Le borse europee procedono incerte, dopo il brillante spunto di ieri. A Milano l’indice Ftse Mib viaggia a fine mattinata in ribasso dell’1,2% (attorno a quota 22.700 punti), come Madrid. Passivi superiori al punto anche per Francoforte e Parigi. Londra accusa un ritardo dello 0,8%.
A spaventare i mercati sono le obbligazioni, sulle quali sono tornate le vendite. Oggi il rendimento del bund tedesco sale a 0,76%, massimo dal 2015. Ma i titoli della periferia hanno reagito. Lo spread Italia/Germania è in discesa dai massimi di 130 punti base. A favorire il rimbalzo è stata la notizia del lancio dell‘atteso titolo di Stato della Grecia a 7 anni. Le prime indicazioni di rendimento per il bond scadenza 15 febbraio 2025 sono in area 3,75%. Il pricing è atteso oggi. Il Tesoro a mercati chiusi annuncerà tipologie e quantitativi dei titoli a medio-lungo termine che verranno posti in asta martedì 13 febbraio.
La politica della Banca centrale europea resterà accomodante, conferma il Bollettino della Bce. “È necessario – si legge – continuare a fornire un grado elevato di accomodamento monetario per assicurare un ritorno durevole dei tassi di inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2%”.
Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha rilevato stamane che l‘apprezzamento dell‘euro e la recente correzione vista sui mercati azionari non giustificano alcun considerevole prolungamento del Qe, anche se la politica monetaria della Bce dovrebbe restare accomodante oltre l‘orizzonte del programma di acquisti.
Deboli i petroliferi, mentre il Brent oscilla intorno ai 65 dollari. Eni -1,2%, Saipem -2%, Tenaris -2,3%. In controtendenza Saras (+2,4%), grazie alla promozione di Mediobanca.
Tra le blue chip di Piazza Affari si registrano vendite diffuse ma l’indice del settore bancario sale di un punto percentuale sui massimi da tre anni. La performance 2018 (+14%) si confronta con il +4,7% registrato dall’indice Eurostoxx Banks e con il -1,3% registrato dall’indice Eurostoxx globale. Gennaio, per le banche italiane, è stato il miglior inizio d’anno dal 2013 quando lo stesso mese si concluse con un balzo del 20%.
In grande evidenza stamane Unicredit (+2,5%), che ha chiuso il quarto trimestre del 2017 con 801 milioni di euro di utile, il risultato rettificato è 708 milioni di euro. Il consensus si aspettava 523 milioni di euro.
Vola anche Banco Bpm (+1,8%, in avvio +4%), che ha comunicato i dati del quarto trimestre. Il tema più rilevante era quello dei coefficienti patrimoniali. A fine dicembre il Common Equity Tier 1 era 12,36%. La banca ha rivisto al rialzo le previsioni sulla riduzione dei crediti in sofferenza, nel 2020, l’esposizione alle sofferenze (NPE) dovrebbe scendere all’11,5%. Indicazioni caute sul 2018. I proventi operativi del quarto trimestre 2017 sono saliti leggermente rispetto al terzo trimestre, a 1,12 miliardi di euro. Gli ultimi tre mesi dell’anno si chiudono con una perdita di 512 milioni di euro.
Prese di beneficio per Intesa (-1,65%). Dopo JP Morgan, Morgan Stanley, Credit Suisse e Deutsche Bank, oggi è arrivato di rialzo del target da parte di Intermonte (prezzo obiettivo a 4 euro confermando il giudizio outperfom) e Mediobanca (Neutral il prezzo obiettivo a 3,30 euro da 3,0 euro).
Positivi i conti delle grandi banche europee. Société Générale sale del 3% a Parigi dopo aver chiuso il quarto trimestre 2017 con un utile netto di 69 milioni di euro. Sale anche Commerzbank (+2%).
Dopo il balzo di ieri, rallentano Telecom Italia (-1%) e Fca (-2,23%) ieri entrambi +6%. Exor -1,2%.
In calo Ferragamo (-2,6%). KeplerCheuvreux ha tagliato il giudizio a Reduce. Recordati -3%. I risultati (288 milioni) sono stati grosso modo in linea con la guidance già indicata l’anno scorso di una bottom line per 290-295 milioni. In forte discesa Tecnoinvestimenti: -5% come Datalogic. Sias -4%.