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Borsa 25 luglio: il crollo del Nasdaq impressiona. È l’attesa correzione o lo scoppio della bolla del Big Tech?

Tutti i riflettori sul Nasdaq, l’indice delle società high tech che ieri ha vissuto una delle sue sedute peggiori degli ultimi anni. Anche il lusso e le banche sono osservati speciali

Borsa 25 luglio: il crollo del Nasdaq impressiona. È l’attesa correzione o lo scoppio della bolla del Big Tech?

Tesla -11,97%%: La creatura di Elon Musk, grande sostenitore di Donald Trump, ha vissuto ieri una seduta all’insegna delle vendite. Non è colpa della politica; piuttosto, la frenata delle vendite del campione delle “Magnifiche Sette” ha chiuso il trimestre con una modesta crescita dei ricavi (+2%), ma il margine operativo è sceso al 14,6% dei ricavi, rispetto al 16,4% precedente.

Stesso copione per Stellantis che chiude un semestre decisamente nero: ricavi -14%, utile -48%. Anche il margine operativo è in forte calo. Le stime per il 2024 sono state confermate per quanto riguarda margini e flusso di cassa, ma riviste al ribasso per i ricavi. Le cose non vanno meglio per Iveco, che ieri ha perso oltre il 14% in Borsa, scendendo a 10,6 euro per azione, risultato peggiore sul Ftse Mib, l’indice più importante della Borsa italiana. La performance negativa del titolo di Iveco è dovuta ai risultati del secondo trimestre del 2024: i ricavi consolidati sono scesi del 5% su base annua, a 3,9 miliardi di euro. I ricavi della divisione Attività Industriali sono stati inferiori del 5,8% a causa dei minori volumi di consegne in Europa e dell’“impatto negativo dei cambi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.

Tonfo di Wall Street schiacciato da Tesla e Google

Tornando a Wall Street, il Dow Jones è scivolato dell’1,25%, S&P 500 del 2,31% e il Nasdaq del 3,64%, schiacciato dai cali di Tesla e Google (-4,92%), dopo la pubblicazione delle trimestrali. La holding a cui fa capo Google ha chiuso il secondo trimestre con utile e ricavi in crescita oltre le attese grazie al cloud, ma a deludere sono i ricavi da pubblicità, aumentati dell’11,1%, ma in rallentamento rispetto alla crescita del 13% dello stesso periodo dell’anno scorso. Le spese di capitale sono balzate del 91,4% a 13,2 miliardi con la spinta di Google sull’intelligenza artificiale.

Sui mercati, in netta frenata, si fa strada il sospetto che sia imminente una frenata generale dopo il boom della prima parte dell’anno. Il timore non riguarda solo il mondo dell’intelligenza artificiale, comunque il più colpito (-3,6% il dato delle Magnifiche 7). Ancora una volta si sono distinte le “piccole”, confermando il cambio di passo iniziato qualche seduta fa. Il movimento dovrebbe essere ribadito nella seduta odierna se Alphabet e Tesla confermeranno le indicazioni dell’afterhours.

Unicredit batte le attese, Lvmh affonda e trascina il settore del lusso

Il nostro Fste Mib ha chiuso quasi invariato a 34.637 punti, mantenendosi oltre le medie mobili a 50 (34.185) e 100 giorni (34.077 punti). Entra nel vivo la stagione delle trimestrali. Unicredit ha annunciato risultati superiori alle stime, con un utile netto di 2,7 miliardi di euro a fronte di un’attesa media di 2,36 miliardi. I ricavi sono in flessione dello 0,7%, meno di quanto inizialmente previsto.

Oltre 6,5 miliardi di euro di utili dalle prime nove banche italiane nel secondo trimestre del 2024, con cost/income e crediti deteriorati in calo. Questo è l’obiettivo della stagione dei conti iniziata il 24 luglio con Unicredit e che si concluderà il 7 agosto con Bper. Giovanni Razzoli, analista di Deutsche Bank, ritiene che il momento sia ancora favorevole. Il calo dei tassi di interesse, più lento del previsto, non frenerà il margine di interesse. Le premesse sono per alzare la guidance e i dividendi, e proporre nuovi buyback. Gli acquisti nel settore sono sostenuti da Deutsche Bank, Equita e Morgan Stanley.

Perde colpi anche la corazzata del lusso, Lvmh (-2,67%), alla vigilia dell’apertura dei Giochi Olimpici. Il primo semestre 2024 del colosso francese si chiude con un fatturato di 41,7 miliardi di euro, in calo dell’1% a cambi correnti (+2% a valuta costante) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli utili del gruppo, che include oltre 75 marchi, sono stati di 7,2 miliardi, in calo del 14%.

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