X

Borsa, auto a picco dopo i dazi di Trump: dall’Asia agli Usa è pioggia di vendite, Stellantis e Vw tra i peggiori

L’auto europea sbanda malamente in Borsa nella prima seduta che segue la decisione del presidente degli Usa Donald Trump di imporre dazi su Canada, Messico e Cina e le relative contromosse dei tre Paesi. “Il settore automobilistico è tra i più colpiti, avendo da anni trasferito in Messico una parte consistente dell’assemblaggio di auto e produzione di componenti”, analizza Equita mentre per Bernstein le tariffe di Trump rappresentano “un disastro” per l’industria automobilistica Usa che importa un numero significativo di veicoli da Canada e Messico. Il Wolfe Research calcola che i dazi di Trump colpirebbero 97 miliardi di dollari di ricambi auto e 4 milioni di veicoli finiti che arrivano negli Stati Uniti dai Paesi colpiti.

Basti pensare che Stellantis produce oltre confine Usa il 40% dei veicoli che poi vende negli Stati Uniti, mentre General Motors importa circa il 30% e Ford il 25%. In generale, circa il 90% delle esportazioni di auto dal Messico e dal Canada sono destinate agli Stati Uniti, fanno sapere l’Associazione messicana dei produttori di automobili (AMIA) e l’Associazione canadese dei produttori di veicoli. Non solo, nel periodo gennaio-settembre 2024, il Messico ha mantenuto una netta posizione di preminenza nelle importazioni statunitensi di ricambi per auto, raggiungendo il 43% del totale, secondo i dati dell’US Census Bureau.

In Europa Volkswagen la più colpita

Non è un caso che il primo allarme sugli effetti delle tariffe Usa sia arrivato dalla Germania, con i produttori tedeschi che avvertono su un probabile aumento dell’inflazione per i consumatori. 

Nel vecchio continente a pagare il prezzo più alto dei dazi imposti da Trump sarebbe Volkswagen: la casa tedesca possiede Puebla, il più grande impianto automobilistico in Messico e uno dei più grandi del gruppo. Nel 2023 vi sono state prodotte quasi 350.000 auto, tra cui la Jetta, la Tiguan e la Taos, tutte destinate all’esportazione negli Stati Uniti.

In Canada, Volkswagen sta costruendo una gigafabbrica di batterie a St. Thomas, Ontario, investendo fino a 7 miliardi di dollari (4,9 miliardi di dollari) con l’obiettivo di utilizzare le batterie per le auto che vende in Nord America. Anche la controllata Audi possiede uno stabilimento in Messico, a San Jose Chiapa, dove produce la Q5 e impiega poco più di 5.000 persone. 

Problemi anche per Bmw che in Messico, a San Luis Potosi, produce la Serie 3, la Serie 2 Coupé e la M2, con quasi tutta la produzione destinata agli Stati Uniti e ad altri mercati mondiali, secondo la casa automobilistica. Dal 2027, produrrà la linea di modelli Neue Klasse completamente elettrica.

Per Stellantis due stabilimenti in Messico e due in Canada

Dalla scure di Trump non si salva nemmeno Stellantis, nonostante i copiosi investimenti llinois, Detroit, Ohio e Indiana annunciati solo 10 giorni fa. La casa italo-francese gestisce due stabilimenti di assemblaggio in Messico – Saltillo, che produce pick-up e furgoni Ram, e Toluca, per il Suv di medie dimensioni Jeep Compass – e altri due impianti in Ontario, Canada: Windsor, dove produce modelli Chrysler, e Brampton, attualmente in fase di riattrezzamento e la cui ripresa della produzione è prevista per il 2025 con un nuovo modello Jeep. 

Borsa: crolla il comparto auto europeo

E così l’automotive europeo si tinge di rosso in Borsa, con l’Euro Stoxx 600 auto che crolla di oltre il 4% zavorrato dai forti ribassi dei principali titoli del settore. L’elenco è lungo e copioso. A Milano Stellantis cede il 6%, Pirelli il 5,6%. Pioggia di vendite anche su Brembo (-4,4%) che, sottolinea Equita, “produce tutte le pinze in alluminio in Messico ed spesso è fornitore unico”. Eurogroup Laminations (-3,7%), che annovera Tesla tra i suoi clienti ed specializzata in statori e rotori, due componenti chiave di motori e generatori elettrici, “dispone di uno stabilimento negli Usa in cui trasferire potenzialmente la produzione per il segmento Ev”, rileva Equita. 

Non va meglio a Francoforte dove Volkswagen è in ribasso del 6,6%, Mercedes del 4,9% e Bww del 4,6%. Giù (-1,9%) anche Michelin a Parigi che possiede 2 stabilimenti in Messico e tre in Canada.

In picchiata anche le case automobilistiche asiatiche

Il sell off sui titoli automobilistici in precedenza ha colpito anche l’Asia: in Giappone, Toyota, la casa automobilistica più importante al mondo, ha perso il 5%, Nissan il 5,6%. Ha fatto ancora peggio Honda (-7,2%), mentre la coreana Kia Motors ha archiviato la seduta con un ribasso del 5,78%. 

Nissan ha due stabilimenti in Messico, dove produce i modelli Sentra, Versa e Kicks per il mercato statunitense. Esporta circa 300.000 veicoli all’anno negli Stati Uniti, ha affermato a novembre il Ceo Makoto Uchida. Honda invia l’80% della sua produzione messicana al mercato statunitense e il suo direttore operativo Shinji Aoyama ha avvertito a novembre che avrebbe dovuto valutare di spostare la produzione se gli Stati Uniti avessero imposto tariffe permanenti sui veicoli importati. Kia Motors ha una fabbrica in Messico.

General Motors e Ford in profondo rosso nel pre-market

Ma se Europa e Asia piangono, non ridono nemmeno le case made in Usa che si preparano al sell off in vista dell’apertura della Borsa statunitense. Nel pre-market, tra i titoli più colpiti ci sono General Motors (-6,4%), che secondo la società di analisi aziendale GlobalData nel 2024 ha importato negli Usa circa 750.000 veicoli dal Canada e dal Messico, e Ford (-4%) che possiede tre stabilimenti in Messico e uno in Canada e ha esportato poco meno di 196.000 auto dal Messico al Nord America nella prima metà del 2024, con il 90% dei veicoli destinati agli Stati Uniti, secondo l’AMIA messicana.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati