La stagione delle trimestrali è ormai entrata nel vivo e le Borse pagano dazio per i primi, deludenti, risultati. Europa tutto in rosso a metà giornata, zavorrata da lusso, auto e tech, mentre i future Usa non promettono nulla di buono.
Piazza Affari prova a limitare i danni e si allontana dai minimi di giornata: il Ftse Mib cede lo 0,4% a 34.492 punti frenato anche dal tonfo di Iveco, in caduta libera dopo i conti.
Va molto peggio a Parigi (-1,3%), con gli investitori che fuggono a gambe levate dai titoli del lusso dopo i conti deludenti di Lvmh. Male anche Francoforte, che perde lo 0,84%, mentre provano a resistere Amsterdam (-0,56%) e soprattutto Madrid (-0,26%). Fuori dalla Ue Londra segna -0,2%.
Molti comparti risentono ancora delle vendite che nell’after-market a Wall Street hanno bersagliato i primi due colossi del tech ad aver fornito i conti trimestrali. E le premesse per oggi non sono delle migliori con Tesla e Alphabet nel pre-mercato cedono rispettivamente il 7,78% e il 3,39%. “I primi risultati delle Big Tech non sono stati incoraggianti”, ha detto Ipek Ozkardeskaya, senior analyst di Swissquote Bank. “Due dei Magnifici 7 non sono riusciti a generare entusiasmo quando hanno comunicato i risultati del secondo trimestre non proprio ideali, che arrivano in un momento in cui gli investitori si chiedono se il rally dell’Ia sia andato troppo oltre”.
A peggiorare il clima sui mercati contribuisce anche il calo degli indici Pmi manifatturieri a luglio in Francia (al 44,1 dal 45,3 di giugno) e in Germania (al 42,6 dal 43,5), segno che la stagione dei tassi record sta facendo sentire i suoi effetti sull’economia europea.
Deludono i conti di Lvmh: il lusso manda Ko le Borse
All’indomani della pubblicazione dei conti del primo semestre, a Parigi Lvmh cede il 3,78% scendendo a quota 666,3 euro e trascinando al ribasso l’intero comparto del lusso europeo. Sempre in Francia, Kering perde il 5,2% in attesa della sua trimestrale, mentre Hermes cede l’1,15%. A Francoforte Hugo Boss è in rosso del 3,6%, a Zurigo Richemont è in ribasso dell’1,7%, a Londra Burberry perde l’1,3%. E arriviamo a Milano, dove Moncler e Brunello Cucinelli segnano rispettivamente -1,45% e -1,72%.
In linea generale, i conti di Lvmh hanno in alcuni casi rispettato le attese, in altri hanno deluso il consensus, mentre l’utile operativo e l’utile netto sono stati decisamente deludenti, risentendo dell’effetto cambi più elevato del previsto. A incidere il fatto che lo shopping in Asia si sia spostato da Cina e altri Paesi in Giappone, dove le vendite sono cresciute del 57% nel periodo aprile-giugno, ma i margini sono crollati, a causa dello yen debole. Inoltre la performance di vini, champagne e cognac è stata estremamente debole, confermando il rallentamento del settore moda e lusso dopo i massimi toccati nel periodo post pandemia.
“I risultati del primo semestre 2024 per Lvmh sono stati sostanzialmente in linea con le stime di Mediobanca e con il consensus per quanto riguarda i ricavi, ma sono andati peggio per quanto concerne l’ebit e i margini”, hanno commentato gli esperti di Piazzetta Cuccia, spiegando che il peggioramento dei margini e quindi dell’ebit è da ricondurre principalmente all’andamento dei cambi (-5%) legato al grande spostamento delle attività dall’Asia al Giappone. Mediobanca, comunque, ha confermato la raccomandazione di “Outperform” sulle Lvmh. Ha espresso un giudizio favorevole anche Bernstein, ossia di “Buy” con target di prezzo a 950 euro, pur evidenziando alcuni punti deboli dei numeri pubblicati ieri dal gigante del lusso. In primis il fatto che il management non si sia sbilanciato sulle prospettive del secondo semestre, pur sottolineando che la base di confronto sarà più favorevole. Diversa la linea degli esperti di Jefferies, che hanno raccomandato cautela (“Hold”) e tagliato ll target di prezzo a 690, euro dai precedenti 710 euro per le azioni di Lvmh. Del resto, notano gli analisti, i titoli hanno un premio del 55% rispetto alle quotazioni dello Stoxx 600, livello superiore alla media storica attorno al 46%.
