Dopo il lunedì ruggente delle banche italiane (+2% l’indice di settore, ai massimi dal 2016) l’attenzione dei mercati si sposta di nuovo sugli Usa. Oggi esce (alle 14 ora italiana) l’attesissimo dato sull’inflazione che, secondo le previsioni, dovrebbe confermare il calo (-0,3%) ma non dell’indice core, il più seguito dalla Fed. E gli esperti si dividono. Tutti o quasi d’accordo sulla decisione della banca centrale di non muoversi a dicembre, ma netta spaccatura tra colombe e falchi sul futuro: Ubs prevede quattro tagli nel 2024, a partire da marzo. Morgan Stanley sposta a giugno l’inizio della fine della stretta. Al contrario, Goldman Sachs ritiene che la Fed non si muoverà per tutto il 2024. Dietro questo dibattito emerge la paura di non partecipare alla festa di fine anno. Nonostante l’allarme sui conti pubblici lanciato da Moody’s (ma contestato da Janet Yellen) c’è una gran voglia di acquisti: il Wall Street Journal segnala che sono giorni caldissimi per gli acquisti di opzioni call sull’S&P500: tornati su livelli che non si vedevano da febbraio.
Banche Italiane +42% da inizio anno
La cautela è d’obbligo a poche ore dall’uscita del dato Usa. Le borse dell’Europa hanno aperto in lieve rialzo.
Ieri l’indice FtseMib ha chiuso in rialzo dell’1,5% a 28.925 punti, ai massimi da fine settembre, grazie alla formidabile la spinta del settore bancario. La performance del settore, trainata dagli eccellenti risultati del trimestre, è del +42% da inizio anno, pari a quasi quattro volte l’indice Eurostoxx Banks (+12%) e a oltre otto volte il +5,0% registrato dall’indice Stoxx 600.
Lunedì a guidare la corsa è stata Unicredit +3,2%, titolo più scambiato in Piazza Affari ai massimi dal 2016 ma l’Oscar di giornata tocca a Monte Paschi +7,5% premiata da Deutsche Bank. Ma sono tanti i titoli sui massimi pluriennali: Banco Bpm, Bper, Popolare Sondrio. La corsa continua anche oggi con le banche che in apertura portano il Ftse Mib a +0,42% oltre i 29mila punti.
In parallelo, è stata una seduta di assestamento per il mercato obbligazionario, la prima della settimana in attesa dei dati macro Usa e europei. Bund tedesco stabile a 2,71%. Btp decennale a 4,56%. Spread 184, sui minimi da due mesi.
Audizioni sulla manovra, oggi tocca a Giorgetti
Le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef possono comportare un aumento del reddito disponibile familiare dell’1,5% per tre famiglie su quattro. A dirlo è stato Andrea Brandolini, vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia. Ma nell’audizione parlamentare è anche emerso l’allarme per il debito. Oggi in audizione saranno ascoltati il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
Per l’Italia, l’appuntamento clou resta quello di venerdì sera quando uscirà il verdetto di Moody’s che attualmente valuta l’Italia Baa3, con outlook negativo. Secondo Intermonte un rialzo delle stime a “stabile” porterebbe lo spread a160/170 punti. In caso di downgrade la forbice salirebbe a 250 punti.
Molti gli interventi dei banchieri centrali in agenda. Per la BCE segnaliamo Lane e Villeroy (oggi), Knot e Lagarde giovedì e anche venerdì, insieme ai falchi Holzmann e Nagel.
Xi – Biden: la prima intesa riguarda il Fentanyl
Tiene banco negli Usa l’attesa per l’incontro tra Xi Jingping e Joe Biden domani a San Francisco. Non si attendono grandi sviluppi nella relazione tra le due superpotenze, ma potrebbe esserci un accordo per vietare l’importazione del Fentanyl in Usa. Una novità rilevante per la mentalità dei cinesi che vivono ancor oggi come un affronto l’importazione dell’oppio in Cina nell’Ottocento, simbolo della stagione coloniale.
Nel frattempo, il segretario al Tesoro, Janet Yellen, ha detto che secondo i funzionari del vertice APEC di San Francisco, l’impatto del conflitto sull’economia globale è limitato.
Sotto tiro lo Yen, scende in campo il Governo
A Wall Street debole l’S&P500 (-0,1%, 4.411) è rimasto poco sopra la prima resistenza a 4.400 punti, così come il Nasdaq (-0,2%, 13.767) è rimasto sopra la propria resistenza a 13.618 punti.
