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Borsa, banche e Btp: primo test a Piazza Affari dopo il declassamento di S&P

Dall’Asia arriva l’eco di nuovi record in Borsa, accompagnati da notizie negative per l’economia. Rallenta la Cina, Tokyo rivede, in peggio, il Pil del terzo trimestre. Wall Street si avvia ad aprire la settimana sull’onda dei nuovi, ottimi dati sull’occupazione di venerdì. L’attenzione è già concentrata sul prossimo meeting della Fed del prossimo 16 e 17 dicembre. Riflettori accesi in Europa sull’esito della seconda asta Tltro, in programma per giovedì 11. I mercati sono ormai concentrati sull’attesa di nuove misure della Bce per contrastare il calo dei prezzi. 

Banche chiuse, Borsa aperta. Stamane il mercato italiano, in versione semivacanziera, affronta l’impatto della retrocessione del rating Italia a lungo termine decretata venerdì sera da S&P con un giudizio lapidario: il downgrade dell’Italia riflette “le perduranti debolezze nell’andamento del Pil reale e nominale, inclusa l’erosione della competitività”.

La retrocessione non dovrebbe pesare più di tanto nel breve termine sui titoli del Tesoro, vista la corrente di acquisti su governativi di venerdì: il rendimento del Btp è sceso di otto punti base all’1,94%, con lo spread che si è portato su livelli che non si vedevano dal maggio del 2014 a 116 punti base. Cali record anche per il decennale del Portogallo (2,725%) e della Spagna (1,803%). Scende anche lo yield sulla Grecia (7,24%). 

Secondo la Frankfurter Allgemeine, la Bce prevede un programma di acquisto di bond per un ammontare superiore a mille miliardi di euro. Più delicata la situazione del mercato azionario, il più esposto alla debolezza della congiuntura denunciata dall’agenzia di rating. 

PRADA AFFONDA A HONG KONG (-8%). LUXURY SOTTO TIRO 

Un nuovo segnale negativo è arrivato stamane per il lusso, fino a pochi mesi fa uno dei pochi settori dell’economia italiana in buona salute. Stamane alla Borsa di Hong Kong si è registrato il crollo di Prada (-8%). Venerdì la casa milanese aveva annunciato un calo dei profitti del terzo trimestre del 44%, a 74,5 milioni sottolineando che “stiamo assistendo ad una revisione degli obiettivi del mercato del lusso, le cui dimensioni e la cui durata non sono ancora bel definiti. E’ prevedibile che lo shock si trasmetta stamane ai titoli del lusso di Piazza Affari, già sotto stress la scorsa settimana. Nel mirino Salvatore Ferragamo, Moncler e Tod’s. Il tonfo della società di Miuccia Prada e Gianfranco Bertelli è in pratica l’unica nota negativa in arrivo dai mercati d’Oriente.

SHANGHAI +1,4% NON SI FERMA PIU’, TOKYO RECORD

Shanghai si conferma stamane il mercato più effervescente: +1,4%, ovvero +30% dalla fine di ottobre. Dall’inizio del 2014 l’incremento è del 41%. Tanta euforia contrasta con la frenata dell’economia: le esportazioni cinesi sono salite ad ottobre solo del 4,6% (+8% in un anno), l’import è in calo del 6,7% a conferma della minor richiesta di materie prime da parte dell’industria. Il boom del mercato, effetto sia della piattaforma comune con Hong Kong che della svalutazione del renmimbi sul dollaro, sta mettendo in difficoltà Pechino: da una parte l’economia ha bisogno di liquidità, dall’altra c’è il rischio che in questo modo si alimenti solo la speculazione finanziaria.

In rialzo anche Tokyo: l’indice Nikkei +0,5% ha superato quota 18 mila nonostante la revisione al ribasso dei dati del Pil del terzo trimestre: -1,9% contro la prima stima -1,6%. Gli operatori già guardano alle prossime elezioni di domenica che dovranno rinsaldare la leadership di Shinzo Abe oltre alle stime confortanti sul finale d’anno: il pil del quarto trimestre dovrebbe crescere del 4%.

E’ ANCORA SUPERDOLLARO. WALL STREET VERSO NUOVE VETTE

La settimana comincia sotto il segno del dollaro che galoppa verso nuovi primai. Il cross dollaro/yen è a quota 121,580 ai massimi da sette anni. In calo ai minimi anche l’euro: 1,2270. Scivola ancora, di riflesso, la quotazione del greggio: 65,07 dollari (-77 cent) il crude oil. Nonostante la frenata dei titoli energetici, i listini di Wall Street hanno già lanciato la volata di fine anno. Nella scorsa settimana il Dow Jones +0,7% è salito ad un nuovo massimo ad un passo da quota 18 mila (17.959,79). Lo Standard & Poor’s (+0,4%) ha ritoccato il suo record a 2.075,37.

