Piazza Affari debole nell’attesa delle indicazioni dell’Eurogruppo che si riunisce nel pomeriggio sul caso Italia e sulla stretta finale sul negoziato della Brexit. L’euro è poco mosso a 1,1338 sul dollaro.
A Piazza Affari l’indice registra un calo attorno allo 0,4% poco sopra 19.300 punti. Meglio gli altri mercati: poco sopra la parità Parigi, Francoforte guadagnando entrambe lo 0,22%, Londra (+0,29%). Madrid +0,66%.
Cala la fiducia degli investitori europei nel mese di novembre. L’indice Sentix elaborato dalla Commissione europea, che misura questo dato, mostra un calo a 8,8 punti, in linea con il consensus, dall’11,4 di ottobre.
Non ci sono novità sulla possibile immissione di liquidità da parte della Banca Centrale Europea: venerdì pomeriggio l’agenzia stampa MNI ha scritto che è in arrivo, Reuters che non è imminente.
Il mercato italiano è condizionato dall’incertezza politica. Sale la tensione all’interno della maggioranza.
Lo spread Bund-BTP sale a 292,5 punti base dai 289 di venerdì sera e dai 287 di stamattina. Il rendimento del decennale s’attesta a 3,36%.
Il petrolio tipo Brent ha iniziato la settimana con un lieve calo, stamattina tratta a 72,7 dollari il barile, avendo perso nelle precedenti cinque sedute il 6%.
Oggi entrano in vigore le sanzioni contro l’Iran, ma allo stesso tempo, arriva una super deroga per chi compra petrolio iraniano: l’Italia dovrebbe essere uno degli otto paesi amici a cui la Casa Bianca ha concesso di poter mantenere rapporti commerciali con Teheran. Salgono Eni +0,8% e Saipem +1%: il governo degli Emirati Arabi ha approvato un piano di investimenti da 132 miliardi di dollari al servizio dell’aumento della capacità produttiva.
I risultati degli stress test sulle banche europee hanno avuto un impatto marginale, con l’indice di settore discesa dello 0,3%. Sono piatte Barclays e Société Générale che hanno ottenuto risultati non soddisfacenti nei test ma i loro titoli sono piatti.
Al contrario, rallentano le banche italiane promosse dall’esame Eba ma sotto la lente critica di Goldman Sachs: il broker Usa punta l’indice sul calo degli utili, dei maggiori costi della provvista e della progressiva scadenza dei prestiti Tltro (quadriennali) della Bce, che hanno assicurato al sistema italiano una importante raccolta a costi molto contenuti.
Unicredit -1,5% (unico buy ma target ridotto da 19,5 a 17,2 euro). Ubi Banca -1,45%. Intesa Sanpaolo -1,8% (retrocessa da buy a sell), Bper Banca -4% (sell). Banco Bpm, -2,69%. L’a.d. Giuseppe Castagna dice che la banca punta a cedere altri 8 miliardi di Npl entro l’anno, con le offerte delle tre cordate in gara attese per metà novembre.
Sale Italgas +0,7% dopo i dati finanziari. I primi nove mesi dell’esercizio chiudono con un utile netto di 226,4 milioni di euro, in crescita del 6,1% su ricavi totali pari a 880,7 milioni (+5,5%). Il Mol si attesta a 629,2 milioni (+8,9%). I dati sono sopra le stime.
Ferrari gira in ribasso (-1,3%) dopo la pubblicazione dei conti che hanno deluso le attese degli analisti. Ferrari ha chiuso il terzo trimestre 2018 con un utile netto adjusted di 146 milioni di euro, in progresso del 5% rispetto allo stesso periodo del 2018. I ricavi del periodo sono stati pari a 838 milioni (+0,3%), quando l’ebitda (pari a quello adjusted) e’ stato di 278 milioni di euro (+5%) e l’ebit (pari a quello adjusted) di 203 milioni (+0,4%). L’utile netto del terzo trimestre e’ balzato del 105% a 287 milioni di euro, per effetto del Patent Box.
Fiat Chrysler +1,7% è tra le migliori blue chip. In ottobre, le immatricolazioni di automobili sono scese del 7,4% su anno a 146.665 veicoli. Fca ha segnato un calo del 16,8%, ma i volumi registrati dal gruppo in Italia pesano ormai meno del 10% sul giro d’affari complessivo e rappresentano meno della metà, attorno al 40%. Secondo Equita e Banca Akros i dati di Brasile e Usa hanno compensato ampiamente il calo dell’area Emea.
Stm-1,8%, nonostante abbia lanciato un programma di riacquisto di azioni da 750 milioni di dollari.