I segnali negativi in arrivo dalla tecnologia combinati con i primi dati negativi della congiuntura hanno spazzato via l’ottimismo di fine anno. Pesa l’improvvisa sfiducia nei confronti di Apple (-1,5%), che ieri ha segnato il suo secondo giorno di ribasso consecutivo, stavolta sull’onda del report di Piper Sandler. Meno pesante, ma altrettanto significativo sul piano psicologico, il tonfo di Moblleye, la società di Israele leader nel campo della guida autonoma. L’azienda (-27%) ha dovuto confessare un drammatico calo della domanda da parte dei principali clienti tra cui Volkswagen e Porsche. Duro il contraccolpo per Stm (-3,5%) alla fine della giornata del 4 giugno, tra i partner principali dell’auto driverless.
I dati macroeconomici della giornata hanno intanto attenuato le aspettative di taglio dei tassi a marzo.
Stamattina esce il dato sull’inflazione nella zona euro, gli economisti si aspettano +3,4% anno su anno per quanto riguarda il dato core. Non aiutano le previsioni macro del Fondo Monetario: nel 2024 la crescita potrebbe salire al 2,9% ma l’organismo di Washington mette in guardia dalla volatilità politica: per il 2024 sono previsti 40 appuntamenti elettorali in grado di influenzare la congiuntura economica.
È con questo stato d’animo che i mercati si apprestano a chiudere la prima settimana dell’anno. Secondo le statistiche, quando Wall Street sale nelle prime quattro settimane dell’anno, nel 78% dei casi il bilancio dell’anno è positivo. Quando la performance di gennaio è negativa, il ritorno dell’anno è poco più del 2% e solo nel 58% dei casi è positiva
Nel frattempo, le borse dell’Asia Pacifico sono miste dopo la chiusura debole di Wall Street. L’indice Nikkei di Tokyo si avvantaggia della debolezza dello yen e guadagna lo 0,7%, +0,7% anche il bilancio provvisorio di questa settimana corta. L’Hang Seng di Hong Kong è intorno alla parità, -2,4% la settimana. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,2%, -1,8% la settimana. Kospi di Seul -0,3%, 1,3% la settimana.
Borse 5 gennaio: il calo del Nasdaq pesa sull’umore del mercato
Ieri l’indice EuroStoxx ha chiuso in rialzo dello 0,6%, il Ftse Mib dell’1%. In apertura le borse dell’Europa hanno salutato l’arrivo della recessione, con Piazza Affari che dopo le prime battute cede lo 0,37% del suo valore.
L’indice composito dei responsabili degli acquisti (Pmi) dell’Hcob compilato da S&P Global è stato rivisto al rialzo per dicembre, portandolo a 47,6 dopo la stima preliminare di 47,0. Siamo comunque sotto la soglia di 50, che separa la crescita dalla contrazione, per il settimo mese consecutivo. Ciò indica che il blocco dei 20 Paesi, che ha subito un ribasso dello 0,1% nel terzo trimestre del 2023, ha probabilmente subito una nuova contrazione lo scorso trimestre, cadendo nella definizione tecnica di recessione. “Non siamo ancora in territorio di recessione per i servizi, ma l’atmosfera è tutt’altro che orientata alla crescita”.
A Wall Street, il Dow Jones ha chiuso ieri appena sopra la parità. Nasdaq -0,6%. S&P500 -0,3%.
Oggi alla 14.30 il Bureau of Labour Statistics degli Stati Uniti pubblica il dato sull’occupazione. La variazione di nuovi posti di lavoro dovrebbe essere stata positiva in dicembre, +175.000, da +199.000 di novembre. Il tasso di disoccupazione è atteso al 3,8%, da 3,7%. La crescita della paga oraria dovrebbe essere dello 0,3% mese su mese, da +0,4%.
Poche le novità di sostanza della chilometrica conferenza stampa della premier Giorgia Meloni salvo la conferma della volontà di procedere alla cessione di quote di Ferrovie e Poste senza rinunciare al controllo. Commenta Francesco Giavazzi: “L’offerta che il governo fa agli investitori è quindi di non contare nelle scelte dell’azienda ma di scommettere sulla strategia del socio di maggioranza. Dubito che sia un’offerta attraente”.
Salgono i rendimenti dell’obbligazionario: Btp al 3,80%, +10 punti base. Treasury Note a dieci anni al 3,99%, Bund al 2,12%, da 2,02% di ieri sera.
Stamattina esce il dato sull’inflazione nella zona euro, gli economisti si aspettano +3,4% anno su anno per quanto riguarda il dato core.
Petrolio Wti a 72,5 dollari il barile, in rialzo dello 0,7% dopo la pubblicazione dei dati sulle scorte di greggio degli Stati Uniti. L’Isis ha rivendicato il doppio attentato avvenuto due giorni fa tra la folla vicino alla tomba di Qassem Soleimani, nella città iraniana di Kerman.
Titoli in evidenza: sale il target di Prysmian, Enel sotto i riflettori
Enel: secondo Mf nei prossimi giorni sono attese le offerte per la divisione che gestisce i sistemi di accumulo per le rinnovabili in Italia. In vendita una quota del 49% che potrebbe valere tra 800 milioni e 1 miliardo di euro, scrive un quotidiano che sostiene che ci siano Sgr (Generali), la francese InfraVia e l’olandese Dif tra i soggetti interessati. Attraverso la sua controllata Enel Green Power North America, ha perfezionato un accordo con Ormat Technologies per la vendita di un portafoglio di asset rinnovabili negli Stati Uniti per circa 250 milioni di euro, dice una nota.
Prysmian: Citi alza il target price a 43 euro.
Poste italiane: Il governo pensa di ridurre la quota pubblica nella società, pur mantenendone il controllo, ha detto la premier Giorgia Meloni.
Ariston Holding: Barclays ha avviato la copertura del titolo con ‘overweight’ e un target price di 9 euro.
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