Le vendite su Wall Street tolgono ogni speranza di recupero ai listini europei che chiudono in rosso. Giù anche Milano che in mattinata è stata tenuta a galla da banche e utilities e da alcune conferme positive sul fronte dell’economia, con l’uscita dalla recessione e l’aumento dell’inflazione.
Il Ftse Mib ha chiuso in calo dell’1% peggiorando sul finale e anche Londra è finita in territorio negativo con una perdita dello 0,12%, mentre Francoforte ha ampliato la caduta arrivando a perde l’1,72%, seguito da Parigi -1,62%. Lo spread Btp Bund ha chiuso a 137 punti base.
Da inizio giornata pesano certo le incertezze sulla Grecia, prima con le dichiarazioni pessimiste (smentite) sull’improbabilità di un accordo con la Grecia rilasciate dal numero uno del Fmi (in un’intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung) Christine Lagarde, poi con la precisazione di Wolfgang Schaeuble sulle dichiarazioni positive di Atene dei giorni scorsi che, dice, “non riflettono completamente” lo stato delle trattative. Dello stesso avviso anche il nostro ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Sulla Grecia – ha detto -dal punto di vista della sostanza, l’accordo non è vicino e il tempo scarseggia”. Anche oggi il premier Varoufakis ha assicurato che si arriverà presto a un’intesa. “Secondo l’accordo del 20 febbraio tra Atene e i Paesi creditori – ha detto in un’intervista alla radio greca VimaFm – il piano di aiuti è stato prorogato fino al 30 giugno, quindi entro quella data bisognerà raggiungere un accordo”.
CROLLANO I DEPOSITI IN GRECIA. PIL USA CONFERMA LA BATTUTA D’ARRESTO
Infine il dato sul crollo dei depositi delle banche greche, ai minimi deli ultimi dieci anni, ha aggravato l’allarme. Ad aprile, secondo i dati della Banca di Grecia, l’ammontare totale dei depositi si era ridotto a 142,7 miliardi di euro, dai 149 miliardi di marzo. Si tratta del valore più contenuto dal dicembre del 2004. Tanto che nel il segretario del Tesoro Usa, Jack Lew, ha chiesto che venga raggiunto un accordo il prima possibile.
Nel pomeriggio è stato però il dato sul Pil del primo trimestre a catalizzare l’attenzione dei mercati. Il dato, come temuto, ha certificato la frenata del Pil Usa che nel quarto trimestre 2014 cresceva del 2,2% e che a inizio 2015 è finito sotto zero a -0,7%, anche a causa del lungo maltempo invernale e dal dollaro forte. Il dato è risultato migliore delle attese, gli analisti si aspettavano un calo dell’1%, ma ha comunque siglato una evidente battuta d’arresto per la ripresa americana che fatica a trovare solidità. Il dato dovrebbe consolidare le attese per un rinvio del rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed (e quindi sarebbe in questo senso di supporto alle quotazioni azionarie) ma alimenta i dubbi sulla capacità di ripresa Usa.
Contrastati gli altri dati economici diffusi oggi: la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di maggio è scesa a 90 punti dai 95,9 del mese prima ma ha fatto meglio delle attese che si aspettavano 84,2 punti. Ha invece deluso il Chicago Pmi di maggio, realizzato con le indicazioni dei responsabili acquisti delle aziende, che si è attestato a 46,2 punti contro le attese per 53 punti, e dopo i 52,3 di aprile.
Di fronte questi dati è tornata la prudenza che ha sostenuto gli acquisti sui Treasury (condizionati comunque anche dagli acquisti di fine mese dei gestori). Ora si guarda all’indice Ism manifatturiero di lunedì. Giù gli indici azionari: il Dow Jones cede lo 0,5% e l’S%P 500 lo 0,47%. Il cambio euro dollaro sale dello 0,38% a 1,0991 e il petrolio Wti rimbalza di belìn il 3,3% a 59,59 dollari al barile.
A Piazza Affari sono in evidenza i diritti Mps +5,59%, le azioni della banca senese avanzano invece dello 0,93% (sempre tra i migliori titoli del Ftse Mib) e Bper +1,55%. Bpm +0,16%. In calo invece Intesa Sanpaolo -2,09%, Unicredit -0,62% e Ubi -1,46%, Banco popolare -0,9%. Bene anche le utility con Enel Green Power che sale dello 0,94% e A2A +0,89%. In fondo al Ftse Mib ci sono Mediaset -3,98%, Azimut -3,44%, Buzzi Unicem -2,25%.