“È brutale, ma è la verità. Una carneficina come quella cui abbiamo assistito agli occhi dei mercati può contare di meno di un solo numero delle statistiche del lavoro”. Così un cronista del Wall Street Journal racconta la buona performance dei mercati Usa proseguita stanotte sui listini asiatici a partire dal rally di Tokyo +2,3% alla riapertura dopo la vacanza. Per carità, la tragedia che si profila in Israele è senz’altro la notizia clou sul piano geopolitico, non ultimi i rischi sull’energia. Ma a spingere in serata i listini al rialzo è stato il forte recupero del mercato delle obbligazioni, chiuso ieri fino a sera per il Columbus day. I T bond sono scesi di 16 punti al 4,64% dopo che il presidente della Fed di Dallas Lorie Logan ha detto che l’aumento dei tassi di mercato ha di fatto svolto una parte del lavoro della banca centrale per cui, oggi c’è un po’ meno bisogno di andare avanti con il ciclo restrittivo. Opinione ribadita poi da Philip Jefferson della Fed di Philadelphia.
Apertura in rialzo sull’onda di Wall Street
Anche le borse dell’Europa aprono in rialzo, con l’EuroStoxx50 che segna +0,8%. Ieri il Ftse Mib di Milano ha perso lo 0,5%. I titoli dell’energia e della difesa (Leonardo +6%) hanno compensato le perdite su bancari, lusso e titoli ciclici. Safilo e Tod’s sono scivolati su nuovi minimi di periodo. Oggi Piazza Affari ha aperto con un rialzo dell’1,2%.
Wall Street ha sorpreso probabilmente anche i più ottimisti, andando a chiudere con un discreto rialzo, dopo un avvio in ribasso. S&P500 +0,6% a 4.335 punti. Nasdaq +0,4% a 13.383 punti. È stata la giornata delle società attive nella difesa, nell’estrazione petrolifera, ma anche della cybersicurezza. Lockheed Martin +9%, Exxon Mobil +3,5%. Zscaler +3,3%.
Corre l’Asia, nuova vittima del mattone cinese
Su anche le Borse asiatiche. Oltre a Tokyo salgono il Kospi di Seul + 0,3%. L’Hang Seng della borsa di Hong Kong è in rialzo dell’1,3%. Csi 300 dei listini di Shanghai e Shenzen -0,5%.
C’è un’altra vittima della crisi immobiliare: Country Garden Holdings ha dichiarato di prevedere che non sarà in grado di rimborsare i prestiti, compresi quelli in dollari emessi in passato. La società immobiliare è in ritardo di una settimana sul rimborso di un bond da 470 milioni di dollari di Hong Kong (60 milioni di dollari). Il titolo perde il 2%.
Frenano i prezzi del petrolio
Si ridimensiona, per ora, la minaccia dell’impennata del prezzo del petrolio. Il Wti è in calo dello 0,5% a 86 dollari il barile, ieri +4,3%. Il brent tratta stamane a 87,7 dollari al barile.
Le tensioni geopolitiche restano al centro delle preoccupazioni dei mercati, specie per riflessi sul petrolio ed il gas naturale. Lo scenario peggiore è l’allargamento del conflitto all’Iran con il coinvolgimento degli hezbollah in Libano. Goldman Sachs ha calcolato gli effetti di un embargo petrolifero a Teheran: ogni 100 mila barili in meno, il prezzo del greggio potrebbe salire di un dollaro.
“Per ora è una crisi regionale”
Stamane, però, la paura è in parte rientrata. Nel caso che il conflitto resti circoscritto alla regione, l’impatto sui prezzi del petrolio, potrebbe essere contenuto. Lo sottolinea, tra gli altri Warren Patterson, di ING che in più rileva che i prezzi del greggio sono sempre meno guidati dai temi geostrategici e sempre di più seguono le logiche della domanda e dell’offerta. Gli Stati arabi non sono più strettamente allineati contro Israele e i palestinesi hanno pochi veri alleati nella regione. L’Arabia Saudita è concentrata sullo sviluppo economico interno e sulla massimizzazione dei propri interessi a lungo termine. Riyad è soprattutto preoccupata che la guerra non comprometta l’avvicinamento ad Israele.
In questo contesto, l’affare del secolo, cioè l’acquisto di Pioneer, il più importante produttore di shale oil, da parte di Exxon (60 miliardi di dollari) non è stato ancora concluso. Colpa di Hamas? No, il vice presidente di Exxon, l’australiano David Scott, è stato arrestato a Houston con l’accusa di aver molestato una cameriera.
Rally dei bond, rendimenti in calo
Ritornando a temi meno boccacceschi, il dato più importante della mattinata sta nel rally delle obbligazioni un po’ su tutti i mercati.
Il mercato obbligazionario USA ha riaperto in rally, dopo la chiusura per il Columbus Day. Stanotte il rendimento del Treasury decennale è sceso fino a 4,63%, -18 punti base rispetto a venerdì, vivendo la giornata migliore da marzo,
In discesa anche i rendimenti dell’Eurozona: Bund decennale a 2,77% da 2,90%, Btp decennale a 4,82% da 4,90%.
Spread a 205, la Bce: “Dipende da Roma”
Secondo quanto riferito a Reuters la Bce ritiene che il recente balzo dei rendimenti dei titoli di Stato italiani sia motivato dalla revisione al rialzo delle stime sul deficit da parte del governo. “Credo che i problemi dell’Italia siano provocati da Roma, pertanto la reazione dei mercati è abbastanza giustificata”, ha detto una delle fonti all’agenzia, aggiungendo però che “la flessibilità del Pepp è preziosa e non dovremmo rinunciarci senza un’analisi approfondita”.
Malgrado l’evoluzione negativa dei conti pubblici, la Commissione europea ha versato ieri la terza rata da 18,5 miliardi del Pnrr. Si guarda ora all’arrivo della quarta rata, che stando a diversi osservatori potrebbe non arrivare come previsto entro la fine di quest’anno ma slittare ai primi mesi del 2024.
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