Le borse europee chiudono in rialzo oggi dopo la decisione di Bce, BoE e banca centrale svizzera di non toccare i tassi, così come aveva fatto ieri la Federal Reserve. In controtendenza la Norvegia che ha incrementato di 25 punti base (al 4,5%) il costo del denaro.
Europa volatile dopo Lagarde, Wall Street aggiorna i record
Le severe parole di Christine Lagarde, presidente della Bce, hanno portato un po’ di volatilità in Europa, che a metà pomeriggio si muoveva contrastata, ma il finale è positivo per tutti.
Milano è tra le piazze più timide e sale dello 0,21% a 30.359 punti base, appesantita dai realizzi sulle banche, ma sorretta dal balzo di Diasorin +10%. Francoforte è piatta, dopo aver aggiornato i massimi intraday nei giorni scorsi; Parigi sale dello 0,59%, con Madrid +0,69% e Amsterdam +0,37%. Su tutte domina Londra, con un progresso dell’1,34%.
Wall Street è positiva a metà giornata, dopo il rally della vigilia in cui il Dow Jones ha toccato un nuovo record agganciando la soglia psicologica dei 37 mila punti base (al momento +0,27%, 37.191 punti base).
Euro in rialzo dell’1% sul dollaro; rally dei titoli di Stato e spread in picchiata
Le scelte di politica monetaria si riversano inoltre sul mercato valutario, dove l’indice del dollaro arretra e l’euro recupera circa l’1% contro il biglietto verde, per un cambio vicino a 1,1.
I titoli di Stato sono euforici, su entrambe le sponde dell’Atlantico e la carta italiana chiude una giornata sugli scudi.
Il Treasury decennale mostra un rendimento sotto il 4% e anche il Btp prende le distanze da quel livello. In chiusura il titolo italiano decennale benchmark è indicato a un tasso del 3,8% e l’omologo tedesco al 2,12%, per uno spread un picchiata a 168 punti base (-4,85%), livello minimo da settembre scorso. Il differenziale ha toccato in giornata anche i 166 punti base a seguito di quanto detto dalla Bce sul programma Pepp. Il mercato temeva una riduzione di reinvestimenti già a marzo, invece la Bce ha dato tre mesi in più rispetto alle attese, offrendo un po’ più di ossigeno anche al Belpaese.
Materie prime toniche
Tra le materie prime il petrolio appare galvanizzato dai toni dovish della Federal Reserve, dal calo delle scorte settimanali Usa oltre le attese, dalle stime di crescita della domanda mondiale: il Brent si apprezza del 3,46% a 76,83 dollari al barile; il Wti +3,63%, 71,99 dollari al barile.
La propensione al rischio contagia anche l’oro e nonostante il suo ruolo di bene rifugio lo spot gold è in progresso dello 0,66% a 2041,125 dollari l’oncia. Contribuisce a questi progressi il calo della divisa statunitense.
Bce più cauta rispetto alla Fed
A galvanizzare i mercati statunitensi ieri sono stati i toni della Federal Reserve che ha aperto l’uscio a un taglio dei tassi di interesse di 75 punti base nel 2024, contro i 50 punti previsti dalla precedente stima di settembre, inducendo il mercato a posizionarsi nuovamente sulle scommesse per un taglio già a marzo. Il presidente Jerome Powell inoltre ha osservato che, grazie alle politiche della Fed l’inflazione sta scendendo, ma non si prevede una recessione. A confortare questo punto di vista hanno contribuito i dati macroeconomici visti nei giorni scorso e quelli del giorno, con le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione scese di 19mila, a 202 mila, ai minimi da metà ottobre.
Oggi madame Christine Lagarde, presidente della Bce, è apparsa invece più cauta del suo collega statunitense e ha messo in chiaro che i banchieri europei alla riunione non hanno “discusso per nulla di un taglio dei tassi”. E ha aggiunto: “tutti capiscono la differenza tra rialzo e taglio dei tassi”, ma c’è anche una terza via, ovvero che “c’è un ampio spazio di mantenimento dei tassi elevati”. Eurotower inoltre ha abbassato le previsioni d’inflazione (5,4% quest’anno, 2,7% nel 2024, 2,1% nel 2025, 1,9% nel 2026%), ma Lagarde ha avvertito che a dicembre i prezzi potrebbero risalire. La banca centrale europea si attende inoltre che la crescita economica resti contenuta nel breve periodo. Le parole della banchiera hanno portato un po’ di volatilità sull’azionario, che poi ha ritrovato un atteggiamento ottimista in scia a Wall Street.
Piazza Affari, ritrova il segno più in zona Cesarini
Piazza Affari, che era passata in negativo con la conferenza stampa di Lagarde, ritrova slancio nell’ultima parte della seduta, nonostante il rosso acceso delle banche.
Le cinque blue chip peggiori del giorno sono tutte bancarie: Mps -6,04%, Bper -5,89%, Unicredit -4,52%, Banco Bpm -3,81%, Intesa -2,2%. Per il resto l’unico titolo in reale ribasso è Ferrari -2,3%, penalizzata da alcuni broker nei giorni scorsi.
Regina del listino è Diasorin, in un settore della salute che guarda anche all’impennata di Moderna (+18%) a New York con la notizia che il vaccino contro il melanoma potrebbe essere disponibile già nel 2025.
Ultimi fuochi per Cnh +5,62%, a pochi giorni dall’uscita da Piazza Affari.
Telecom rimbalza e guadagna il 5,42%, dopo le perdite di ieri a seguito di indiscrezioni sul ricorso dell’azionista di Vivendi contro la cessione della rete. Sul punto l’ad Pietro Labriola ha osservato: “Noi abbiamo fatto tutto quanto secondo la normativa vigente, quindi andiamo avanti e vediamo. Quello a cui fare attenzione e su cui invito la Consob a far fare attenzione è che Tim, stranamente, è un titolo che subisce fluttuazioni sulla base di indiscrezioni. Chiediamo una maggiore attenzione su chi rilascia queste informazioni e come le gestisce”.
Intanto il socio francese ha portato oggi una ventata di ottimismo sulla società di telecomunicazioni, segnando un balzo del 9,46% a Parigi, dopo l’annuncio di un piano di scissione delle sue attività in varie società, ognuna delle quali verrebbe poi quotata in borsa.
A Milano brillano Interpump +4,42%, Moncler +4,48%, Amplifon +3,91%. Vola alto anche Brunello Cucinelli, +6,86%, che il 18 dicembre sbarcherà sul Ftse Mib.