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Borsa 5 giugno vista in recupero. In attesa della Bce domani, oggi si guardano gli indici Pmi

A Piazza Affari da seguire Eni che ha ricevuto la conferma del rating da S&P. Mentre su Webuild Fitch ha migliorato l’outlook. Unicredit e A2A hanno collocato bond

Borsa 5 giugno vista in recupero. In attesa della Bce domani, oggi si guardano gli indici Pmi

I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie europee dovrebbero iniziare la giornata in recupero, dopo la pesantezza registrata ieri. L’attesa è ovviamente per il meeting di domani della Bce che dovrebbe ridurre i tassi per la prima volta dopo 260 giorni dal primo rialzo. Ma oggi è la giornata dei Pmi sia in Europa sia negli Usa. Mentre sotto i riflettori restano i bancari, scommettendo in un lro recupero dal calo di ieri.

Wall Street chiude tonica. Occhi oggi al mercato del lavoro

Wall Street ha chiuso ieri con variazioni poco consistenti, ma comunque in positivo. Gli investitori sono preoccupati per l’andamento dell’economia statunitense, dopo che l’indice ISM manifatturiero è sceso oltre le attese. L’indicatore, che viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, resta sotto la soglia chiave di 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività. Nella giornata di oggi, è attesa la pubblicazione, del report ADP relativo alla creazione dei nuovi posti di lavoro nel settore privato, che anticiperà la diffusione del grande market mover di questa settimana, il report occupazionale USA relativo al mese di luglio, che sarà pubblicato dopodomani, venerdì 7 giugno.

Il Dow Jones ha recuperato lo 0,36% a 38.711 punti, mentre l’S&P500 è salito dello 0,15% a 5.291 punti. Performance positiva anche per il Nasdaq (+0,17% a 16.857 punti). L’attenzione è stta soprattutto per Intel che ha annunciato il lancio di nuovi chip destinati alle applicazioni sull’intelligenza artificiale, ma ha chiuso in calo dello 0,86% a 30,03 dollari. Di nuovo sull’otto volante GameStop che stavolta, per prese di beneficio dopo il forte rialzo messo a segno nella seduta precedente, ha chiuso in calo di 5,36% a 26,5 dollari. A causa della flessione dei prezzi petroliferi ieri hanno chiuso in rosso i titoli del settore petrolifero: Chevron ed Exxon Mobil hanno perso rispettivamente lo 0,84% e l’1,56%.

Debole Tokyo. Misto il resto dell’Asia

Finale in calo per la borsa di Tokyo penalizzata da uno yen più forte che ha colpito soprattutto i titoli legati all’export. Intanto si muovono in ordine sparso le altre principali piazze asiatiche che chiuderanno più tardi le rispettive sedute. L’indice giapponese Nikkei 225 scende con uno scarto percentuale dell’1,14%, mentre, al contrario, Shenzhen rimane allo 0,19%. In moderato rialzo Hong Kong (+0,44%); con analoga direzione, positivo Seul (+1,19%). Buona la prestazione di Mumbai (+1,02%); sulla stessa tendenza, leggermente positivo Sydney (+0,33%).

I prezzi del petrolio frenano sulla discesa

Il prezzo del petrolio si stabilizza dopo le sedute in calo sulla scia dell’esito della riunione dell’Opec+ del 2 giugno. Oggi il Wti si attesta a 73,19 dollari al barile (-0,08%) e il Brent a 77,49 dollari al barile (-0,04%). A pesare sullo scenario è la prospettiva di un’offerta più robusta a partire da ottobre, quando la dimensione dei tagli volontari verrà via via ridotta. I produttori Opec+ hanno deciso di estendere i tagli strutturali all’offerta fino alla fine del 2025 mentre quelli volontari saranno prolungati solo di tre mesi. L’Opec e i suoi alleati guidati dalla Russia, già dal 2022, hanno tagliato la produzione petrolifera di circa 5,86 milioni di barili al giorno, pari al 5,7% della domanda globale. Dei 5,86 milioni di tagli giornalieri, 3,66 milioni di barili sono considerati strutturali ed erano in scadenza a fine 2024 mentre i restanti 2,2 milioni, effettuati volontariamente, terminavano a giugno 2024. L’accordo proroga di un anno la contrazione strutturale dell’offerta mentre intende gradualmente ridurre i tagli volontari, fino ad azzerarli, in un lasso di tempo da ottobre 2024 e settembre 2025. Una strategia di maggior offerta che, nel medio termine, si adeguerebbe alla previsione di recupero dei consumi già alla fine di quest’anno e poi nel 2025, riequilibrando il mercato petrolifero. Rimandata alla prossima riunione del 1° dicembre la discussione sul ricalcolo delle quote produttive e conseguentemente dei tagli.

