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Borsa 5 gennaio: il Nasdaq rimbalza e migliora il mood di quasi tutti i listini. Anche Piazza Affari in rialzo

Imagoeconomica

I listini europei chiudono deboli, mentre Wall Street si muove intonata a metà seduta, nonostante il quadro macroeconomico odierno (l’inflazione sale in Europa e il lavoro cresce negli Usa) riduca le probabilità di una riduzione dei tassi da parte della Fed già a marzo.

Piazza Affari si apprezza dello 0,12% a 30.440 punti base, grazie alle banche, che in fondo sono le più avvantaggiate da tassi d’interesse sostenuti. Il rosso lambisce invece Francoforte-0,14, Parigi -0,4%, Londra -0,45%, Amsterdam -0,21%, Madrid -0,21%. 

Wall Street tonica, forte il mercato del lavoro

Wall Street, dopo un avvio piatto, è in cauto progresso (DJ +0,1%, S&P500 +0,37%, Nasdaq +0,41%) grazie ai titoli a maggior capitalizzazione e dopo l’atteso rapporto sul lavoro, superiore alle stime. A dicembre i posti creati (con esclusione del settore agricolo) sono stati 216mila, contro 170mila attesi. I dati relativi al mese di novembre sono stati invece rivisti al ribasso, con un aumento delle buste paga di 173mila anziché 199.000 come precedentemente riportato.

La disoccupazione il mese scorso è rimasta stabile al 3,7%, contro attese per un rialzo al 3,8%. I salari orari medi sono aumentati di 15 centesimi, lo 0,44%, a 34,27 dollari; rispetto a un anno prima, sono aumentati del 4,10%.

Guardando al bicchiere mezzo pieno i dati indicano che la prima economia mondiale ha finora evitato la recessione e probabilmente continuerà a crescere fino al 2024, grazie alla tenuta del mercato del lavoro che sostiene la spesa dei consumatori. “Il pessimismo sull’economia si è dimostrato ingiustificato – ha commentato la segretaria al Tesoro Janet Yellen – Stiamo ora assistendo a quello che viene definito ‘un atterraggio morbido’”.

In questo contesto però i trader riducono le possibilità di un primo taglio dei tassi a marzo, da parte della Federal Reserve, intorno al 50%, dal 60% precedente.

Sale l’inflazione in Eurolandia, meno di quanto atteso

Secondo i dati di Eurostat il mese scorso è risalita l’inflazione nella zona euro, al 2,9%, dal 2,4% di novembre, contro attese di +3%. Alla luce di quest’andamento Bloomberg sostiene che oggi sul mercato si prezzano meno di sei tagli di 25 punti base da parte della Bce, con gli swap che indicano una riduzione complessiva nell’anno di 140 punti base. Scendono a meno di cinque i tagli attesi dalla Bank of England, con una riduzione del costo del denaro di 120 punti base, mentre negli Usa le probabilità di un taglio dei tassi già a marzo scendono al 50%. 

Dollaro in calo, petrolio in rialzo

Gli effetti dei dati macro sul mercato valutario sono da soppesare, in ogni caso al momento il dollaro s’indebolisce contro le principali valute, mentre l’euro recupera lo 0,3% contro il biglietto verde per un cambio in area 1,097.

Anche i T-Bond che, nell’immediato, avevano visto scendere i prezzi e salire i rendimenti, si stanno calmando e il Treasury decennale mostra un tasso poco sotto il 4%.

Il petrolio è in rialzo. A tenere in scacco i prezzi dell’oro nero sono le tensioni nel Mar Rosso e la situazione geopolitica, una situazione che, nel tempo, potrebbe avere effetti pesanti sull’inflazione. Il gigante delle spedizioni di container Maersk ha detto che sta deviando tutte le proprie navi intorno al Capo di Buona Speranza in Africa, avvertendo i clienti di prepararsi a notevoli disagi, con inevitabile allungamento dei tempi e maggiorazione dei costi.

Al momento il Brent si apprezza dell’1,37% a 78,64 dollari al barile, mentre il greggio texano sale quasi del 2% a 73,56 dollari.

Non sfugge a questa deriva il gas naturale che, ad Amsterdam, tratta a 34,405 euro al Mwh.

Piazza Affari in rialzo con le banche e Saipem

Piazza Affari è l’unica positiva in Europa grazie al sostegno delle banche e a quello di Saipem, +1,95%, che si mantiene in denaro con il progresso del petrolio.

Nel credito di apprezzano Bper +1,96%, Banco Bpm +1,74%, Intesa +1,2%, Banca Mps +0,85%, Unicredit +0,68%, Mediobanca +0,76%.

Segnali di risveglio arrivano dall’industria con Iveco +1,03%, Prysmian +1,07%.

Sono in rosso Recordati -1,44%, Finecobank -1,06%, Inwit -1,12%. La moda arretra con Cucinelli -0,42%.

Non ritrova smalto Stm, -0,82%.

Campari, -1,01%, si accoda al settore dei liquori, debole a livello continentale, a causa la notizia che la Cina ha avviato un’indagine antidumping sui brandy provenienti dalla Ue.

Fuori dal paniere principale Saras cede il 6%, dopo che il socio Urion Holdings ha dichiarato in un filing di aver venduto circa l’1,8% della società.

Spread stabile, tassi in crescita

Il secondario è poco mosso, anche se i tassi salgono leggermente. Lo spread tra i decennali benchmark italiano e tedesco chiude a 167 punti base, con il Btp che mostra un tasso del 3,81% e il Bund del 2,14%.

Pesa sui titoli di Stato il leggero rialzo dell’inflazione, anche se in Italia la corsa dei prezzi ha rallentato ancora a dicembre: +0,6%, da +0,7% di novembre. A livello annuale, secondo la stima preliminare dell’Istat, il dato è al 5,7%, contro l’8,1% del 2022.

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