Dall’inizio dell’anno le borse asiatiche hanno guadagnato quasi il 5% il che, per gli amanti delle statistiche, è l’inizio-anno più fulminante dal 1988. Le ragioni sono quelle preconizzate più volte su queste colonne. Da una parte, l’economia americana si mantiene su un sentiero di ripresa. Quanti qualificavano con disprezzo la vivacità delle quotazioni a fine 2011 come un ‘rally di Santa Claus’ hanno dovuto ricredersi. Dall’altra parte, la crescita in Cina prosegue e l’economia cinese – una bicicletta che se si ferma cade e proprio per questo non cadrà – continua nella sua marcia.
Le autorità cinesi proseguono nella campagna di misure pro-crescita, fino a fare il contrario di quello che si fa in Occidente: alleggerire l’applicazione dei ratio patrimoniali delle banche ed esortarle, con la parola e col gesto, a continuare a prestare soldi all’economia reale, anche a rischio di deteriorare il rapporto capitale/attivi.
L’indice regionale MSCI cresce dello 0.8%, il petrolio si consolida e anche materie prime come il rame si rafforzano con le migliori prospettive di crescita. L’euro mantiene i guadagni, sotto l’influenza delle notizie da Washington: il Fmi prepara una rete di sicurezza rafforzata per i paesi dell’euro.
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