Iveco sprofonda a Piazza Affari dopo la trimestrale
Iveco in caduta libera a Milano dopo la pubblicazione dei conti. A metà giornata il titolo crolla del 14,49% a 10,065 euro distante anni luce dai 14,8 euro toccati nell’intraday ad aprile. La società nel secondo trimestre ha visto l’utile netto salire dell’8% a 162 milioni e l’utile netto adjusted aumentare a quota 182 milioni, molto al di sopra delle stime del consensus. A pesare è però il calo dei ricavi i (-5% a 3,919 miliardi di euro, con quelli delle attività industriali -5,8% a 3,819 miliardi), dovuto a “minori volumi principalmente in Europa, mix negativo e un impatto negativo dei cambi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, parzialmente compensati dal miglioramento dei prezzi”. In ribasso anche Ebit consolidato e adjusted e free cash flow delle attività industriali, entrambi elementi che non sono piaciuti agli investitori, delusi anche dalla mancanza di miglioramenti sui nuovi ordini (order intake). Confermata la guidance per il 2024, con un Ebit adjusted consolidato atteso tra 920 e 970 milioni di euro, ricavi netti delle attività industriali in calo di circa il 4% rispetto al 2023 ed Ebit adjusted delle attività industriali tra 790 e 840 milioni.
Il crollo di Iveco manda in rosso il comparto auto italiano: Stellantis (-0,5%), Ferrari (che risente anche della performance del lusso) cede l’1,54%. In controtendenza Pirelli (+0,4%).
Sulle banche pesa il tonfo di Deutsche Bank
E al malumore di tech, auto e lusso, si aggiunge anche quello del comparto bancario (Stoxx 600 banks -0,76%), zavorrato dal tonfo di Deutsche Bank (-5,61%) che ha chiuso il secondo trimestre con una perdita netta di 143 milioni, la prima in quattro anni, risentendo di un accantonamento di 1,3 miliardi.
A rinfrancare gli investitori non bastano nemmeno gli ottimi conti di Santander (+1,39%) che ha chiuso il secondo trimestre con un utile in crescita del 20% a 3,2 miliardi, e soprattutto di Unicredit (-0,65%) che ha presentato numeri trimestrali e semestrali da record. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha battuto le stime degli analisti con un utile netto di 2,7 miliardi di euro (+16%), registrando il quattordicesimo trimestre consecutivo di crescita. Rivista al rialzo la guidance 2024 su ricavi e generazione organica di capitale, confermati per quest’anno 1,4 miliardi di dividendi e 1,7 miliardi di buyback. Non da ultimo, l’istituto ha annunciato l’acquisto della belga Aion e della polacca Vodeno per 370 milioni di euro.
A Milano viaggiano in rosso anche Pop Sondrio (-1,8%), Banca Mediolanum (-0,8%) e Intesa Sanpaolo (-0,5%). Positiva invece Mps (+1,53%).
Piazza Affari: gli altri titoli sotto i riflettori
In vetta al Ftse Mib c’è Prysmian (+1,55%), seguito a ruota da Italgas (+1,65%) che amplia i guadagni dopo i conti al 30 giugno, chiusi con ricavi totali adjusted in calo del 6,4% a 872,3 milioni, ebitda adjusted (+10,6%) ed ebit adjusted (+12%) in aumento, e un utile netto adjusted pari a 241,5 milioni, in crescita del 13,3%. Positive anche Enel (+0,49%) e Hera (+0,35%).
È in forte calo invece Saipem (-3,8%) in attesa dei conti. Fuori dal listino delle blue chip perde il 3,6% Sogefi, che continua a pagare l’uscita inaspettata dell’amministratore delegato Frederic Sipahi.
Spread, petrolio, euro
Sale lo spread, che si attesta a quota 134 punti base, con il rendimento del Btp decennale benchmark a quota 3,76% dal 3,75% della vigilia.
Rimbalzano invece i prezzi del petrolio dopo il calo di martedì. Il brent a settembre è a 81,55 dollari al barile (+0,7%), il Wti di pari scadenza è a 77,49% (+0,69%).
Infine, sul valutario, l’euro continua a scendere sul dollaro e scambia a quota 1,083.