Sette mesi di montagne russe. Tra alti e bassi che hanno caratterizzato fino a oggi il 2013, l’indice Ftse Mib ha cercato di riportarsi in territorio positivo con i rialzi delle ultime sedute, tra cui il rally di giovedì primo agosto innescato dalle dichiarazioni di Mario Draghi (Ftse Mib +2%). Ma il bilancio chiude in rosso: -0,44% (performance dai inizio anno al 1 agosto). Guadagni invece sulle altre Borse europee (performance aggiornate all’1 agosto): da inizio anno il Cac è salito dell’ 8,27%, il Dax dell’8,12% e Londra del 10,86%. Persino Madrid ha chiuso in territorio positivo (+1,10%).
Per non parlare degli Stati Uniti, che, dopo gli scossoni legati al terremoto “tapering” di qualche settimana fa, hanno riaggiornato nuovi massimi storici sulla scia delle recenti rassicurazioni di Ben Bernanke, che ha confermato per ora il piano di acquisto di bond da 85 miliardi al mese, e dei positivi dati macro, tra cui la prima lettura del pil che ha sorpreso gli analisti, con un +1,7%. Il Dow Jones e l’S&P hanno così allungato verso nuovi massimi (rispettivamente sopra i 15.600 punti e sopra i 1.700 punti) portando i guadagni da inizio dell’anno sopra il 16%.
Piazza Affari, listino periferico tra i primi a pagare i guai e le tensioni dell’Eurozona, è stata però penalizzata anche e soprattutto dall’incertezza politica prima sulle elezioni e poi sulla tenuta del governo (complice la sentenza sul processo Mediaset). Non mancano ad appesantire il bilancio i ruzzoloni eccellenti di alcuni titoli che hanno registrato perdite a due cifre. In molti casi si tratta di banche, settore maggiormente rappresentato dall’indice e che quindi ne influenza in modo marcato l’andamento. C’è Bpm che ha ceduto ben il 17,95%, travagliata dalla saga sulla governance e sulla trasformazione in Spa. Negli ultimi tempi i rinnovati auspici del governatore della Banca d’Italia a favore della trasformazione delle grandi popolari in Spa ha ridato vivacità al titolo.
Peggio ha fatto il Banco Popolare -21,66% mentre Ubi Banca ha contenuto i cali a -8,75%. In rialzo invece Unicredit +12,01% e Intesa +7,96%. Giù anche Enel -14,44%, Eni -6,7% e Saipem -44,71% che ha quasi dimezzato il suo valore a causa di due profit warning in sette mesi, uno alla fine di gennaio e uno a giugno, relativi soprattutto a problemi in Algeria e ad alcune commesse in Canada e Messico. Anche Telecom non festeggia: tra le trattative non proseguite con H3G in uno scenario tlc che il mercato percepisce in consolidamento e i ripetuti incontri sulla separazione della rete il titolo ha perso il 28,15%.
È rally invece per Fiat +55,52% che ha beneficiato anche dei risultati in crescita di Chrysler negli Stati Uniti e per Fondiaria Sai che sull’onda delle indagini e dei sequestri a carico dei Ligresti ha tentato la parziale risalita, +70,25% a 1,617 euro. Corsa a tre cifre per Mediaset che da fine anno ha intrapreso la rimonta dopo le vendite del 2012 innescate dall’avvicendamento del governo Berlusconi con i tecnici di Monti e dai risultati societari (il 2012 si è chiuso con il primo rosso dalla quotazione). Nei sette mesi si sono messi in evidenza anche Mediolanum +48%, Parmalat +50% e il lusso di Ferragamo +53% e di Tod’s +30,95%.
Se si allarga l’analisi a tutte le società quotate a Piazza Affari però il podio è occupato da Neurosoft +237%, Safilo +124%, Rcs risparmio +118%. Dalla parte opposta della classifica si trovano invece le Rcs ordinarie, penalizzate dal lungo e difficile processo di riorganizzazione della società che edita il Corriere e dalle vicende legate all’aumento di capitale che investono gli equilibri del salotto dei poteri economico-finanziari italiano. A ruota segue Mediacontech con -69% e Seat Pagine Gialle -63%.