Borse 5 giugno: che cosa seguire oggi

Le borse europee sono attese partire in rialzo sulla base di un +0,46% del future sull’Eurostoxx50, alla vigilia della riunione della Bce, in cui è dato per scontato la prima riduzione dei tassi (di 25 punti base) dopo 260 giorni dal primo aumento. In attesa di domani oggi i mercati guarderanno oggi ai dati proventineti dai singioli paesi e dalla zona uero riguardo i Pmi. Per la zona euro il Pmi servizi è atteso 53,3 punti; precedente a 53,3 punti e il composito è atteso 52,3 punti; precedente 51,7 punti. In agenda inoltre per la zona euro l’ndice dei prezzi alla produzione ad aprile 2024 atteso a -0,5% m/m. Per la Francia in agenda la produzione industriale, con un dato mensile atteso 0,5% dopo il precedente -0,3%.

A Piazza Affari resteranno sotto i riflettori i titoli bancari, che più risentiranno dei tagli dei tassi, per verificare se potranno risollevarsi dopo i cali di ieri che hanno interessato in particolare Unicredit (-4,16%), Banca MPS (-3,53%) e BPER (-3,16%).

Proprio UniCredit ieri ha emesso due bond per un totale di 2 miliardi: si tratta di un bond Senior Non-Preferred con scadenza 4 anni richiamabile dopo 3 anni per un importo di 1 miliardo di Euro e un titolo Senior Non-Preferred con scadenza a 10 anni per 1 miliardo di Euro, rivolti a investitori istituzionali. Con l’importo emesso viene completata la componente senior del funding plan per il 2024 riservata a investitori istituzionali. La domanda complessiva è stata di circa 5 miliardi di Euro, con oltre 300 ordini da parte di investitori a livello globale. Per il bond con scadenza a 4 anni richiamabile dopo 3 anni la cedola annuale è stata pari al 3,875%. Se l’obbligazione non verrà richiamata, le cedole per i periodi successivi fino alla scadenza verranno fissate sulla base dell’Euribor a 3 mesi più lo spread iniziale di 85pb. Per il bond con scadenza a 10 anni la cedola annuale è stata determinata pari al 4,30%.

Anche A2A ha collocato un bond ieri: la sua prima emissione obbligazionaria perpetua subordinata ibrida in formato Green – use of proceeds dal valore nominale di 750 milioni euro. L’emissione ha ricevuto ordini per circa 2,9 miliardi di euro. Il titolo, collocato ad un prezzo di emissione pari a 99,460% e con un periodo di non-call di 5,25 anni, avrà una durata perpetua e corrisponderà una cedola annua fissa del 5 % fino alla prima data di reset prevista l’11 settembre 2029.

Webuild. Fitch a migliorato a “positivo” dal precedente “stabile” l’Outlook sul rating assegnato a Webuild. La valutazione sull’affidabilità creditizia della società è stata confermata a “BB”. L’agenzia di rating spiega che la revisione al rialzo riflette le aspettative di miglioramento sulla crescita degli utili lordi e sulla riduzione dell’indebitamento, favoriti, così come il fatturato e i margini della società, da livelli di attività “robusti”.

Eni. S&P ha confermato il rating di lungo termine “A-” e di breve termine “A-2” su Eni ma ha rivisto al ribasso l’outlook a “negativo” da “stabile”. L’agenzia sottolinea che la combinazione tra investimenti elevati, minore generazione di cassa dovuta a prezzi del gas moderati e stabile distribuzione di dividendi agli azionisti potrà comportare un rapporto tra fondi da operazioni (funds from operations) e debito a scendere intorno al 45% nel periodo 2024-25, un valore ritenuto inferiore alle aspettative sempre secondo S&P alla luce delle attuali condizioni di mercato e dell’andamento dei gruppi dell’energia comparabili.

Attenzione a Stellantis con l’ad, Carlos Tavares, che vede piena capacità in tutti gli impianti italiani entro il 2030 con una settimana lavorativa di 15 turni. Intanto Acc, joint-venture con Mercedes e TotalEnergies, sta studiando la fornitura di batterie per auto elettriche a basso costo per adattarsi alle esigenze del mercato e per questo ha rinviato i piani per la costruzione delle gigafactory in Germania e in Italia, a Termoli.

Occhio anche a Tim con Swisscom che ha annunciato che Fastweb, la sua affiliata in Italia, ha concluso un accordo di compravendita per la cessione della quota azionaria pari al 4,5% di FiberCop da lei detenuta a Optics Bidco spa, società controllata di Kkr. L’accordo prevede che Kkr acquisirà tutte le azioni FiberCop detenute da Fastweb a fronte di un corrispettivo di 438,7 milioni di euro, importo in linea con il prezzo pro-rata pagato da Kkr a Tim per la sua quota azionaria. Il closing della transazione è atteso nel terzo trimestre del 2024.

Pirelli. Silk Road Fund è uscito dal capitale del gruppo. Dopo l’accelerated bookbuilding della settimana scorsa, una nota Consob ha certificato che l’ormai ex-azionista cinese non detiene più quote nel gruppo della Bicocca. Al 29 settembre 2020 la sua partecipazione era pari al 9,021%.

Oggi è il primo di due giorni di sospensione delle azioni Tod’s dalle negoziazioni su Euronext Milan prima della revoca il 7 giugno.

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