Borse ancora deboli dopo il ribasso di ieri provocato dall’attacco agli impianti petroliferi sauditi, che ha dimezzato la produzione di greggio del Paese. Il prezzo del petrolio corregge ma il Brent resta introno ai 68 dollari (67,9 per l’esattezza). Il petrolio WTI è in ribasso dell’1,6%, a 61,7 dollari il barile. Si sta svolgendo ad Ankara il vertice tra Turchia, Iran e Russia. Vladimir Putin ha detto che nello Yemen è in corso una tragedia umanitaria e che la Russia è pronta a fornire aiuto.
A Milano l’indice cede lo 0,4% circa, attorno a quota 21.800 punti.
Francoforte -0,07%. I dati macro segnalano un lieve miglioramento. L’indice Zew sulle aspettative di imprenditori, economisti ed analisti rimbalza dai minimi degli ultimi sette anni toccati in agosto e sale a -22: il consensus si aspettava -34. Il mese scorso, l’indice era sceso a -44.
Peggio di tutti Madrid, sotto di mezzo punto. Rimbalza Parigi (+0,2%).
Londra +0,15% mentre si avvicina il d-Day della Brexit. La Corte suprema britannica è chiamata a pronunciarsi in modo definitivo sulla legittimità o meno della chiusura del Parlamento britannico. Il verdetto è atteso non prima di venerdì.
I listini azionari, passata per ora la tempesta, si sintonizzano sulle decisioni della Fed, che tra poche ore riunirà il Fomc, il comitato che decide il livello dei tassi ufficiali. Intanto, l’euro si rafforza sul dollaro. La moneta unica vale 1,10028 (+0,06%) rispetto al biglietto verde.
Sul fronte dei titoli del debito, partenza in calo per la carta italiana, frenata anche dalle fibrillazioni della politica di casa nostra. A fronte di un avvio piatto per i titoli tedeschi, piatti, lo spread sul Bund sul tratto a 10 anni si allarga a 137 punti, dai 133 della chiusura di ieri. Il tasso del Btp decennale sale allo 0,89% dallo 0,85%.
Si spegne anche il rally dei titoli petroliferi: Eni guadagna ancora lo 0,70%, a 14,38 euro; poco mossa Tenaris (+0,71%). Ma a metà mattinata ritraccia Saipem (-2,07%).
Rimbalza Atlantia (+1,6%) dai minimi di febbraio in attesa delle decisioni del consiglio che probabilmente prenderà atto delle dimissioni dell’ad Giovanni Castellucci.
Tra gli industriali, pesante battuta d’arresto per Prysmian (-3,8%), dopo il taglio delle stime da parte di Corning, attiva nello stesso ambito di mercato. La società italiana dei cavi, che genera nelle tlc circa il 31% dei ricavi, ha confermato il raggiungimento dei target sul 2019.
Giù anche Pirelli (-1,5%), Fiat Chrysler (-1%) e Stm (-0,8%).
Cnh Industrial -1,28% dopo la notizia che il fondo Elliott ha acquistato una quota intorno al 3%: la possibilità del fondo di controllare la governance della società è molto limitata considerato che Exor detiene il 42% dei diritti di voto.
Ritracciano le banche dopo il rally seguito agli annunci della Bce. Frena Unicredit (-1%): “Non ci sorprenderemmo di tornare a leggere retroscena su negoziati in corso tra Société Générale ed Unicredit” scrive Bloomberg a commento delle misure presentate dalla Bce sulle fusioni transfrontaliere. Ubi Banca -2%. Banco Bpm -2%.
Fineco Bank -1,5%. Unipol Sai -0,8%
Fa eccezione Mps (+1,2%) che stamane è tornata sul mercato con un preferred senior bond a 5 anni. Ma a giustificare il rialzo è la prossima cessione di un pacchetto di immobili per 350 milioni.
Nexi (+1,7%). Citi alza il giudizio a Buy da Hold. Target price a 10,8 euro.