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Borsa: avvio con l’occhio a Fed e BoJ, trimestrali e stress test

Sarà una settimana di fuochi d’artificio a giudicare dalle premesse. Bayer ha ritoccato ancora una volta al rialzo la sua offerta per Monsanto da 122 a 125 dollari per azione. Verizon ha vinto la corsa per il controllo di Yahoo!, battendo la concorrenza di At&T. Secondo Bloomberg, che ha anticipato la notizia, l’operazione chiusa sulla base di 4,8 miliardi dollari non prevede la cessione delle licenze.

Si apre una settimana importante se non decisiva per i mercati, al centro di una complessa rete di problemi geopolitici e finanziari già evidenziata nel week end dal vertice cinese del G20, inaugurato dal monito del premier Li Kequiang: nel 2008-09, ha detto, Pechino ha salvato il mondo dalle recessione investendo 4 mila miliardi yen in infrastrutture. Oggi non è più possibile, perciò occorre uno sforzo comune. Preoccupano il rischio di una guerra tra le valute e il protezionismo che avanza. Il comunicato finale dà ragione alle preoccupazioni di Pechino: “La crescita – si legge – è più debole di quanto desiderato”. Già nel precedente incontro di primavera a Shanghai erano emersi propositi virtuosi ma, come sottolineato dallo stesso Mario Draghi, i risultati sono stati “deludenti”.

E così i mercati si affidano, al solito, alla bussola delle banche centrali. Inizia domani la riunione del board della Federal Reserve: salvo sorprese, nel meeting che si chiuderà mercoledì non è previsto alcun intervento sui tassi. Un articolo sul Wall Street Journal di Jon Hillsenrath (la voce più informata sulla Fed) ha lasciato però capire che la banca, di fronte all’accelerazione della ripresa Usa, potrebbe anticipare un aumento (l’unico del 2016) a settembre. Venerdì sarà pubblicata la prima stima della crescita del Pil Usa nel secondo trimestre: la previsione è di un incremento del 2,6% contro il +1,1% da gennaio a fine marzo.

Non meno importante sarà la riunione della Bank of Japan, che il giorno 29, secondo le previsioni, dovrebbe approvare nuovi stimoli per l’economia e tagliare il tasso di sconto, già negativo, a -0,2%. Non ci sarà, assicura il governatore Haruhiko Kuroda, il ricorso all’Helicopter Money (distribuzione di denaro gratuito per rilanciare l’economia), ma, fa notare Alessandro Fugnoli, “come vogliamo chiamare una politica in cui il disavanzo pubblico salirà, dopo il rilancio dell’Abenomics, oltre il 7% e la Banca centrale lo finanzierà per due terzi? E non è già in pieno helicopter money un Paese in cui il debito lordo cresce ogni anno ma quello in mano ai privati continua a calare?”.

Settimana ancor più importante per la Banca Centrale Europea. Venerdì 29 alle ore 22 l’Eba annuncerà i risultato degli stress test sulle banche dell’Eurozona, misurati in caso di crisi sistemica. Anche se non è prevista l’imposizione esplicita di aumenti di capitale o altri interventi, sarà la data-clou per il problema delle sofferenze del sistema bancario italiano. La Banca senese sarà l’unica a non passare l’esame sulle cinque considerate. Tra i 53 istituti valutati, Banca Intesa dovrebbe collocarsi nel plotone dei migliori. Promossi Ubi e Banco Popolare, sufficiente Unicredit.

Molto ricca anche l’agenda delle trimestrali Usa, a partire dai big della tecnologia: in settimana usciranno i conti di Alphabet (ex Google), Amazon, Apple e Facebook. Le quattro società da sole rappresentano il 7% dell’indice S&P500, nonché un quinto circa del Nasdaq. Circola un certo ottimismo sui risultati, con l’eccezione di Apple: solo nelle prossime settimane saranno annunciati i nuovi prodotti (compreso lo Smartwatch 2) che dovrebbero favorire il rilancio delle vendite. Inoltre, continua il contenzioso su licenze e concorrenza sleale tra la Mela e la Cina, il suo principale cliente.

Molto fitta anche l’agenda delle trimestrali italiane. Si comincia oggi con Luxottica. Domani, per quanto riguarda il paniere principale, figurano i conti di Banca Generali, Cnh, Snam e Telecom Italia. Il 27 toccherà a Fiat Chrysler, Moncler, Saipem, Stm e Terna. Il 28 sarà la volta di Generali, Azimut, Enel, Eni, Finmeccanica-Leonardo, Mediaset, Prysmian, Recordati. Il giorno 29, infine, toccherà A2A, Autogrill e all’atteso Cda di Monte Paschi.

Non mancano le trimestrali nel resto d’Europa. Oggi apre le danze Philips, mentre martedì toccherà ad Orange. Il giorno dopo ci saranno i conti di Deutsche Bank e Peugeot. Il 28 sarà la volta di Renault, Volkswagen, Crédit Suisse e Bnp Paribas. Infine, venerdì toccherà a Bbva e Ubs.

