La Bce alza ancora i tassi di 25 punti base e li porta al massimo storico, mentre l’inflazione negli Stati Uniti viaggia più forte del previsto, eppure i listini europei oggi chiudono in progresso, prendendo coraggio dopo le parole di Christine Lagarde. Anche Wall Street si muove intonata a fine mattinata, in attesa del debutto di Arm sul Nasdaq (+0,75%), maggior Ipo a New York dal novembre 2021. Si pregusta un esordio stellare.
Potrebbe sembrare un mondo alla rovescia quello in scena oggi sulle Borse, tenendo conto dell’atteggiamento che i mercati finanziari hanno tenuto fino a questo momento verso la stretta delle banche centrali, ma tant’è.
Piazza Affari si apprezza dell’1,37% a 28.872 punti base, con le banche che hanno repentinamente cambiato umore, incoraggiate dalle decisioni di Eurotower e le utility in rally, a fronte di rendimenti in ribasso sul secondario.
Il quadro è simile nel resto dell’area della moneta unica: Francoforte +0,97%, Parigi +1,19%, Amsterdam +1,3%, Madrid +1,39%. Fuori dal blocco svetta Londra, +1,95%, con le major petrolifere galvanizzate dal rialzo del greggio.
Il Wti tocca infatti i 90 dollari al barile (+1,7%), mentre il Brent tratta a 93,5 dollari al barile (+1,85%). Sul mercato dei cambi il decimo rialzo dei tassi da parte della banca centrale europea non basta a sostenere l’euro, che perde oltre mezzo punto percentuale contro dollaro per un cambio a 1,066.
Si spera che la stretta europea sia arrivata al capolinea
A caldo, la spiegazione che viene data a questa positiva reazione dei mercati è che il percorso dei rialzi della Bce sia arrivato al capolinea. A far propendere per questa lettura contribuiscono le parole del comunicato stampa: “Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. Le decisioni future assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. Inoltre Francoforte ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del blocco (+0,7% nel 2023, +1% nel 2024, +1,25% nel 2025), anche se ha corretto al rialzo quelle sull’inflazione (+5,6% quest’anno, +3,2% nel 2024, +2,1% nel 2025). In ogni caso la scelta di portare il tasso principale al 4,5% (quello sui depositi al 4% e quello sui prestiti marginali al 4,75%) nel board è stata sofferta. Come ha spiegato la presidente Lagarde, c’erano che membri che volevano uno stop, ma evidentemente i falchi hanno prevalso e “una solida maggioranza” ha portato al risultato odierno.
I riflettori si spostano adesso sulla Federal Reserve, che annuncerà le sue decisioni la settimana prossima. I dati macroeconomici che si succedono in questi giorni non sono entusiasmanti se l’obiettivo è domare l’inflazione, ma il mercato continua a scommettere su una pausa da parte della Fed.
Oggi si è visto che i prezzi alla produzione nel mese di agosto sono aumentati in misura superiore al previsto (+0,7% rispetto al mese precedente, contro attese per uno 0,4%; +1,6% annuo, contro attese di +1,3%), mentre le vendite al dettaglio sono aumentate per il quinto mese consecutivo (+0,6%). Nel mondo del lavoro le persone che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 2 settembre, sono 220.000 (seasonally adjusted), con attese a 225.000. La media delle ultime 4 settimane è la più bassa da febbraio. Il quadro incide sui rendimenti dei titoli di Stato, che vendono prezzi in calo e tassi in aumento. Il titolo Usa a due anni rende circa il 5%.
Piazza Affari, bene utility e banche, giù Tim e Stellantis
Le prime a brindare alla decisione della Bce sono state le banche, che hanno cambiato segno dopo le decisioni di Francoforte. Tra le migliori si distinguono Banca Mps +2,9% e Unicredit +2,38%. Nel risparmio gestito brilla Poste, +2,29%.
Altro settore in spolvero è quello delle utility: Enel si apprezza del 3,2%, con A2a +3,04% ed Hera +2,37%.
Nell’industria Prysmian segna un progresso del 3,07%. Rimbalzano anche Cnh +2,22% e Interpump +2,23%.
Brillano i titoli petroliferi, trascinati dai prezzi crescenti dell’oro nero: Tenaris +2,56%.
La maglia nera del giorno va a Stellantis -1.09% che appare nervosa (-1,24% anche al Nyse) in attesa di capire se negli stabilimenti Usa partiranno gli scioperi minacciati dal sindacato per il mancato raggiungimento finora dell’accordo sul nuovo contratto di lavoro.
Tra e blue chip del settore auto arretra anche Pirelli -0,65%. Va giù Telecom Italia -1,02%, a seguito di indiscrezioni su una nuova proroga dell’offerta vincolante per la NetCo da parte di Kkr, fissata per il 30 settembre. Trascurate Nexi -0,32% e Leonardo -0,33%.
Si restringe lo spread, scendono i rendimenti
La giornata è stata effervescente anche per i titoli di Stato italiani. Chiude in verde infatti il secondario con lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata che si restringe a 174 punti base, segnando un ribasso del 3,33% dalla chiusura di ieri. Scendono i rendimenti: il titolo italiano in chiusura è indicato a +4,33% (da 4,45% della vigilia) e quello tedesco a +2,59% (da 2,65%).