L’indice MSCI World ha chiuso in lieve rialzo confermando la tenuta della soglia chiave a 2.900 punti, massimo da due mesi.
Da segnalare la discesa dello yen (151,70). Il dollaro è salito ieri al suo livello più alto da oltre un anno contro lo yen giapponese a 151,91, prima di invertire bruscamente la rotta con una forte crescita degli scambi (3,45 miliardi di dollari di opzioni in scadenza questa settimana). I mercati sono comunque molto attenti al potenziale intervento di Tokyo per sostenere lo Yen in forte difficoltà a causa della politica ultra-accomodante che contrasta con la filosofia di tutte le altre banche centrali.
Le borse del Giappone e della Corea del Sud si mettono stamattina in luce in Asia Pacifico, il Nikkei di Tokyo guadagna lo 0,6%, il Kospi di Seul l’1,2%.
A 24 ore dall’incontro in California tra Joe Biden e Xi Jinping, sono poco mossi i mercati azionari della Cina, Hang Seng -0,1%, CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen invariato.
Petrolio: l’Opec vede la ripresa
Petrolio WTI a 78,5 dollari al barile, Brent a 83 dollari. Il greggio è alla quarta seduta consecutiva di rialzo. Secondo l’Opec i fondamentali del mercato sono forti: le importazioni di greggio dalla Cina sono aumentate il mese scorso e l’economia degli Stati Uniti è in ripresa. Nel report diffuso ieri, il cartello afferma che la discesa dei prezzi è per buona parte dovuta alle forti puntate ribassiste degli operatori di mercato.
Hamas ha perso il controllo della Striscia con i suoi miliziani che “fuggono” al sud, mentre le truppe israeliane hanno preso il Parlamento di Gaza City e gli ospedali sono ormai diventati un campo di battaglia. Uno scenario di scontro totale in cui il presidente Usa Joe Biden ha lanciato l’ennesimo appello alla moderazione chiedendo a Israele “azioni meno invasive” contro l’al Shifa, mentre l’Onu ha avvertito che “entro 48 ore” cesseranno le operazioni umanitarie per mancanza di carburante.
Ferrari assume, per Stellantis prepensionamenti anche in Usa
Ferrari assumerà 250 persone entro il primo semestre dell’anno prossimo. Al contrario Stellantis ha lanciato un piano di prepensionamento volontari negli Usa per 6.400 dipendenti.
Jefferies ha abbassato il target price delle tre società del risparmio gestito: Fineco, Banca Mediolanum, Banca Generali.
Gli altri titoli sotto i riflettori:
- Banca Popolare di Sondrio: Dbrs Morningstar ha confermato i rating migliorando allo stesso tempo il trend a ‘positivo’ da ‘stabile.
- Prysmian: Morgan Stanley lima il target price a 43 euro.
- Erg ha chiuso i primi nove mesi del 2023 con un mol consolidato adjusted pari a 365 milioni di euro, in contrazione rispetto ai 390 milioni nei primi nove mesi 2022.La società in una nota annuncia di aver rivisto i risultati di gruppo attesi a fine anno. Nel dettaglio è stato rivisto leggermente al rialzo l’intervallo atteso per il margine operativo lordo ora compreso tra 490 e 520 milioni (in precedenza 480-520 milioni) mentre è confermata “l’indicazione su investimenti, attesi tra 500 e 600 milioni di euro e l’indebitamento finanziario netto, tra i 1.400 e i 1.500 milioni, invariato nonostante gli esborsi previsti per il programma di buyback”
- Tim: la Consob ha chiesto a Merlyn Advisor, promotore di un piano alternativo alla vendita della rete insieme all’ex manager Stefano Siragusa, di precisare le dichiarazioni stampa relative alla posizione diretta e indiretta detenuta nel gruppo telefonico. I legali di Vivendi stanno lavorando per presentare un ricorso legale presso il tribunale di Milano contro la decisione del board di cedere gli asset di rete fissa del gruppo più avanti nel corso di questa settimana o la prossima, dicono altre due fonti vicine al dossier.
- Lottomatica: Edoardo Mercadante, attraverso il fondo Parvus Europe, detiene posizioni lunghe pari al 5,117% della società di scommesse.