In agenda anche le aste di titoli di stato italiano. Si parte domani con i Ctz e i Btp agganciati all’inflazione. Mercoledì 27 luglio il Tesoro collocherà i Bot semestrali, mentre il giorno seguente è in programma l’asta dei Btp a medio-lungo termine.

Calma piatta sui listini, la settimana scorsa. Piazza Affari, nonostante i segnali di frenata dell’economia, ha chiuso la settimana con un rialzo dello 0,18%. Da inizio anno l’indice Ftes Mib registra un calo del 2,7%. Tra i titoli migliori Moncler (+6,72%), Stm (+5,74%), Saipem (+5,30%) e Ferragamo (+4,77%). L’unico bancario è stto Unicredit (+4,83%). In fondo alla lista figurano Mps (-8,32%), Tenaris (-4,95%), Eni (- 3,33%), Bpm (- 2,94%) e Mediaset (-2,31%). L’indice Eurostoxx ha registrato un aumento dello 0,3% nonostante i segnali negativi in arrivo dalla Gran Bretagna. In Usa l’indice S&P 500 (+0,6%) ha celebrato la quarta settimana in terreno positivo: è la prima volta dallo scorso anno.

Continua a suscitare grande apprensione la situazione turca. La repressione ordinata da Erdogan, tra le altre conseguenze, si è tradotta nella fuga di capitali: -13% nell’ultima settimana.

MONTEPASCHI, CORSA CONTRO IL TEMPO

Sarà un venerdì ad altissima tensione, forse decisivo per le sorti della Banca più vecchia del mondo. Quel giorno si riunirà il Cda del Monte Paschi per definire i particolari del piano di salvataggio. E la sera stessa arriverà il verdetto scontato di Francoforte, aprendo una drammatica cosa contro il tempo. Nel frattempo si moltiplicano le indiscrezioni sul possibile salvataggio della Banca, destinato anche oggi ad alimentare la speculazione in Piazza Affari.

In particolare:

a) si tratta sulla percentuale prevista per i crediti in sofferenza del Monte: il fondo Atlante potrebbe rilevare fino a 10 miliardi, ma il nodo sta ne valore assegnato agli npl: 35% chiede Siena, non più del 30 risponde il fondo. Si tratta comunque di stime ben superiori al 18% attribuito alle bad banks che hanno assorbito le partite inesigibili delle banche salvate a Capodanno (Popolare Etruria, Carife, Cassa Chieti e Banca Marche).

b) Si fa un gran parlare del possibile intervento, a quel punto, di Ubi, l’acquirente ideale per una soluzione di mercato. Ma l’ingresso in Siena “ripulita” dovrebbe valer attorno ai 2,5 miliardi, tanto quanto l’attuale valore di mercato dell’istituto guidato da Victor Massiah. È però difficile, di questi tempi, immaginare spazio per un aumento di capitale.

c) L’alternativa consiste in un aumento di capitale “precauzionale” garantito dallo Stato, attorno ai 3 miliardi di euro.

RCS, CAIRO PREPARA L’INGRESSO IN CDA

Cambio della guardia in vista in Rcs. Urbano Cairo, che venerdì ha superato il 50% del capitale nel primo giorno a disposizione di chi aveva aderito alla cordata concorrente di Imh per apportare le azioni all’offerta vincitrice, potrebbe entrare in Cda già il prossimo 3 agosto, in occasione dell’approvazione della trimestrale. In settimana, infatti, dovrebbero dare le dimissioni almeno 4 consiglieri, tra cui il presidente Maurizio Costa e l’ad Laura Cioli.

In seconda battuta si procederà alla nomina di un nuovo board (occorre un’assemblea per la cui convocazione occorrono 40 giorni) che sarà, anticipa Cairo, “snello ed operativo”. Giovanni Bazoli ha smentito al Foglio di esser disponibile per una presidenza onoraria. “Non penso che sia opportuno – ha dichiarato – dato che come presidente emerito resto legato a Intesa”.

ENAV,DOMANI IL DECOLLO IN PIAZZA AFFARI

Test in arrivo per Enav, al debutto in Piazza Affari dopo il collocamento da parte del Tesoro del 42,5% del capitale. Il titolo è stato assegnato a 3,3 euro, sottoscritto da circa 300 investitori istituzionali. Si spera in un debutto tranquillo grazie alla rete di azionisti primari che hanno prenotato in sede di offerta titoli per otto volte il quantitativo disponibile, assicurandosi così il 90% del capitale. All’interesse per i titolo ha contribuito la politica dei dividendi adottata per favorire l’esito positivo della prima Ipo che ha affrontato i mercati dopo la Brexit: la società staccherà una cedola da 95 milioni, finanziata in parte dalle riserve.

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