Piazza Affari si prende una pausa di riflessione dopo i recenti guadagni, ma resta positiva chiudendo in lievissimo rialzo, +0,04%, 23.373 punti. Il listino principale è in sostanziale equilibrio, dopo aver oscillato in seduta sotto il peso delle diverse trimestrali pubblicate. Sui piatti opposti della bilancia si trovano Diasorin, +3,99%, a seguito di conti superiori alle attese e Cnh, -4,17%, fermata nel pomeriggio in asta di volatilità, dopo aver annunciato di aver rivisto nuovamente al ribasso la guidance 2019 a causa delle incertezze di mercato.
Sono misti gli altri listini europei, sempre vicini ai massimi da 4 anni, mentre Wall Street si allontana leggermente dai recenti record, in attesa di nuovi passi che rafforzino l’ottimismo sugli accordi commerciali con la Cina. Francoforte sale dello 0,24%; Parigi +0,34%; Madrid -0,07%; Londra +0,1%; Zurigo +0,47%.
Dal fronte macro le buone notizie della mattina, legate agli ordini di fabbrica in Germania migliori delle stime e all’aumento della fiducia dei manager acquisti Pmi in Italia, Germania e Ue, sono messe in ombra nel pomeriggio dal Fondo Monetario Internazionale, che vede rallentare la crescita della zona euro in misura maggiore del previsto, mettendo in guardia dal rischio che la crisi che ha colpito il manifatturiero possa estendersi ai servizi al seguito della tensioni commerciali. L’economia sembra raffreddarsi anche negli Usa, alla luce della lettura preliminare che ha mostrato un calo a sorpresa della produttività nel terzo trimestre dell’anno (-0,3% contro attese per un +0,9%), il primo dal quarto trimestre del 2015.
In questo contesto il petrolio è in rosso, zavorrato inoltre da un balzo inatteso delle scorte Usa. Il Brent perde l’1,89% e scende a 61,77 dollari al barile. Si rianima invece l’oro, che si muove in progresso a 1494,35 dollari l’oncia. Il dollaro è piatto contro l’euro e in lieve calo rispetto a un paniere di valute, mentre gli investitori aspettano maggiore chiarezza sui negoziati in corso tra Washington e Pechino per l’accordo commerciale. Il cross fra moneta unica e biglietto verde attualmente è 1,1076.
La minor propensione al rischio penalizza la carta italiana e il rendimento del Btp 10 anni risale a 1,02%, mentre lo spera con il Bund si rafforza e 135 punti base (+2,69%). In Piazza Affari sulla sponda verde del listino si collocano Terna +1,83%; Azimut +1,72%; Recordati +1,69%; Leonardo +1,6%. Fra i titoli oil arretra Tenaris -1,67%. Poste, -1,57% si sgonfia, dopo i massimi raggiunti, nonostante una trimestrale sopra le attese.
Le banche sono contrastate: Unicredit, +1,04%, dopo l’annuncio di una maxi-cartolarizzazione di npl e mentre il cda licenzia la trimestrale che verrà resa nota domattina. Vanno in rosso Mediobanca -1,06%, Banco Bpm -0,98 e Ubi -0,67%. Fuori dal paniere principale Mps lascia sul campo il 2,88%, dopo la recente corsa. I conti dei primi nove mesi dell’anno mostrano un utile consolidato dimezzato a 187 milioni rispetto ai 379 milioni di utile conseguito nello stesso periodo del 2018.
Sul risultato, si legge in una nota, hanno pesato componenti non operative negative per 207 milioni. La posizione patrimoniale si mantiene “solida” e sopra i target fissati dalla Bce, mentre in merito alla possibilità di una maxi-cessione di npl, oggetto di discussione tra il Tesoro e la Commissione europea ,il Ceo Marco Morelli dice che “le trattative sono in corso e speriamo di poter capire qualcosa di più nel giro di qualche settimana”.
Fincantieri perde il 5,09%, a seguito della notizia di una indagine della procura di Venezia che vede coinvolti anche alcuni dipendenti del gruppo, fra cui 12 dirigenti e funzionari, per reati di sfruttamento della manodopera, corruzione tra privati, dichiarazione fraudolenta ed emissioni di fatture false. Fincantieri però nega il suo coinvolgimento, rivendicando “la propria estraneità” ai fatti.