Dopo la Bce e la Fed anche la banca centrale inglese oggi ha deciso di lasciare fermi i tassi e i mercati hanno brindato nuovamente alla possibilità che il ciclo di strette sia arrivato alla fine, mettendo in secondo piano le guerre, la tempesta meteo in Europa e la contrazione della manifattura nell’area della moneta unica. Altrettanto ha fatto l’obbligazionario, che ha visto salire i prezzi e scendere i rendimenti.
Piazza Affari chiude una seduta brillante, con un progresso dell’1,77%, che riporta il Ftse Mib a 28.479 punti base, nonostante la debolezza delle banche. Ancora più alto è il tono di Parigi +1,85%, Amsterdam +1,91% e Madrid +2,02%, mentre sono leggermente più arretrate Francoforte +1,49% e Londra +1,41%.
Wall Street ha aperto bene e si sta muovendo sui massimi da due settimane, sulle ali dalle decisioni prese ieri dalla banca centrale, che ha lasciato i tassi invariati (tra il 5,25% e 5,5%), mentre Jerome Powell ha detto che il costo del denaro potrà nuovamente salire, ma ammettendo che ulteriori interventi rischierebbero di pesare sull’economia. I toni sono stati giudicati cauti dal mercato.
Ferrari brilla a Milano e a New York
I settori più effervescenti, su entrambe le sponde dell’Atlantico, sono i più sensibili ai tassi, come l’immobiliare e il tech, mentre gli investitori continuano a seguire con attenzione anche le numerose trimestrali in uscita, tra le quali brilla quella di Ferrari, su nuovi livelli record che spinge il titolo (+5,47%) tra i migliori del giorno a Milano e a New York.
Al Nasdaq sale Apple +1,48%, che questa sera presenterà i conti, mentre Starbucks (+10%) domina lo S&P 500. Soffre invece Moderna (-8,53%), penalizzata dal crollo delle vendite dei vaccini anti Covid.
Arretra il dollaro
La propensione al rischio penalizza il dollaro, mentre l’euro recupera un cambio intorno a 1,063.
La sensazione che Powell abbia parlato da colomba allenta la morsa anche sui T-Bond e il Treasury decennale vede scendere il tasso al 4,67%.
Si rafforza il petrolio: Brent +1,55%, 85,95 dollari al barile; Wti +1,65%, 81,75 dollari al barile.
Tenaris regina di Piazza Affari
La regina delle blue chip di Piazza Affari oggi è Tenaris, +8,27%, dopo la trimestrale e nonostante un calo del 10% dell’utile netto. A spingere gli acquisti è stato l’annuncio di un piano di buyback fino a 1,2 miliardi di dollari da realizzare entro un anno, su 75,4 milioni di azioni o il 6,4% del capitale circolante. Banca Akros conferma il Buy sul titolo e giudica i risultati “buoni, anche se inferiori rispetto agli eccezionali risultati del secondo trimestre e la generazione di cassa resta solida nel terzo trimestre. L’outlook per il 2024 è promettente e il buyback è consistente”.
Tra i titoli in spolvero ci sono inoltre Stm +4,41%, Moncler +3,33%, Amplifon +3,89%, Campari +2,99%, Diasorin +2,91%. Prosegue la fase in denaro di Hera +2,89%. Sale Telecom, +2,21%, alla vigilia del primo dei due cda che valuteranno l’offerta vincolante di Kkr per NetCo.
Il rosso è ancora intenso per Iveco -1,32%, mentre oggi vanno giù anche Unicredit -1,73%, Banco Bpm -0,41%, Leonardo -0,31%, A2a -0,25%.
Cala lo spread e scendono i rendimenti
Le buone notizie proseguono con lo spread che si restringe a 184 punti base (-2,47%) e i tassi che calano. Il Btp 10 anni è indicato in chiusura al 4,55% e il Bund di pari durata al 2,71%.
Manifattura ancora in contrazione in Italia e nella zona euro
I mercati oggi non hanno risentito dei dati macroeconomici davvero poco incoraggianti e a raccontare una realtà con diverse ombre è stato soprattutto il manifatturiero nel mese di ottobre in Italia e nella zona euro.
L’indice Hcob Pmi in Italia ha registrato il valore più basso in tre mesi, 44,9, rispetto a 46,8 di settembre, ricordando che solo oltre 50 ci si trova in fase espansiva e al di sotto di quel limite il settore è in contrazione. Secondo S&P Global la manifattura del Belpaese quindi “ha fatto i conti con l’ennesimo mese difficile, con la produzione e i nuovi ordini in contrazione a tassi più rapidi rispetto a quelli di settembre. Le aziende hanno segnalato un eccesso di capacità produttiva, mentre il lavoro inevaso e il livello dell’occupazione si sono contratti ai tassi maggiori in tre mesi. La debolezza della domanda si è manifestata inoltre nell’attività di acquisto delle aziende che è diminuita notevolmente, mentre i prezzi di acquisto e quelli di vendita continuano a calare”. La sequenza in declino ha toccato i sette mesi consecutivi.
Nella zona euro l’indice definitivo Purchasing Managers’ Index (Pmi) è sceso a 43,1 dal 43,4 di settembre, appena al di sopra della stima preliminare di 43,0.
La Francia mostra una flessione a 42,8 punti rispetto ai 44,2 punti di settembre, mentre la Germania è appena migliorata, al 40,8 da 39,6.