L’inflazione scende nella zona euro, crolla in Italia e appare in linea con le attese negli Stati Uniti: il quadro complessivo spinge ulteriormente in alto le borse del blocco e zavorra la moneta unica, ma Wall Street placa gli entusiasmi e procede contrastata a metà giornata, soppesando anche il modesto incremento di richieste alla disoccupazione negli Usa e soprattutto le notizie provenienti dalla riunione dei produttori di petrolio dell’Opec con i loro alleati. L’incertezza fa cambiare strada al petrolio, che ora si muove in rosso.
Si fanno sentire sui mercati inoltre le prese di profitto al termine di un novembre d’oro.
L’Europa chiude novembre in rialzo, guarda all’inflazione e assapora un calo dei tassi nella prima metà del prossimo anno
Le piazze europee chiudono un mese da incorniciare con un’ultima seduta cauta, ma positiva, sotto i massimi del giorno.
Piazza Affari si apprezza dello 0,17% a 29.737 punti base aggiornando nuovi record da 15 anni. Parigi sale dello 0,59%, Amsterdam +0,4%, Londra +0,37%, Francoforte dello 0,32%, Madrid cede lo 0,09%.
A sostenere l’appetito per il rischio sono i dati sull’inflazione di novembre, ben al di sotto delle attese e in controtendenza rispetto alla “crescita dei prezzi ostinata” indicata dalla Bce.
I prezzi al consumo nelle 20 nazioni che condividono l’euro a novembre passano al 2,4% dal 2,9% di ottobre, portando i mercati monetari a scommettere su un taglio dei tassi d’interesse già ad aprile del prossimo anno. L’inflazione core, al netto di energia e alimentari, si ferma al 3,6% al di sotto delle attese.
Un andamento che dovrebbe indurre la Bce a più miti consigli, come suggerisce il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, secondo il quale bisogna stare attenti ai “danni inutili” che potrebbero derivare dalla tentazione di una stretta eccessiva, ricadendo sull’economia e sulla stabilità finanziaria.
In Italia l’inflazione annua crolla allo 0,8% (da +1,7% di ottobre), secondo le stime preliminari dell’Istat. È un valore che non registrava da marzo 2021. Frena inoltre il carrello della spesa: su base annua, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona segnano +5,8% (da +6,1% del mese precedente) mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +5,6% a +4,8%. L’Istat precisa che ora l’inflazione acquisita per il 2023 (media dei prezzi se restassero stabili) è al 5,7% e al +5,1% per la componente di fondo.
Clima incerto a Wall Street
Il mese di novembre sarà il migliore da un anno a questa parte per la borsa di New York, ma oggi gli indici principali viaggiano contrastati e in particolare i ribassi colpiscono il Nasdaq (-0,74%), mentre il DJ appare tonico (+0,82%), al traino di Salesforce +7,18%.
A guardare il quadro macro le attese sono state rispettate: l’inflazione Pce di novembre scende al 3% e quella ‘core’ al 3,5%, dati in linea con le attese e probabilmente già scontati dal mercato. Le nuove richieste settimanali alla disoccupazione sono invece sotto le previsioni, settemila in più per un totale di 218mila contro stime di 220mila, a prova che il mercato del lavoro è ancora forte. Un taglio dei tassi a primavera 2024 resta in ogni caso nel ventaglio delle ipotesi preferite dagli investitori. Crea qualche nervosismo invece la riunione dell’Opec e alleati per valutare nuovi tagli alla produzione il prossimo anno. Secondo fonti Reuters e del WSJ la possibilità più concreta, finita in un accordo preliminare, è di un taglio alla produzione per un altro milione di barili al giorno. Il ministro dell’energia algerino Mohamed Arkab ha detto però all’agenzia di stampa che i paesi produttori di petrolio potrebbero riunirsi un’altra volta quest’anno per discutere dei livelli di produzione 2024.
L’euro scende; il petrolio va in rosso
Le molte notizie di giornata riaccendono gli acquisti sul dollaro, mentre l’euro arretra riportando il, che viaggiava spedito, cambio in area 1,091.
Il petrolio, che viaggiava spedito, cambia traiettoria dopo le informazioni uscite dalla riunione dell’Opec+. Il Brent scende del 2,7% a 80, 65 dollari al barile, mentre il Wti perde il 2,9% a 75,6 dollari al barile.
Le vendite colpiscono l’obbligazionario a stelle e strisce, i prezzi calano e i tassi salgono: il decennale sale 4,32%.
Piazza Affari vicina ai 30mila punti
Come il piè veloce Achille, Piazza Affari insegue ancora i 30mila punti facendo ogni giorno piccoli passi avanti. In cima al listino oggi ci sono titoli petroliferi come Saipem +3,41% e Tenaris +2,71%; i progressi sono più timidi per Eni +0,4%.
Tra i titoli energetici sono in evidenza anche Snam +1,4% e Italgas +1,09%.
Stellantis si conferma in denaro, +0,95%, in scia alla decisione annunciata ieri da GM di aumentare la remunerazione per gli azionisti, attraverso il buyback e l’incremento del dividendo.
Gli ultimi fuochi illuminano Cnh +1,3%, prima dell’uscita da Piazza Affari (sarà sostituita sul Ftse MIb da Cucinelli, +1,6%).
Progressi per Tim +1,22%.
La maglia nera del giorno va a Ferrari, -1,43% e sono deboli banche come Unicredit -1,34% e Bper -0,81%. Chiude in rosso Leonardo -0,39%, positiva in mattinata, dopo che JPMorgan ha portato il rating a ‘Overweight’ e il prezzo obiettivo a 20 euro.
Obbligazionario debole
Il secondario italiano chiude debole. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 177 punti base (+1,83) e crescono leggermente i tassi. In particolare il Btp in chiusura è indicato a +4,22%, contro +2,45% del Bund