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Borsa 20 agosto: oro al record storico di oltre 2.520 dollari per oncia ma petrolio in ribasso da due settimane

Pixabay

Le borse europee hanno preso fiato nella seduta odierna, in attesa di vedere cosa dirà il presidente della Fed Jerome Powell, venerdì prossimo a Jackson Hole, mentre la banca centrale svedese e quella del Canada hanno tagliato oggi i tassi d’interesse di 25 punti base per la seconda volta di seguito, segnalando che altri tagli potrebbero rivelarsi necessari nei prossimi mesi.

La tendenza a ridurre il costo del denaro da parte dei principali istituti centrali (Giappone a parte), si è fatta sentire in giornata sul settore creditizio, mentre la lunga scia di perdite del greggio ha affaticato i titoli petroliferi.

Così i listini europei chiudono deboli, complice l’avvio sottotono di Wall Street, anche a causa di qualche presa di profitto dopo la recente corsa: Milano -0,57%, si ferma sul filo dei 33 mila punti base; Londra -1% (sotto la pressione di compagnie come Shell, -2,84% e Bp, -2,76%); Amsterdam -0,7%; Francoforte -0,36%; Parigi -0,25%; Madrid -0,11%.

Nuovi record dell’oro

Sui mercati restano sotto i riflettori il dollaro e l’oro, che fa la parte del leone segnando ulteriori record. Il cambio tra euro e biglietto verde è oltre 1,11. Lo spot gold va in orbita oltre 2526 dollari l’oncia; il future si avvicina a 2565 dollari.

Il Brent si muove intorno ai 73 dollari al barile (-0,6%), mentre prosegue il tentativo di negoziati per un cessate il fuoco in Medio Oriente.

Piazza Affari, bene Generali, banche e titoli petroliferi zavorrano il listino

Anche Piazza Affari è appesantita oggi soprattutto dai titoli petroliferi e da quelli bancari.

Sul Ftse MIb la maglia nera del giorno va a Saipem -2,86%, seguita a ruota da Tenaris -2,72%, mentre Eni confina i danni allo 0,85%. Tra le banche la peggiore è Unicredit, -2,25%, seguita da Popolare di Sondrio -2,13%, Banco Bpm -1,53%, Bper -1,3%. I realizzi hanno fatto indietreggiare Telecom -1,07%, dopo il recente rally.

Sul fronte opposto la blue chip migliore è Generali, +0,68%, sostenuta come ieri da indiscrezioni sul fatto che la banca pubblica Central Bank of India possa investire nelle joint venture locali della compagnia italiana.

Bene i titoli della sanità come Recordati +0,5% e Diasorin +0,5%. Nell’auto è positiva Ferrari +0,36%, mentre Stellantis è incolore.

Spread stabile, tassi in calo

Il secondario italiano chiude una seduta equilibrata, con lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata a 140 punti base. Scendono leggermente i rendimenti e il Btp arretra a al 3,59%, sulle attese di parole accomodanti da parte di Powell, che potrebbero fare da sponda alla Bce. Al momento, secondo il FedWatch Tool di Cme Group, c’è il 100% di possibilità che la banca centrale Usa il 18 di settembre tagli i tassi di almeno 25 punti base e il 22,5% di che il taglio sia di 50 punti base.

Inflazione nelle attese a luglio in Eurolandia; tarda la ripresa tedesca, ma sbarca Tsmc

Dall’Europa intanto arrivano conferme sull’inflazione di luglio che, nell’area della moneta unica, è al 2,6%, contro 2,5% di giugno e il 5,3% dello scorso anno. Un andamento che dovrebbe essere in linea con le ambizioni della Bce, mentre l’economia continua a soffrire, soprattutto in Germania.

La tanto attesa ripresa dell’economia tedesca infatti potrebbe tardare ulteriormente, dice la Bundesbank e l’inflazione potrebbe risalire verso la fine dell’anno, anche se solo temporaneamente.

Sempre dalla Germania però arriva una notizia interessante per il settore dei microchip: la Commissione europea ha approvato sovvenzioni per 5 miliardi di euro da parte del governo tedesco per la costruzione di un impianto del colosso taiwanese Tsmc a Dresda. Si tratta del primo stabilimento europeo per l’azienda di Taiwan. La produzione sarà mirata ai semiconduttori per auto e partirà dal 2027.

Per il settore auto è arrivata poi una proposta di aggiustamento della Commissione sulle tariffe da applicare alle importazioni dalla Cina. Se ne potrebbe avvantaggiare Tesla (-0,46% al Nasdaq), che dovrebbe avere dazi del 9% per cinque anni sui veicoli a marchio Tesla fabbricati nel dragone. La decisione dovrà essere confermata dai 27 paesi entro la fine di ottobre. La tassa sul produttore americano è inferiore al 20,8% ipotizzato a luglio e a quella per le società di auto elettriche cinesi.

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