Settimana positiva anche per i listini europei, nonostante la retromarcia innestata giovedì pomeriggio dopo l’esito deludente della riunione della Bce: lo Stoxx Europe 600 è salito dell’1,1%, quarta settimana consecutiva in rialzo. L’indice EuroStoxx 50 sale del 2,5% e si porta sui massimi degli ultimi due mesi e mezzo: dai minimi degli ultimi 12 mesi segnati a metà ottobre l’indice delle 50 blue chip delle zona euro ha guadagnato il 13%.

Al contrario, l’indice Msci dei Mercati Emergenti registra un ribasso dell’1,9%. La Bri di Basilea ha annunciato l’allarme sul debito sovrano degli Emerging Markets: il rialzo del dollaro rischia di creare grossi problemi ai Paesi che si sono indebitati nella valuta Usa. 

SAIPEM IN TRINCEA. MERCOLEDI’ IL CDA 

Resta difficile la situazione di Saipem: durante il week end il ceo di Gazprom, Alexei Miller, ha ribadito che la decisione russa di cancellare South Stream è irrevocabile. E’ l’ennesima doccia fredda di cui dovrà prender atto, mercoledì prossimo, il Cda di Saipem. La società, secondo quanto dichiarato dall’ad Umberto Vergine, subirà un mancato introito pari a 1,25 miliardi di euro dalla cancellazione del progetto. 

Sul titolo sono già piovute le prime reazioni negative dei broker: Raymond James ha tagliato il target a 9,60 euro da 11,50 euro, giudizio Underperform. Morgan Stanley ha ridotto il prezzo obiettivo a 12 euro da 16,50 euro, giudizio Equal Weight. Oggi potrebbero arrivare nuovi brutti voti. 

Tra le utilities sotto esame Enel Green Power, debole venerdì dopo il brusco calo della vigilia. Rumors di mercato parlano di un abbassamento degli obiettivi per l’esercizio in corso. Kepler Chevreux ha cancellato il titolo dalla lista dei preferiti. 

FCA ACCELERA: BOND E COLLOCAMENTO ENTRO SAN SILVESTRO 

Sergio Marchionne accelera in vista del traguardo di un eccezionale 2014. Il Ceo di Fiat Chrysler (+5,2% venerdì), intende chiudere entro dicembre il collocamento di 100 milioni di azioni Fca e del bond convertendo per 2,5 miliardi di dollari sfruttando l’attuale favore del mercato: titolo ai massimi dal 2001 e rendimenti in calo.

In dettaglio, la società ha annunciato il lancio di un’offerta di 87 milioni di azioni ordinarie (derivanti da azioni proprie e recesso), con un’opzione riservata alle banche collocatrici per acquistare ulteriori 13 milioni di azioni ordinarie, e il lancio di un prestito obbligazionario a conversione obbligatoria per un ammontare nozionale complessivo di 2,5 miliardi di dollari con scadenza 2016. Anche in questo caso si prevede un opzione riservata alle banche collocatrici per acquistare ulteriori 375 milioni del prestito obbligazionario. 

Per quanto riguarda le obbligazioni convertibili, finiranno sul mercato solo 1,750 miliardi di dollari perché Exor (+4% venerdì), per non diluirsi, ne sottoscriverà circa 750 milioni. La finanziaria ha incrementato di 150 milioni di euro il prestito obbligazionario da 500 milioni emesso l’8 ottobre scorso con scadenza ottobre 2024.

INTESA E UNICREDIT A PROVA DI RATING

Il downgrade dell’Italia rischia di riflettersi innanzitutto sui titoli finanziari, protagonisti del balzo di venerdì. La quotazione a 2,5220 euro, è sui massimi da giugno. Intesa è la seconda miglior blue chip dell’indice Eurostoxx 50 con un guadagno del 37% da inizio 2014. Solo la francese Orange (+61%) ha finora saputo far meglio. La divisione Intesa Sanpaolo Vita ha organizzato una serie di incontri con investitori del comparto reddito fisso in vista della possibile emissione di un bond perpetuo subordinato. 

Tra alti e bassi Unicredit (+4,8% venerdì) archivia il bilancio settimanale a -0,6%. Nomura ha deciso di inserire SocGen, Barclays e Unicredit nella lista delle banche preferite della zona euro (Top EU Banks Picks). Il giudizio è Buy con un target price di 6,70 euro.

LA VOLUNTARY DISCLOSURE SOSTIENE IL GESTITO 

Da seguire la marcia di Finecobank (+3,3%) che ha messo a segno un nuovo massimo dalla quotazione all’indomani della diffusione dei dati sulla raccolta. Sempre sul fronte del risparmio gestito banche e sgr scaldano i motori in vista della voluntary disclosure, dopo l’approvazione della legge. Si moltiplicano i segnali in vista dell’accordo sullo scambio di informazioni con la Svizzera. 

Avanzano Mediolanum (+4%) e Azimut (+3,8%) dopo la diffusione dei dati sulla raccolta di novembre.

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