse in un fine d’anno ricco di fuochi d’artificio.
Sotto esame gli effetti della rocambolesca fuga di Carlos Ghosn dal Giappone alla volta del Libano, forse grazie all’aiuto di una compagnia di canti gregoriani invitata per il concerto di Natale: il manager si sarebbe nascosto dentro il baule degli strumenti. Al di là dei prossimi sviluppi di quello che promette di essere un clamoroso giallo finanziario (a partire da un’evasione degna di Papillon), la domanda chiave è se e come l’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi reggerà allo shock. Ieri Ghosn, che ha preso dimora ad Achrafieh, nei pressi di Beirut, nella villa pagata da Nissan, è stato ricevuto dal presidente del Libano, Michel Aoun. La sua attesissima conferenza stampa si terrà il giorno 8.
BOLLORÉ BRINDA CON IL ROCK: 3 MILIARDI PER IL 10% DI UNIVERSAL
In attesa del duello all’assemblea Mediaset del 10 gennaio, Vincent Bolloré ha messo a segno un colpo grosso: il colosso cinese Tencent ha rilevato il 10% di Universal, la major musicale controllata dal tycoon francese, sulla base di una valutazione stellare: 30 miliardi di euro. In questo modo Bolloré sistema la situazione finanziaria del gruppo e si prepara a giocare senza ansie le partite italiane: in Telecom Italia, Vivendi, forte del 24%, tiene l’accordo con Elliott partner; più complicata la situazione in Mediaset, da cui Bolloré, secondo quanto scrive Les Echos, è pronto a uscire, accusando una minusvalenza di 200 milioni. Fininvest però stenta a trovare nuovi compagni di viaggio.
BENETTON OSTAGGIO DELLE AUTOSTRADE
A Piazza Affari sempre più calda la partita sul futuro di Atlantia. Luigi Di Maio ha sottolineato ieri in un video su Facebook che il decreto Milleproroghe, entrato in vigore il 31 gennaio, ha “avviato un percorso” che permetterà al governo di revocare le concessioni ai Benetton. Circa il 95% della rete autostradale italiana non sarà interessata da alcun aumento dei pedaggi quest’anno, ha reso noto il ministero.
La Borsa di Milano si è congedata dal 2019 con un modesto ribasso, -0,8%, che di certo non ha compromesso la performance dell’anno, di poco inferiore al 30%.
Sotto i riflettori anche l’intervento sulla Banca Popolare di Bari. Il Fondo interbancario, che tutela i depositi delle banche attive in Italia fino a 100 mila euro, ha deciso d’investire fino a 700 milioni nell’aumento di capitale dell’istituto pugliese, in agenda nella seconda metà del 2020 e stimato in 1,4 miliardi (l’altra metà toccherà a Mcc, una controllata del Tesoro).