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Borsa 7 novembre chiusura: a Piazza Affari crolla Cnh (-7,4%) che si avvia al delisting e taglia le stime 2023

FIRSTonline

Tra la debolezza della domanda estera in Cina e la guerra in Medio Oriente i listini europei chiudono oggi una seduta priva di una direzione precisa, mentre Wall Street è in rialzo a fine mattinata, dopo un avvio incolore. Il Nasdaq potrebbe chiudere l’ottava seduta consecutiva in verde. Contribuiscono ai risultati del giorno le molte trimestrali uscite nel Vecchio Continente, mentre i rendimenti obbligazionari Usa scendono (il Treasury decennale mostra un tasso del 4,59% dopo i rialzi di ieri) e diradano parzialmente i timori che un eccesso di ottimismo sulla politica monetaria abbia indotto il rally della scorsa settimana. Queste paure sono state risvegliate dal falco Neel Kashkari, presidente della Fed di Minneapolis, secondo il quale si dovrà probabilmente lavorare ancora per mettere sotto controllo l’inflazione, ma ora si attendono nuovi suggerimenti dal numero uno della Fed Jerome Powell e dalla presidente Christine Lagarde che parleranno a metà settimana.

Piazza Affari in maglia nera con Cnh

Piazza Affari è in maglia nera e perde lo 0,69% per una chiusura a 28.395 punti base, ostaggio in qualche misura del tonfo di Cnh -7,46%, dopo i conti e in vista dell’addio dalla borsa milanese. Il titolo è stato sospeso più volte per eccesso di ribasso nel giorno di presentazione della domanda per il delisting da Euronext Milano. Il cda ha anche deliberato un nuovo programma di riacquisto di azioni proprie, di volta in volta, fino a un miliardo di dollari di azioni ordinarie tra l’8 novembre 2023 e il primo marzo 2024. Il programma, finanziato dalla liquidità della società, ha lo scopo di ottimizzare la struttura del capitale e di contribuire a compensare la potenziale volatilità derivante dal delisting.

Cnh ha inoltre rivisto al ribasso le previsioni sui ricavi per il 2023 a causa dell’indebolimento delle condizioni del mercato, soprattutto in Sud America e dopo una performance trimestrale sostanzialmente stabile.

Nel resto d’Europa sono deboli Parigi -0,38% e Londra -0,11%, piatte Amsterdam e Madrid, positiva Francoforte +0,14%. È senza sfumature Zurigo, ma Ubs guadagna il 2,15% e non delude il mercato nonostante la perdita si 785 milioni nel trimestre, primo rosso da sei anni, in gran parte dovuto alle spese legate all’acquisizione di Credit Suisse.

Un terremoto politico ha colpito invece Lisbona, che chiude con una perdita del 2,54% nel giorno delle dimissioni del primo ministro Antonio Costa, per un’indagine su presunte irregolarità commesse dalla sua amministrazione a maggioranza socialista nella gestione di progetti di estrazione di litio e idrogeno nel paese. 

Sul mercato valutario il dollaro rialza la testa e l’euro scivola a 1,069. Perde quota anche aussie, il dollaro australiano, dopo la decisione della banca centrale del paese di alzare i tassi di 25 punti base, ma modificando l’outlook e alimentando le aspettative che il ciclo restrittivo sia concluso.

Petrolio a picco

Il tonfo più rumoroso del giorno è quello del petrolio, che perde oltre il 3%, con il future Brent gennaio 2024 attorno a 82,5 dollari al barile e il greggio texano (dicembre 2023) a 78,25 dollari al barile. 

L’oro nero soffre per le nuove crepe nella granitica economia cinese, Le esportazioni del celeste impero, in ottobre, sono diminuite del 6,4% su base annua, accelerando rispetto al calo del 6,2% del mese precedente, mentre il surplus commerciale del paese è sceso al livello peggiore da maggio 2022, al culmine della pandemia di Covid. Il calo delle esportazioni ha segnalato un peggioramento della domanda estera, in particolare da parte delle principali destinazioni commerciali della Cina, Europa e Stati Uniti.

Inoltre, il Fondo monetario internazionale ha aggiornato le sue previsioni di crescita del prodotto interno lordo per il Dragone nel 2023 al 5,4% dal 5%, citando una “forte” ripresa post-COVID, ma prevedendo anche un rallentamento l’anno prossimo al 4,6%.

Dal fronte europeo intanto deludono i dati sulla produzione industriale tedesca a settembre, -1,4% nel mese.

A Milano sono deboli i titoli petroliferi

Al netto di Cnh, Piazza Affari vede il listino principale appesantito dai titoli petroliferi come Tenaris -3,09%, Eni -2,54%, Saipem -2,08%.

La giornata non ha sorriso neppure a Prysmian: -2,58%.

Va giù Finecobank, -2,78%, benché i primi nove mesi mostrino un incremento dell’utile netto del 50,1% rispetto allo stesso periodo 2022. 

Sono negativi Moncler -1,67%, Erg -1,69% e Stellantis -1,31%.

Tra le banche scivola Mps -1,52%, mentre Unicredit sale dello 0,53%.

Si conferma volatile Telecom, -0,68%.

La maglia rosa del giorno va a Recordati, +2,06%, che ha stupito positivamente il mercato con i conti, chiudendo i primi 9 mesi del 2023 con un utile netto di 304,5 milioni di euro, in rialzo del 14,2%. 

Nexi, +1,14%, continua a guadagnare terreno sulle voci di interessati all’acquisto della società di pagamenti digitali. Al momento circolano rumor sul fatto che anche il fondo canadese CPP e Francisco Partners sarebbero tra i papabili.

Bene Campari +1,82%.

Poste +0,98%, viene premiata per i conti e la guidance, mostrando un trend di crescita nei primi nove mesi dell’anno.

Fuori dal paniere principale brilla Ariston, +4,27%, che ha realizzato un utile netto di 206,1 milioni di euro nei nove mesi 2023, con un aumento del 68,9% rispetto allo stesso periodo del 2022.

S’indebolisce Brembo, -2,08%, con profitti stabili su ricavi in crescita.

Spread stabile

Si mantiene in equilibrio il secondario, con lo spread tra decennale italiano e tedesco a 184 punti base. I tassi scendono: il Btp è indicato a +4,5 (da +4,57% della vigilia); il Bund a +2,66% (da +2,73%).

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